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“L’arte dei pizzaiuoli napoletani” unica candidatura italiana nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’umanità Unesco. Martina: “il Governo vuole proteggere e promuovere”. Pecoraro Scanio: “simbolo di italianità nel mondo”. I numeri della pizza

Non Solo Vino
L’arte dei pizzaiuoli napoletani, unica candidatura italiana nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’umanità Unesco

“L’arte dei pizzaiuoli napoletani” sarà l’unica candidatura italiana nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’umanità Unesco, come ha deciso, all’unanimità, la Commissione nazionale italiana per l’Unesco, su proposta del Ministero dell’Agricoltura e con il sostegno del Ministero degli Esteri, dell’Università, dell’Ambiente e dell’Economia, perché capace di rappresenta l’Italia in tutto il mondo. Ci sarà da aspettare più di un anno per conoscere l’esito della candidatura, che arriverà a dicembre 2017, mentre il dossier sarà valutato dall’Unesco nel corso del prossimo anno.
“Sono molto contento che la Commissione nazionale Unesco abbia confermato la candidatura di una tradizione così importante per il nostro Paese. Prosegue anche così - ha commentato il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina - il nostro lavoro di valorizzazione del made in Italy dopo ExpoMilano 2015. L’arte dei pizzaiuoli rappresenta un simbolo di italianità nel mondo e questa candidatura dimostra ancora una volta l’impegno del Governo di proteggere e promuovere, in tutti i contesti mondiali, le tradizioni agroalimentari italiane”.
Il lungo e complesso negoziato coinvolgerà oltre 200 Paesi, “specialmente perché fino ad ora mai l’Unesco ha iscritto una tradizione connessa ad una produzione alimentare”, come racconta il curatore del dossier Pierluigi Petrillo. Per la Commissione designatrice “l’arte dei pizzaiuoli ha svolto una funzione di riscatto sociale, elemento identitario di un popolo, non solo quello napoletano, ma quello dell’Italia. È un marchio di italianità nel mondo”. Inoltre, questa candidatura evita il rischio “scippo” da parte degli americani, che nei giorni scorsi avevano annunciato la candidatura della “pizza” american-style. La decisione conferma quanto la Commissione aveva già deliberato un anno fa, ma che poi non aveva avuto seguito per motivi tecnici legati alle procedure Unesco.
Una sfida di lungo respiro che, ovviamente, raccoglie il pieno appoggio e la grande soddisfazione del presidente del Comitato di Promozione,Valorizzazione e Tutela della Pizza Napoletana, Rosario Lopa, che definisce la candidatura “un’ulteriore riconoscimento alla tradizione gastronomica partenopea, e alle metodiche di preparazione dettate dalla maestria dei nostri Pizzaiuoli, ma è necessario un’alleanza e sinergia tra gli attori principali del sistema Pizza Napoletana, che manca, con le associazioni, il sistema camerale e le istituzioni. La Pizza Napoletana deve prima essere patrimonio di tutti i napoletani e non di pochi. Per queste motivazioni - ha concluso Lopa - bisognerebbe, adesso, coinvolgere tutte le realtà che lavorano intorno al fenomeno pizza, per raggiungere questo nuovo ed importante traguardo, sia economico che sociale, senza nessuna esclusione, per non cadere in facili e sterili strumentalizzazioni di pochi”.
Quando si parla di pizza,però, non si parla solo di un arte della tradizione gastronomica del Belpaese, ma anche e soprattutto di un settore che vale 10 miliardi di euro, come ricorda la Coldiretti. “Con questo importante risultato abbiamo deciso - ha sottolineato Moncalvo - una mobilitazione straordinaria nel week end per raccogliere le firme nei mercati di Campagna Amica lungo tutta la Penisola per raggiungere l’obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi, dove si incontrerà la Commissione internazionale per valutare l’ingresso nella “Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. E grande soddisfazione per la scelta unanime della Commissione Nazionale per l’Unesco di candidare l’“Arte dei Pizzaiuoli napoletani”, viene anche espressa anche da Alfonso Pecoraro Scanio, ex Ministro delle Politiche Agricole e promotore della campagna e petizione #Pizza Unesco, che ha raccolto finora 850.000 firme. “Ora si riparte - aggiunge Pecoraro Scanio - per ottenere una vittoria in sede internazionale. Il 14 marzo a Parigi, nella sede Unesco, porteremo agli Ambasciatori il primo milione di firme raccolte nei mille mercati di Campagna Amica e nelle pizzerie di tutto il mondo”.

Focus - I numeri della pizza di Coldiretti
Sono almeno 100.000 i lavoratori fissi nel settore della pizza ai quali - sottolinea la Coldiretti - se ne aggiungono altri 50.000 nel fine settimana, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli. Non è un caso che oggi il 39% degli italiani ritiene che la pizza sia il simbolo culinario dell’Italia secondo un sondaggio Coldiretti, e che la pizza sia la parola italiana più conosciuta all’estero con l’8%, seguita dal cappuccino (7%), dagli spaghetti (7%) e dall’espresso (6%), secondo un sondaggio on line della Società Dante Alighieri.
Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all’anno anche se i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Una domanda che nelle circa 63.000 pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio da lavoro complessivamente ad oltre 150.000 persone.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale. Significativamente però, gli ultimi elementi, ad essere iscritti negli elenchi, dallo Zibibbo di Pantelleria alla Dieta Mediterranea, fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015.
E non è un caso che proprio ad Expo il 25 giugno 2015 l’Italia ha conquistato il record mondiale ufficiale di lunghezza della pizza di 1595,45 metri che è stato iscritto Guinness World Records.

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