L’aperitivo diventa il pasto decisivo degli italiani. Cambiano sempre più velocemente le abitudini alimentari degli italiani. L’happy hour è diventata ormai la prima vera forma di aggregazione sociale fra i single di tutte le età. L’aperitivo entra, quindi, di diritto tra i pasti canonici del Belpaese. Se soltanto sette anni fa, poco più del 40% degli italiani adulti, prevalentemente concentrati nelle grandi città del centro nord, aveva praticato l’usanza dell’“happy hour”, l’aperitivo pre-cena in un bar o un pub, ormai il 65% degli italiani dichiara di non essere estraneo a questo rito che, per oltre il 15%, può diventare, all’occorrenza, un vero e proprio pasto, spesso sostitutivo della cena. Cavalcando l’onda delle ultime tendenze moda, Ristorexpo (a LarioFiere Erba, dal 19 al 23 febbraio; info: www.lariofiere.com, tel. 031/6371), offre un momento interamente dedicato all’aperitivo, promuovendo l’iniziativa nei locali più trendy della città di Erba con la rassegna “Aperitivi d’autore”.
Come ogni moda che rispetti, anche l’happy hour ha diverse declinazioni. La più gettonata che, prevedono gli esperti, farà furore nei prossimi mesi, è il “dipping time”, l’ultima tendenza “made in Uk”, che trova ispirazione in numerose specialità etniche e che consiste nel consumare un dip, cioè una salsa, generalmente a base vegetale, trasformata da condimento a vero e proprio alimento, dove intingere verdure crude, crackers o altri tipi di snack. Una moda che ha il beneplacito da parte di alcuni nutrizionisti perché meno ricca di grassi e di sale di altre forme di snack fritti, insaccati, e alimenti a base di formaggio.
Secondo un’indagine elaborata da Datamonitor, la tendenza ai fuoripasto salati in Italia, anche se meno radicata che in altri Paesi (gli italiani, a fine 2002, ne consumavano in media 1,3 chili a testa all’anno, contro i 6,8 chili degli inglesi, i 6 chili degli olandesi, i 4,71 chili dei greci, i 3,4 chili dei tedeschi, ed i circa 2 chili a testa di francesi e spagnoli) è, tuttavia, tra quelle che fanno registrare i tassi di crescita più elevati: dal 1997 al 2002, l’unico Paese europeo ad avere un incremento di consumi superiore a quello italiano è stata la Spagna.
Il primo dato sorprendente della ricerca è l’età media dei patiti dell’aperitivo: 33 anni (31 per le donne, 35 per gli uomini), cresciuta di 8 anni nell’ultimo decennio. Segno che una nuova tipologia sociale si è affacciata su questo nuovo stile di vita: in un periodo di stagnazione economica si esce meno di casa, soprattutto per andare al ristorante, troppo oneroso per le tasche degli italiani, il cui potere d’acquisto è andato diminuendo. D’altra parte, non si vuole rinunciare a divertirsi e a mangiare in compagnia. L’aperitivo diventa quindi il giusto compromesso tra la voglia di socializzazione e le esigenze del portafoglio.
Ma quanto pesa il consumo di snack sulle tasche degli italiani? Il mercato degli snack fra il 1997 ed il 2002 è cresciuto del 9% in valore e del 6% in volume. La spesa annua pro capite nel settore degli snack salati è di 10,97 euro. Se ovviamente sono i single al di sotto dei 35 anni a spendere di più per questo nuovo “rito sociale” che li coinvolge in oltre l’80% dei casi (spendono più del doppio della media nazionale pro capite, che diventa quasi il triplo nelle grandi città), anche i single dai 35 ai 65 anni sono protagonisti del trend, così come, nelle grandi città i “single di ritorno” (le persone, anche coniugate e con figli, con più di 65 anni che non hanno più obblighi familiari stringenti), che spendono più della media nazionale.
L’aperitivo è sempre più comune nel Centro Italia, dove la gente esce più spesso di casa, ma si spende decisamente di più al Nord ed in particolare nel Nord est, dove la spesa pro capite è del 25% più elevata rispetto alla media nazionale. Nel Nord ovest la media nazionale viene superata del 18%, al Centro del 10%. Nel Sud la spesa pro capite precipita del 41% rispetto alla media nazionale, nelle isole del 30%.
La ricerca ha individuato i trend comuni a tutto il mondo occidentale: la progressiva scomparsa delle barriere che dividono i pasti formali dagli aperitivi e dalle “merende” informali. In questi anni si assiste a fenomeni di cambiamento di stili senza precedenti dovuti alla necessità di coniugare orari di lavoro diversi, tempi di spostamento, desiderio di ritrovarsi in compagnia di amici, aumento della voglia di esperienze alimentari diverse, mancanza di tempo.
Dunque, l’aperitivo sta prendendo sempre più piede a causa della trasformazione degli stili di vita delle famiglie: aumentano i tempi di spostamento casa-lavoro o casa-studio perché fasce sempre maggiori di popolazione vivono in periferia. Mangiare prima o a metà del viaggio di ritorno significa conquistare più tempo a casa propria, per la famiglia o per lo svago. Riunirsi per mangiare a casa di qualcuno in maniera informale è sempre più comune anche nell’ambiente di lavoro: sono in vertiginosa crescita le transazioni economiche o comunque gli accordi raggiunti davanti a un bicchiere di birra e a una ciotola di patatine. In questo caso l’informalità e la decontestualizzazione dal rigido scenario lavorativo giocano un ruolo essenziale.
Nell’epoca del viaggio low cost verso le mete più lontane ed esotiche, prende piede anche in Italia, direttamente da Londra, la moda del dipping time: né pranzo, né cena, né un impegno a un’ora precisa, ma un gustoso momento soprattutto del pre-cena che si può estendere a qualunque ora della giornata. E ovunque: in casa, in ufficio, durante un picnic, in compagnia di amici o colleghi. Un nuovo modo di fare snack che trova ispirazione nelle gustose specialità della cucina etnica ormai diffusissima, come le salse messicane, gli antipasti greci o i mezzé mediorientali. Un nuovo modo di consumare dip, cioè una salsa saporita trasformata da condimento a vero e proprio alimento, da gustare in tanti modi.
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