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L’agroalimentare italiano parla sempre più spagnolo, e, dopo il 25% di Riso Scotti, il gruppo Ebro Foods prende anche il controllo, con una quota del 52%, dell’Antico Pastificio Lucio Garofalo. Focus - Cia: “basta assalto straniero a made in Italy”

L’agroalimentare italiano parla sempre più spagnolo, e, dopo aver rilevato il 25% di Riso Scotti, il gruppo Ebro Foods prende anche il controllo, con una quota del 52%, dell’antico Pastificio Lucio Garofalo, per un investimento di 62 milioni di euro. Gli obiettivi dell’accordo, spiega una nota, sono la proiezione su scala internazionale di un marchio iconico del cibo italiano e l’ampliamento dello stabilimento di Gargano, dove rimane il centro direzionale, ed in arrivo ci sarebbero anche nuove assunzioni. Ma se per l’ad Massimo Menna, la cui famiglia, fino ad oggi, ha controllato il pastificio, “non si tratta di un pezzo d’Italia che se ne va”, come spiega al quotidiano “La Stampa” (www.lastampa.it), diversa è la reazione di Coldiretti, che sottolinea come, oggi, siano finiti all’estero marchi italiani per un valore complessivo di 10 miliardi di euro.
“Con la vendita della pasta Garofalo agli spagnoli - dice il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - supera i 10 miliardi il valore dei marchi storici dell’agroalimentare italiano passati in mani straniere dall’inizio della crisi, che ha favorito una escalation nelle operazioni di acquisizione del made in Italy a tavola”.
La Spagna mette quindi a segno un altro colpo, dopo che il Gruppo Agroalimen di Barcellona (Gallina Blanca) era salito al 75% nella proprietà di Star, mentre già nel 2011 la Fiorucci Salumi era stata acquisita dalla Campofrio Food Holding s.l.
“I grandi gruppi multinazionali - aggiunge Moncalvo - che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero.
Un processo - conclude il presidente di Coldiretti - di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.

Focus - Marchi del made in Italy che non c’è più secondo Coldiretti
2014
Garofalo - L’antico Pastificio Lucio Garofalo ha siglato un accordo preliminare per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di Madrid
Bertolli - Arriva l’acquisizione da parte della Bertolli da parte del fondo statunitense Cvc Capital Partners, dopo che lo storico marchio era già stato venduto nel 2007 all’Unilever per poi essere acquisita dal gruppo spagnolo Sos
2013
Pernigotti - La societa Averna, ha siglato un accordo per cedere l’intero capitale dell’azienda piemontese detentrice dello storico marchio dei dolci al gruppo Toksoz che ha sede a Istanbul
Chianti Classico - Per la prima volta un imprenditore cinese ha acquistato una azienda agricola del Gallo nero
Riso Scotti - Il 25% è stato acquisito dalla società alla multinazionale spagnola Ebro Foods
2012
Pelati Ar Antonino Russo - Nasce una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari SrL”, controllata al 51% dalla Princes controllata dalla giapponese Mitsubishi
Star - Passata al 75% nelle mani spagnole del Gruppo Agroalimen di Barcellona (Gallina Blanca)
Eskigel - Produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione (Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop), ceduta agli inglesi con azioni in pegno di un pool di banche
2011
Parmalat - Acquisita dalla francese Lactalis
Gancia - Acquisita al 70% dall’oligarca russo Rustam Tariko
Fiorucci Salumi - Acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding S.L.
Eridania Italia Spa - La società dello zucchero ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas
2010
Boschetti Alimentare
- Cessione alla francese Financière Lubersac che detiene il 95%
Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa - Ceduto il 27% alla francese Bongrain Europe Sas
2009
Delverde Industrie Alimentari Spa
- La società della pasta è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata
2008
Rigamonti Salumicio Spa
- Divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International
Orzo Bimbo - Acquisita da Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis
2006
Galbani
- Acquisita dalla francese Lactalis
Carapelli - Acquisita dal gruppo spagnolo Sos
Sasso - Acquisita dal gruppo spagnolo Sos
Fattorie Scaldasole - Venduta a Heinz, poi acquisita dalla francese Andros
2003
Peroni
- Acquisita dall’azienda sudafricana SabMiller
Invernizzi - Acquisita dalla francese Lactalis, dopo che nel 1985 era passata alla Kraft
1998
Locatelli
- Venduta a Nestlè, poi acquisita dalla francese Lactalis
San Pellegrino - Acquisita dalla svizzera Nestlè
1995
Stock
- Venduta alla tedesca Eckes A.G., poi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management
1993
Antica Gelateria del Corso
- Acquisita dalla svizzera Nestlè
1988
Buitoni
- Acquisita dalla svizzera Nestlè
Perugina - Acquisita dalla svizzera Nestlè

Focus Cia-Confederazione Italiana Agricoltori: “basta all’assalto straniero al made in Italy”

“Da oggi la pasta Garofalo “parlerà” spagnolo. Nell’agroalimentare ormai succede sempre più spesso: da Gancia a Parmalat, da Buitoni a Galbani, da Bertolli a Sasso, sono anni che assistiamo allo “scippo” di marchi storici da parte di compagnie straniere, il più delle volte spagnole e francesi”. Così la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, sull’accordo preliminare siglato dall’antico pastificio Lucio Garofalo per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di Madrid.
“Ormai da tempo sosteniamo che il made in Italy va tutelato, a partire proprio dal settore agroalimentare che è sempre più strategico per la ripresa dell’economia - spiega la Cia - e invece continuiamo a vedere i nostri brand che cambiano nazionalità con gli stranieri che in questo importante settore sono diventati indisturbati conquistatori. Non vogliamo essere tacciati per nazionalisti o per protezionisti -puntualizza la Cia- ma non si può permettere che l’agroalimentare tricolore finisca totalmente in mani estere. Bisogna dire basta. Ci vogliono regole chiare. Ecco perché insistiamo sull’esigenza di interventi seri e concreti che mettano un freno all’escalation straniera, altrimenti si rischia di perdere il controllo di un comparto vitale per il nostro sistema economico, che vale il 17% del pil, fattura 250 miliardi di euro e traina l’export nazionale con quasi 34 miliardi di vendite oltreconfine”.

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