La pubblicazione da parte di Ismea dei dati aggiornati sui costi medi di produzione del frumento in Italia arriva all’indomani della protesta degli agricoltori contro un prezzo del grano ritenuto insostenibile, come raccontato, nei giorni scorsi, da WineNews. In risposta, il Ministero dell’Agricoltura ha annunciato una doppia mossa: dal 1 gennaio 2026 sarà la Commissione Unica Nazionale (Cun) a stabilire il prezzo giusto, superando le distorsioni del mercato, e da ora in avanti, è Ismea a pubblicare, a partire da ieri, il “Monitoraggio dei costi medi di produzione in agricoltura: raccolto frumento” 2025 su dati Istat. Una decisione che giunge in un momento cruciale, tra margini negativi per il grano duro, calo delle importazioni e una struttura produttiva frammentata, con il 95,8% delle aziende sotto i 30 ettari. I dati confermano rese in crescita e qualità elevata, ma anche un mercato che fatica a garantire sostenibilità economica ai produttori.
In particolare, il report conferma una produzione di frumento duro pari a 3,8 milioni di tonnellate, in crescita del +8,5% sul 2024 su una superficie di 1,15 milioni di ettari. Le rese medie si attestano a 3,3 tonnellate per ettaro, con un incremento del +11,4% sulla media dell’ultimo decennio. Il miglioramento è attribuito a condizioni climatiche favorevoli, che hanno evitato gli eccessi di pioggia e siccità registrati nel 2024. In Sicilia e Puglia le rese variano tra 3,1 e 3,5 tonnellate per ettaro, in Basilicata si stima un picco di 4 tonnellate per ettaro, mentre nelle Marche l’aumento è più contenuto, fino a 3,6 tonnellate per ettaro. Anche la qualità del raccolto è giudicata buona, con proteine fino al 14% sulla sostanza secca e peso ettolitrico superiore agli 80 chili per ettolitro, afferma Ismea.
Per il frumento tenero, nonostante una contrazione delle superfici coltivate a 498.000 ettari (-4,3% sul 2024), la produzione è salita a 2,6 milioni di tonnellate (+1% sul 2024), grazie a rese medie di 5,2 tonnellate per ettaro (+5,4% nella media degli ultimi 10 anni). Le performance migliori si registrano in Lombardia (+25% a 6,5 tonnellate per ettaro), Veneto (+12% a 6,0 tonnellate per ettaro) e Piemonte (+20% a 6,5 tonnellate per ettaro), mentre l’Emilia Romagna ha subito un calo (5,5 tonnellate per ettaro contro 6,0 tonnellate per ettaro nel 2024) a causa delle piogge persistenti cominciate in fase di semina, proseguite anche nel corso dello sviluppo della coltura.
Sul fronte economico, il prezzo medio del frumento duro all’origine nel trimestre luglio-settembre 2025 si attesta a 274 euro a tonnellata, ben lontano dai picchi di 470,7 euro a tonnellata del biennio 2021/2022. La semola di frumento duro si aggira sui 469,6 euro a tonnellata, anch’essa distante dai massimi di 715,1 euro a tonnellata del biennio 2021/2022. I costi di produzione - prosegue Ismea - però, superano spesso i ricavi: nel Sud (Puglia, Sicilia, Basilicata), il costo medio è di 318 euro a tonnellata, con una resa media di 3,68 tonnellate per ettaro e un prezzo medio di 295,5 euro a tonnellata, generando un margine negativo del -7%. Nel Centro (Toscana e Marche), il costo medio unitario è di 302,9 euro a tonnellata, con rese medie di 4,59 tonnellate per ettaro e un prezzo medio di 296,5 euro a tonnellata, per un margine negativo del -2%. Solo il frumento tenero nel Centro-Nord (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana) mostra un margine positivo del +2%, con un costo medio di 232,5 euro a tonnellata, rese medie di 6,14 tonnellate per ettaro e un prezzo medio di 236,3 euro a tonnellata.
Anche il commercio estero riflette le difficoltà del settore: le importazioni italiane di frumento sono diminuite del -10,2% in volume (2,918 milioni di tonnellate) e del -22% in valore (955 milioni di euro nel 2024/2025 contro 1.229 milioni di euro nel 2023/2024) rispetto al 2023/2024. Crescono le importazioni da Canada (+84,9%), Spagna (+454,8%) e Australia (+185,3%), mentre calano quelle da Francia (-34%), Turchia (-46,6%) e Kazakistan (-38,9%).
La struttura produttiva resta estremamente frammentata: si stimano 136.041 aziende agricole impegnate nella coltivazione del frumento duro, di cui il 95,8% con una superficie agricola utilizzata (Sau) inferiore ai 30 ettari. Il Sud Italia concentra il 71,5% della produzione nazionale, pari a 2,593 milioni di tonnellate.
In questo contesto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) sostiene tre progetti di filiera cerealicola per un fabbisogno complessivo di 154,585 milioni di euro, di cui 88,261 milioni già coperti: la Filiera Appulo-Lucana del frumento sostenibile (58 beneficiari, 57,983 milioni di euro), la Filiera biologica Bio Slow (58 beneficiari, 55,668 milioni di euro) e il progetto per la sostenibilità dei seminativi nella zona padana (17 beneficiari, 40,933 milioni di euro).
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