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L’agroalimentare italiano deve recuperare il gap dai suoi competitor europei, e portare il valore dell’export in cinque anni a 50 miliardi di euro. Ecco l’obiettivo principale del nuovo presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia

L’agroalimentare italiano “non deve esser più una Cenerentola, anzi la Cenerentola delle Cenerentole, ma deve puntare in alto e correre ancora di più sui mercati internazionali”, recuperando il gap rispetto ai principali competitor europei e portando il valore dell’export in cinque anni a 50 miliardi di euro dagli attuali 30, con la possibilità di creare 100.000 posti di lavoro. Ecco l’obiettivo principale a cui punta il nuovo presidente di Federalimentare, Luigi Scordamaglia (amministratore delegato Inalca Spa del Gruppo Cremonini), che ha presentato ieri la sua squadra nella sede di Confindustria, a fianco del numero uno di viale dell’Astronomia, Giorgio Squinzi.
Allungare il passo dell’export, spiega Scordamaglia, “non è un progetto ambizioso, perché la domanda di cibo made in Italy è in crescente aumento in tutto il mondo. Siamo quarti nell’export alimentare in Ue, dobbiamo recuperare”. Tra gli ostacoli alla competitività del settore Scordamaglia ricorda il “nemico” contraffazione, sempre in agguato, specie dove i prodotti italiani non riescono ad arrivare come si deve, per ostacoli doganali o distributivi e l’ultimo caso citato da Scordamaglia è quello del mercato russo, dove a causa dell’embargo è un fiorire sugli scaffali di imitazioni del made in Italy. Ma pesano anche “le barriere non tariffarie e campagne strumentali come le etichette a semaforo in Gran Bretagna”. Una tirata d’orecchio il neo presidente la fa poi ai parlamentari italiani “che legiferano penalizzando solo le aziende nazionali” con riferimento alla non ancora digerita vicenda dell’innalzamento della percentuale di succo d’arancia nelle bevande gasate.
Ad illuminare il 2015, però, c’è l’Expo di Milano, che “sarà una occasione unica - dice Scordamaglia - per raccontare e promuovere i valori che stanno dietro il nostro modello agroalimentare. Il nostro padiglione accoglierà mille buyer che verranno veicolati sul territorio, quindi il ritorno sarà enorme”. Con Confindustria, intanto, la Federazione associata ritrova piena sintonia dopo un periodo di maretta che aveva fatto evocare persino scenari secessionisti. “Mai come ora ci sentiamo parte di Confindustria - conclude Scordamaglia - pronti a confrontarci su tutto”. Mentre Squinzi, da parte sua, ricorda che “il settore ora si posiziona solo al quinto posto nella graduatoria mondiale ma con l’eccellenza del nostro sistema possiamo porci l’obiettivo di essere primi per sicurezza e qualità”.

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