Per spingere i consumi, frenati dall’inflazione, e, di conseguenza, tamponare le perdite, sale la pressione per una retromarcia sui dazi, tema ormai da mesi “bollente” nel Regno Unito tanto che la revisione di questa tassa viene richiesta da molti. Come, ad esempio, dalla Wine & Spirit Trade Association (Wsta), realtà che rappresenta oltre 300 aziende che producono, importano, esportano, trasportano e vendono vini e liquori nel Regno Unito. Aziende che chiedono interventi per recuperare le perdite dell’ultimo periodo perché, riporta la stessa Wine & Spirit Trade Association, gli ultimi dati dell’Hmrc, pubblicati il 21 febbraio, mostrano che le entrate delle accise per vino e alcolici toccano quota 436 milioni di sterline di perdita tra settembre e gennaio sullo stesso periodo del 2022-2023. Se a questo parziale si aggiungono le perdite derivanti dalla birra e dal sidro, “le casse del Tesoro sono crollate di quasi 600 milioni di sterline”, sottolinea la Wsta, convinta che il taglio dei dazi eviterà ulteriori aumenti dei prezzi che alimentano l’inflazione sostenendo, di riflesso, le imprese britanniche aumentando anche le entrate.
Gli aumenti delle accise sugli alcolici, nell’agosto dello scorso anno, dice la Wsta, sono stati i più rilevanti in quasi 50 anni, aggiungendo il 20% alle accise su oltre l’85% di tutti i vini sul mercato del Regno Unito e oltre il 10% alle tasse pagate sugli alcolici a piena gradazione. Tasse in aumento che avrebbero generato un calo dei volumi delle vendite, l’impennata dell’inflazione degli alcolici e la diminuzione del gettito derivante dalle entrate fiscali. Il Market Report della Wsta, di prossima pubblicazione, rivela che nelle dodici settimane fino a dicembre, le vendite di alcolici e vino sono state in calo nei supermercati e nei negozi britannici. Quelle degli alcolici sono diminuite del 7,1%, mentre il vino, in volume, ha registrato un ribasso del 4,1%.
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