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INDAGINE ISMEA 2010 SUI PRODOTTI DOP E IGP: L’ITALIA NE VANTA IL NUMERO PIÙ ALTO IN EUROPA, MA NON TUTTI HANNO LO STESSO APPEAL COMMERCIALE. L’80% DEL GIRO D’AFFARI RIMANE CONCENTRATO SOLTANTO SU UNA DECINA DI GRANDI MARCHI

L’Italia è il Paese Ue a più alta concentrazione di prodotti Dop e Igp, ma dietro a questi numeri da primato, si nasconde una realtà altrettanto solida e non proprio edificante: sono ancora molto pochi i casi di Dop e/o Igp capaci di sviluppare un apprezzabile appeal commerciale. Emerge dall’indagine Ismea “sulle produzioni Dop e Igp sui consumi, fatturato ed export”, presentata al Salone del Gusto ieri dal coordinatore degli assessori della Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni Dario Stefàno e dall’analista e coordinatore dell’Area mercati e supporto alle decisioni Ismea Fabio del Bravo, che sottolinea come non corrisponda alla rilevante crescita di questi particolari prodotti, un altrettanto importante incremento di fatturato. Oltre l’80% del giro d’affari, infatti, rimane concentrato su una decina di grandi marchi, gli stessi prodotti blasonati che varcano i confini nazionali, mentre la gran parte delle produzioni sviluppano fatturati molto limitati, peraltro conseguiti spesso soltanto a livello locale.

Sono 213 i prodotti italiani iscritti nel registro comunitario delle Dop e Igp. Un numero che vale il primo posto dell’Italia fra i Paesi Ue, seguita dalla Francia (176 produzioni) e dalla Spagna (140), con un tasso di crescita del numero di nuove denominazioni doppio sul dato medio europeo (+15,4% nel 2009 contro il +7,4% del resto dell’Ue). Un fenomeno, quello delle Dop e Igp italiane, in forte espansione numerica, confermato anche dall’ultima indagine strutturale dell’Istat che individua 82.120 fra operatori, produttori e trasformatori, 138.900 ettari utilizzati e 47.300 allevamenti.

Il confronto per tipologia merceologica tra peso in termini di numero di denominazioni e fatturato stimato dell’azienda mette ancora più in luce questo squilibrio tra Dop/Igp “in” e Dop/Igp “out”: l’ortofrutta concentra il 38% dei marchi ma la sua incidenza sul fatturato è stimata solo in un 4%, per l’olio le proporzioni sono le stesse con un peso del 19% sul totale delle denominazioni e del 2% sul fatturato. Anche sul fronte dei dati produttivi, all’incremento del numero di prodotti insigniti del marchio Ue, non ha fatto seguito, nel 2009, una crescita dei volumi certificati. La ricerca Ismea evidenzia, anzi, che, dopo una crescita costante tra 2004 e 2007, l’ortofrutta, per esempio, totalizza nel 2009 un -20% dei volumi.

Secondo la ricerca Ismea, il valore del mercato alla produzione di questi particolari prodotti e cioè del giro d’affari è stimato potenzialmente in 5,3 miliardi di euro nel 2009, in crescita tendenziale del 3% per effetto dell’aumento dei prezzi all’origine. Il valore, sempre potenziale, al mercato finale è stimato in 9,4 miliardi di euro, di cui 7,5 sul mercato nazionale, in calo quest’ultimo del 2,8% sul 2009, in quanto la diminuzione dei volumi certificati non è stata compensata da un incremento dei prezzi al consumo.

L’evoluzione dei consumi domestici della domanda interna evidenzia una qualche difficoltà e non solo di recente per il segmento delle Dop e delle Igp: i primi segnali di cedimento dei volumi acquistati hanno cominciato a manifestarsi dal 2007 (-5,3%) e hanno trovato negli anni successivi (-4,5% nel 2008 e -0,1% nel 2009). Solo l’incremento medio dei prezzi al dettaglio ha mantenuto la crescita del comparto in valore. Il 2009, tuttavia, ha presentato dati negativi anche in termine di valore e, anche nel confronto del primo semestre 2010, con il 2009, evidenziando una stagnazione degli acquisti complessivi.

Un po’ meglio vanno le cose all’estero: le vendite oltre frontiera hanno sfiorato nel 2009 il valore di 1,3 miliardi di euro, mettendo a segno un incremento del 15%. Una vocazione estera che si è consolidata negli ultimi 5 anni, grazie ad un incremento del valore delle esportazioni stimabile attorno al 46% e che trova ulteriore conferma dal confronto con l’intero settore alimentare. L’incidenza dell’export sul fatturato Dop e Igp è pari, infatti , al 24% a fronte del 14,2% dell’agroalimentare nel suo complesso, con una destinazione prevalente verso i Paesi Ue che assorbono il 67,2% dei prodotti Dop e Igp, contro il 32,8% dei Paesi etra Ue.

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