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L’EXPORT ALIMENTARE PUO' AUMENTARE DEL 10%: PAROLA DEL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE PAOLO DE CASTRO

Nel quadro dello sviluppo economico nazionale "l'agroalimentare italiano può recuperare competitività nelle imprese e nelle filiere". Ciò potrà consentire anche un rilancio sui mercati internazionali, dove l'export rappresenta ora meno del 15% del valore della produzione agroalimentare". E proprio sui mercati mondiali il Made in Italy agroalimentare "può far segnare una crescita di almeno il 10%, facendo leva sull'enorme attenzione dei consumatori mondiali al prodotto italiano". Questo uno dei passi salienti dell’intervento al vertice di Caserta dal Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Paolo De Castro, secondo il quale "grazie agli interventi di sostegno e incentivazione predisposti nella Finanziaria 2007/2009, fortemente radicati su impresa, competitività e sostenibilità, il settore agroalimentare potrà trainare la nascita di nuova impresa e promuovere ingresso e crescita dei giovani nel settore".
La ricetta per migliorare le politiche di sviluppo nazionali deve contenere, ha sottolineato il ministro, "la bivalenza possibile dell'agricoltura: supporto a crescita sostenibile, unita ad ambiente e tutela del territorio da un lato; e leva di sviluppo economico dall'altro. Nel primo contesto "rientrano - ha spiegato - il piano forestale nazionale e la realizzazione delle opere del Piano irriguo (ora con copertura finanziaria, risposta concreta e tempestiva all'emergenza clima); la corretta gestione dei territori marginali attraverso i servizi multifunzionali delle imprese agricole e lo sviluppo concreto delle agroenergie". In questo ambito particolare, ha rilevato, è "recentissima la firma del primo Contratto Quadro per il biodiesel, mentre altri investimenti importanti stanno prendendo corpo in campo agricolo e consentiranno il recupero del ritardo italiano rispetto al contesto Ue e agli obiettivi di Kyoto".
Le politiche del Mipaaf, ha riassunto De Castro, "puntano dunque su imprese e aggregazione (cooperazione e società agricole) e sulla capacità di sviluppare progetti credibili di integrazione commerciale internazionale (grandi industrie e marchi)". Potrà inoltre essere utile "valorizzare le catene distributive estere interessate ai prodotti italiani e gli strumenti nazionali a sostegno dell'export, sia per quanto riguarda gli incentivi diretti (credito export), che le grandi competenze delle strutture di servizio (Ice, Buonitalia). E inoltre, "per costruire basi solide e difendibili a questi interessi di affermazione italiani, fondamentale sarà un maggiore lavoro in sede internazionale (Wto e rapporti bilaterali) e in Europa". Non a caso, ha sottolineato, "l'Europa non è controparte, ma veicolo per affermare politiche coerenti ai bisogni prioritari nazionali".
Bisogna lavorare, ha suggerito da ultimo, "per costruire un consenso per la difesa internazionale delle denominazioni di origine e per affermare a livello comunitario una politica legata all'origine europea dei prodotti, nella prospettiva di trasparenza al consumatore e di tutela degli interessi delle imprese comunitarie"

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