Valgono oltre 13 miliardi alla produzione e più di 7 all’export (dato 2014) le Dop e Igp in Italia, con il Belpaese che conferma il suo primato a livello mondiale di prodotti certificati. Emerge dal Rapporto della Fondazione Qualività 2015 (bit.ly/RDOP15) e Ismea, di scena oggi a Roma, nella “Giornata Nazionale della Qualità Agroalimentare”. Oggi i prodotti italiani certificati sono ben 805 tra cibo (282 tra Dop, Ipg e Stg) e vino (523, di cui 405 Dop e 118 Igp), con quasi un prodotto su cinque degli oltre 2.870 (1.311 relativi al cibo, 1.579 al vino) certificati in Ue che è made in Italy, tutelato dai 219 Consorzi di Tutela (124 per l'agroalimentare e 95 per il vino) riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole). Un esercito di eccellenze enogastronomiche che, in Italia, vale il 10% del fatturato di tutta l’industria agroalimentare, oltre il 20% dell’export, e che coinvolge il 56% della superficie agricola utilizzata nel Belpaese. Con il vino che fa la parte del leone, non solo a livello di numero di certificazioni, ma anche economico, visto che il comparto, da solo vale oltre la metà del totale alla produzione (7 miliardi di euro) e quasi due terzi (4,3 miliardi di euro) dell’export complessivo delle Dop e Igp. A livello europeo, sul podio per numero di prodotti certificati, dietro all’Italia vengono la Francia con 658 (432 riferite al vino, di cui 357 Dop e 75 Igp), la Spagna con 316 (131 enoiche, con 90 Dop e 41 Igp), e poi ancora il Portogallo con 173 (40 dedicate al vino), la Grecia con 249 (147 enoiche) e la Germania con 123 (39 per il vino).
Nel food italiano, il settore che vale di più è quello dei formaggi, che vale 3,6 miliardi di euro alla produzione il 57,4% del totale, (con il Grana Padano che, da solo, fattura 1,3 miliardi di euro, la Dop n. 1 in assoluto), seguito da quello che prodotti a base di carne, come i salumi, che vale 1,8 miliardi di euro (28,3%) e poi, a distanza, dall’ortofrutta, con 467 milioni di euro (il 12,2% del totale). Ancora, guardando al vino, al top per numero di denominazioni, con 58 vini certificati, ci sono il Piemonte (tutti Dop), e la Toscana (52 Dop e 6 Igp), seguite da Veneto con 52 (42 Dop e 10 Igp), Lombardia con 42, e Puglia con 38. Mentre sul fronte del cibo, il primato spetta all’Emilia Romagna con 43 tra Dop e Igp, seguita da Veneto (38) e Lombardia (34).
Una delle caratteristiche dei prodotti Dop e Igp italiani che trova conferma nei numeri del rapporto, ancora, è la grande accessibilità, l’essere prodotti di alta qualità ma non per un mercato di nicchia, visto che il 45,8% del totale viene venduto in grande distribuzione, il 33,4% passa per i grossisti, e l’8,8% per il dettaglio tradizionale. Mentre solo il 2,7% dei prodotti Dop e Igp viene venduto direttamente nelle aziende che li producono, e appena il 4,3% viene impiegato in bar e ristoranti.
A livello di export, invece, il mercato principale nel mondo per il nostri prodotti Dop e Igp (vino escluso) è la Germania, che assorbe il 14% del totale, seguita dagli Stati Uniti (7%), dalla Francia (5%), e ancora da Uk e Spagna (4%).
Interessante anche il dato che emerge sul fronte della comunicazione relativa ai prodotti del food Dop e Igp, che vale un monte investimento dichiarato i 30 milioni di euro all’anno, soprattutto per campagna in tv (52%), ma anche carta stampata e fiere nazionali (11%), radio e sponsorizzazioni varie (7%), fiere internazionali (5%), affissioni (4%) e web, che calamita solo il 2% degli investimenti promozionali del settore. Con un importanza di internet e dei social che sembra sottovalutata, visto che solo il 38% dei consorzi a tutela delle denominazioni usa qualche social (uno nel 45% dei casi, 3 o più nel 36% e 2 nel 19%), con una netta predilezione per Facebook, utilizzato dal 93% dei consorzi attivi sui social, seguito da Twitter (40%) e Youtube (36%).
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024