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COMMERCIO

Incontro bilaterale Italia-Cina a Verona: il vino è simbolo di cooperazione economica e culturale 

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani con il Ministro del Commercio cinese Wang Wentao. Il nostro export enologico in Cina vale oltre 100 milioni

Nel 2023 il valore dell’export di vino made in Italy in Cina è stato pari a 100,1 milioni di euro (-10,22%), mentre più in generale l’export agroalimentare si attesta a 579 milioni (+4,1%): un risultato che si punta ad incrementare anche attraverso l’importante incontro “faccia a faccia”, di scena ieri a Verona, tra il Ministro degli Affari Esteri e Vice Presidente del Consiglio Antonio Tajani e il Ministro del Commercio cinese Wang Wentao, in un bilaterale nel corso dei lavori del Forum di dialogo imprenditoriale Italia-Cina. Al centro dell’incontro proprio le importanti relazioni commerciali con il Paese del Dragone, incluso il settore del vino, che rappresenta un importante simbolo di cooperazione economica e culturale. “La scelta di Verona come sede dell’incontro non è stata casuale - spiega Christian Marchesini, presidente Consorzio Vini Valpolicella - il Veneto è un territorio con una forte vocazione industriale e orientato all’export e come Consorzio, proprio in Cina, lavoriamo da diversi anni”. In particolare, il giro d’affari complessivo dell’Amarone della Valpolicella, uno dei fiori all’occhiello della produzione enologica della regione, è 350 milioni di euro, di cui il 5% viene esportato in Cina, per un valore stimato di 17,5 milioni di euro.
Christian Marchesini, che a nome del Consorzio della Valpolicella ha regalato ai Ministri Tajani e Wentao una bottiglia di Amarone, ha sottolineato l’importanza della Valpolicella e del settore vinicolo italiano nell'economia del Paese, evidenziando quanto sia cruciale mantenere e rafforzare i legami commerciali con la Cina.“Numerose le attività consortili del 2024 nel Paese del Dragone - ha aggiunto - dalla fiera Winecon di Chengdu, ai seminari che si terranno a Pechino e Canton a giugno e luglio, oltre alle campagne di comunicazione sul social di microblogging Wechat, avviate nel 2021”.
Questo nuovo capitolo della collaborazione bilaterale tra Italia e Cina - che vede, per il secondo giorno, partecipare sia imprenditori italiani che cinesi, in particolare nei settori agroalimentare, e-commerce, farmaceutico e biomedicale, si ispira idealmente all’esploratore veneziano, Marco Polo, a cui è stato dedicato il primo evento a Venezia della due giorni in Italia della delegazione cinese, in occasione dell’anniversario n. 700 dalla sua morte.
Secondo Coldiretti e Filiera Italia, dal Forum è emerso che l’agroalimentare è un settore prioritario e centrale per entrambi i Paesi, che lo considerano strategico anche per il futuro equilibrio geopolitico mondiale (l’import agroalimentare cinese nel nostro Paese vale i 875 milioni, con un calo del -21,4%). “Oggi l’interscambio agroalimentare tra i due Paesi è troppo limitato rispetto alle potenzialità - afferma Luigi Scordamaglia, ad Filiera Italia - è  molto positivo che questo appuntamento sia stata l’occasione per sensibilizzare il governo cinese su tali aspetti e su cui entrambi i governi hanno già condiviso impegni importanti. Ma il Forum è stata un’occasione altrettanto rilevante anche per evidenziare le potenziali partnership attivabili nel settore agroalimentare”.
Nel “libro bianco” per lo sviluppo verde della Cina vengono ribaditi obiettivi e azioni a sostegno dell’industrializzazione della produzione di cereali, in termini di aumento della produzione di qualità e della sicurezza di oltre 63.000 prodotti agricoli verdi, biologici e con indicazione geografica, per la riduzione dei pesticidi e per l’aumento della sostenibilità degli allevamenti. L’Italia può essere il Paese partner ideale della Cina su tali obiettivi, perché è leader in termini di produzioni di qualità e distintive (326 prodotti e 529 vini), e detiene, secondo Coldiretti, il primato europeo per numero di produttori biologici (un sesto di quelli europei), è tra i primi Paesi al mondo nell’applicazione delle tecniche di “precision farming” finalizzate alla preservazione e maggiore fertilità dei suoli e alla riduzione dell’uso di input produttivi, nonché delle tecniche di smart irrigation e digital data management in agricoltura. Infine, i prodotti agroalimentari italiani sono caratterizzati dalla massima sicurezza, come dimostrano i dati Efsa, che evidenziano per i contaminati chimici una presenza pari solo allo 0,6% dei prodotti italiani.

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