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JUNK FOOD TAX - LA PAROLA DELL’ESPERTA, LIDIA ROTA VENDER (CENTRO TROMBOSI ISTITUTO HUMANITAS ROZZANO): “PIÙ EFFICACE INSEGNARE A MANGIARE BENE. E UNA CAMPAGNA IN STILE MICHELLE OBAMA”. LA PROPOSTA UE: SEMAFORO VERDE, GIALLO E ROSSO IN ETICHETTA

“Junk food tax”, la parola dell’esperta: “più efficace una campagna di responsabilizzazione che insegni a mangiare bene”. Più che tasse, che rischiano di essere non eque e incomplete, meglio una sensibilizzazione in stile Michelle Obama. E sul tema è aperto il dibattito anche in Unione Europea, dove i “nordici” suggeriscono un semaforo verde, giallo e rosso in etichetta. Così, Lidia Rota Vender, presidente dell’Associazione per la lotta alla trombosi (Alt) e responsabile del Centro trombosi dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano (Milano) riflette commentando le notizie sul piano anti obesità in cantiere al Ministero e l’ipotesi del Ministero della Salute di una tassa sul junk food.
“In linea di principio - spiega l’esperta - è giusto tassare il junk food. È come la tassa sul fumo: non è una cosa indispensabile e tutto quello che non lo è potrebbe in teoria essere tassato, ma si solleverà l’ira di tutte le parti chiamate in causa. Forse è più efficace una campagna di responsabilizzazione delle madri e dei ragazzi, che insegni a mangiare bene, senza esagerare e con uno stile di vita attivo e adeguato. Tassare il junk food - sottolinea - sarà anche giusto. Ma si pone un problema: come lo definisco il junk food? Lo devo fare nei suoi componenti. Per esempio anche i cibi conservati rientrerebbero sotto questa voce, perché per definizione contengono qualcosa di artificiale che potrebbe essere dannoso. E dopo la tassa sul superalcolico - continua - scatterà quella sull’alcolico in generale.
E sul vino, perché no? Secondo me non è tanto questo su cui ci si deve concentrare. Credo - osserva - che sia importante quello che ha fatto Michelle Obama negli Usa. Ha lanciato per esempio una campagna che si chiama “My plate” che ha come icona un piatto suddiviso nelle quattro principali famiglie di alimenti, proprio per insegnare anche visivamente quale deve essere la proporzione. E soprattutto si è messa in gioco in prima persona”.
Ma sulle strategie da seguire in merito al junk food se ne parla anche in Unione Europea dove è aperto il dibattito e dove Lidia Rota Vender rappresenta l’Italia: “in qualità di presidente di Alt partecipo a un gruppo internazionale europeo che si chiama “European Hearth Network” in rappresentanza del nostro Paese e questo tema lo stiamo trattando ormai da diversi anni. Ci sono approcci diversi. Uno è quello dei “nordici” che sono un po’ più categorici e punitivi e che avevano chiesto si facesse addirittura una legge sulle etichette e che queste segnalassero le proprietà degli alimenti con un semaforo rosso, verde e giallo. Secondo me questo non potrà mai passare - spiega - anche perché la lobby delle aziende alimentari è certamente più potente della lobby delle associazioni. Ecco perché mettersi attorno a un tavolo e trovare delle soluzioni è l’unica via. Non bisogna vivere come i santi per poter restare sani, ma avere un corretto stile di vita e non esagerare. Oggi - conclude - consumiamo troppo sale e troppi grassi, ci muoviamo troppo poco per il fatto che la nostra vita è più sedentaria. Ci sono alcune cose che dobbiamo decisamente cambiare”. Fonte: Adnkronos Salute

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