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ISMEA: GLI ITALIANI CONSUMANO A TESTA 7,3 KG DI PESCE ALL'ANNO. LA SPESA MEDIA E' DI 64 EURO

Il 2005 è stato un anno positivo per il consumo di pesce in Italia. Ogni famiglia in media ha acquistato complessivamente 19,9 kg di prodotti ittici spendendo 174 euro, per un consumo pro capite di 7,3 kg pari a 64 euro. In pratica gli italiani mangiano pesce ogni due settimane, quasi sempre entro le mura domestiche (98% delle famiglie), approfittando nel 73% dei casi delle offerte in promozione. E' questa la fotografia scattata dall'Ismea sui consumi domestici effettuati nel 2005, un anno che ha chiuso il suo bilancio registrando 424 mila tonnellate, con un aumento dell'1,9% rispetto al 2004, a fronte di un'ulteriore discesa dell'indice di penetrazione, passato dal 98,5% del 2004 al 98,1%, il tutto per un valore 3,7 miliardi di euro (+1,3%).
L'andamento positivo ha riguardato la domanda sia per i prodotti freschi e decongelati sfusi (+2,4% in quantità) pari a 224 mila tonnellate per una spesa di oltre 1,9 miliardi di euro (+2,6% in valore), che dei congelati, surgelati e confezionati (+4,7% in quantità). Il segmento "naturale", in particolare, ha registrato un netto incremento degli acquisti di pesce d'acqua dolce (+9,3% in volume e +8,2% in valore) e di molluschi (+5% e +5,5%), mentre si sono mantenuti sostanzialmente ai livelli del 2004 quelli del pesce di mare (+0,2% in volume e +0,7% in valore); per i crostacei, invece, il confronto con il 2004 è stato negativo (-5,1% e -3,9%). Andando ad esaminare le singole tipologie, per il pesce d'acqua dolce sono stati trainanti i consumi di trote bianche e salmonate (rispettivamente +11,1% e +19,9%) invertendo la rotta negativa del 2004 (-15,2% per le salmonate) e di pesce persico; in calo invece i salmoni (-4,4%) soprattutto al Nord.
Passando al pesce di mare, sono andate bene le alici (+5,7% sopratutto nel Nord-Est e nel Centro), merluzzi (+1,7% nel Nord-ovest e Sud), orate (+6,2% nel Centro-Sud) e spigole (+1,5%); l'incremento poi delle richieste di cefali, naselli e dentici ha compensato la riduzione nei volumi di acquisto riscontrata, in particolare, per rane pescatrici (-33,4%), sardine (-9,7%), sogliole (-9,2% dovuto alla corsa dei prezzi passati dai 12,50 euro al chilo nel 1990 ai 16 del 2005), pesce spada (-6,6%) e triglie (-5,4%). Infine, per quanto riguarda i molluschi freschi, l'aumento si è registrato in particolare per mitili (+5,3%), polpi (+7,2) e seppie (+13,1%).

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