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L’ADUC CHIEDE ETICHETTE PIÙ TRASPARENTI IN TEMA D’ORIGINE E COMPONENTI DEL VINO, MA ANCHE LUMI SUL FORMATO DELLE BOTTIGLIE. LE RICHIESTE DELL’ASSOCIAZIONE DI CONSUMATORI A PRODUTTORI E AUTORITÀ ALLA VIGILIA DI VINITALY

Alla vigilia di Vinitaly, con l’attenzione dei media rivolta in maniera particolare al mondo del vino, anche le associazioni dei consumatori colgono l’occasione per far sentire la propria voce. In questo senso si è mossa anche l’Aduc, che ha avanzato richieste rivolte ai viticoltori e alle Autorità, firmate dal segretario dell’associazione, Primo Mastrantoni. Etichette più chiare in tema di provenienza e di componenti contenuti nel vino, ma anche il formato delle bottiglie, sono i punti più caldi secondo l’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori.
Di seguito le richieste:
- Donde viene il vino, cioè l’uva? Il vino di qualità spesso riporta la dizione “imbottigliato all’origine da ...” (o analoghe dizioni), ma rappresenta una percentuale minoritaria della produzione nazionale, il resto è vino del quale non viene indicato il luogo di provenienza. Si può certo ricorrere ai vini Doc o Docg, nei quali è indicata l’area di coltivazione. Perché non ricercare la trasparenza? Sarebbe utile mettere in etichetta la provenienza dell’uva, il luogo di vinificazione e imbottigliamento per tutti i vini, a garanzia del consumatore e qualificazione del produttore, visto che tra poco saremo invasi dal vino cinese.
- La composizione del vino è un altro mistero. E’ così difficile elencare i principali componenti (acqua, zuccheri, alcoli, aldeidi, eteri, sali, acidi ...)? Ormai tutti i prodotti alimentari indicano in etichetta la loro composizione; anche le acque minerali riportano analiticamente i propri elementi. Perché non il vino?
- È noto, a pochi, che il vino può essere trattato con aggiunta di: 1) mosto (donde viene?) per fortificarlo (aumentare la gradazione), di enzimi per favorire la trasformazione del saccarosio in glucosio, di gelatine, caseine, albumine, colla di pesce, bentonite (roccia) per la chiarificazione, di solfiti per la conservazione; 2) di anidride solforosa per impedire l’acidificazione, di acido tartarico o citrico per aumentare l’acidità, di acido sorbico o sorbato di potassio per stabilizzare, di solfato di rame per eliminare difetti di gusto e odore, di acidi, fosfati, ecc. Di tutti questi trattamenti non ne troviamo traccia nelle etichette, eccetto per i solfiti. Perché il consumatore non dovrebbe saperlo?
- Perché si usano bottiglie da 75 cl (tre quarti di litro) e non da mezzo e da un litro? Una bottiglia dal costo di 7,75 euro in effetti costa 10,33 euro al litro e non abbiamo trovato nelle enoteche etichette sulle bottiglie che rapportino il costo con l’unità di volume.

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