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L'ENERGIA PULITA DEI BIOCARBURANTI NON CAUSERA’ NESSUN RINCARO AI PREZZI AL CONSUMO NELL’AGROALIMENTARE. A DIRLO LA COLDIRETTI

Utilizzare le coltivazioni agricole europee per produrre energia pulita come i biocarburanti non provoca nessun rincaro dei prezzi al consumo degli alimenti e contribuisce al contenimento dell’inquinamento ambientale nel rispetto degli obiettivi fissati dal protocollo di Kyoto per ridurre i gas a effetto serra e contrastare i cambiamenti climatici. Lo afferma la Coldiretti sulla base dello studio della Commissione Europea su “Impatto sui mercati alimentari e non alimentari della Unione Europea e sul mercato mondiale dell'applicazione dell'obiettivo minimo del 10% di biocarburanti nel consumo totale di carburanti nel settore trasporti in Europa per il 2020”.
L’Europa, ma soprattutto l’Italia, sono - sottolinea la Coldiretti - in forte ritardo nello sviluppo di energie alternative provenienti dalle coltivazioni agricole e allarmi ingiustificati rischiano di frenare una opportunità importante per le imprese, per i cittadini, la salute e l'ambiente . A oggi sul mercato nazionale non c'è neanche l'ombra di biocarburanti nei distributori nonostante gli obiettivi fissati dalla Finanziaria, che prevede che il biodiesel e il bietanolo ottenuti dalle coltivazioni agricole debbano essere distribuiti in Italia nel 2007 in una quota minima dell'1% di tutto il carburante (benzina e gasolio) immesso in consumo. Una percentuale destinata peraltro ad aumentare annualmente per raggiungere il tasso di incorporazione del 10%, fissato come obiettivo dalla Commissione Europea per il 2020, che potrebbe garantire una via sostenibile nel fornire all'Unione Europea carburanti rinnovabili per il trasporto senza compromettere il mercato alimentare e mangimistico domestico e quello non alimentare.
Secondo lo studio comunitario, con l'obbligo minimo di 10% di biocarburanti dovrebbero essere utilizzati in Europa circa 59 milioni di tonnellate di cereali (18% del consumo dell'Unione Europea), in particolare frumento tenero e mais, e in minima parte orzo, e la paglia per la seconda generazione di biocarburanti. 
Questo fabbisogno secondo la Commissione potrebbe essere soddisfatto con un aumento annuo minimo dell'1% nelle rese per un valore di 38 milioni di tonnellate mentre altre 14 milioni di tonnellate potrebbero essere offerte dalla messa a coltura di due milioni di ettari attualmente destinati a riposo (set aside) e il resto attraverso le importazioni. Proprio le importazioni da Paesi terzi dovrebbero provvedere a soddisfare circa il 20% del consumo di carburante, di questo circa la metà dovrebbe derivare da materiale di estrazione di prima generazione e soprattutto oli di semi e oli vegetali, e pertanto l'incidenza sui mercati agricoli sarà limitata. I prezzi dei cereali rimarrebbero stabili, mentre quelli del mais sarebbero lievemente superiori ai prezzi d'intervento.
Anche i mercati delle colture oleaginose come la soia dovrebbero restare invariati, anche se quello del girasole potrebbe registrare qualche aumento dei prezzi, ma la possibilità di utilizzare sottoprodotti dei cereali destinati a fini energetici per l'alimentazione degli animali potrebbe - rileva la Coldiretti - beneficiare l'attività di allevamento di bovini, maiali e polli. Globalmente, le superfici destinate alla produzione di biocarburanti ammonterebbero a 17,5 milioni di ettari nel 2020 e nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati nelle attività a valle e nella trasformazione dei biocarburanti.
Per l'Italia, secondo uno studio della Coldiretti, l'incorporazione di appena l'1% di biocarburanti nei normali distributori significherebbe la messa a coltura di 273.000 ettari di terreno a colza o girasole a fini energetici. I biocarburanti derivano dalle coltivazioni agricole che l'agricoltura italiana produce in abbondanza e in particolare il bioetanolo viene prodotto tramite processi di fermentazione e distillazione di materiali zuccherini, amidacei o sottoprodotti come cereali, barbabietola da zucchero e prodotti della distillazione del vino, mentre il biodiesel deriva dall'esterificazione degli oli vegetali ottenuti da colture come il colza e il girasole.
Con il biodiesel - conclude la Coldiretti - è possibile ridurre dell'80% le emissioni di idrocarburi e policiclici aromatici e del 50% quelli di particolato e polveri sottili mentre con il bioetanolo si riducono le emissioni di idrocarburi aromatici come il benzene del 50% per cento e di oltre il 70% l'anidride solforosa, mentre cali più contenuti si hanno anche per il particolato e per le polveri sottili.

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