“L’idea è nata per una lunga amicizia con l’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, e con personalità come Marilisa Allegrini, Mariuccia Borio, Donatella Cinelli Colombini e Pia Donata Berlucchi, che quando era presidente aveva istituito un premio per i racconti più belli sul vino scritti da donne, coinvolgendomi nella giuria. Da lì è iniziata la mia frequentazione di questo ambiente meraviglioso, ho conosciuto storie bellissime di fatica e di lavoro, di crisi economiche superate e, alla fine, dopo 10-11 anni, ho pensato di raccogliere le cose che ho imparato in un romanzo, sempre tendendo fede ad un impegno che ho preso nel lontano 1981, che è quello di raccontare la storia del nostro Paese vista dal punto di vista femminile”.
Così a WineNews la scrittrice Sveva Casati Modignani, una delle firme italiane più amate della narrativa contemporanea (i suoi romanzi, tradotti in ben diciassette paesi tra i quali Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Russia, Brasile, hanno venduto quasi dieci milioni di copie), racconta la genesi del suo ultimo lavoro, “La vigna di Angelica”, da oggi in libreria, edito da Sperling & Kupfer, e presentato a Villa della Torre, splendida location nella Valpolicella della griffe Allegrini.
Ma è un rapporto con il vino, quello della scrittrice, che inizia dall’infanzia. “Da bambina sono stata cresciuta a vino, ero “costantemente ubriaca” - scherza - perchè c’era la guerra, non c’era niente da mangiare, mia mamma e mia nonna erano convinte che il vino facesse sangue, e non potendomi dare la carne mi davano il vino, il vin cotto e così via. Io ora non bevo regolarmente, soltanto quando sono a cena o a pranzo con gli amici, ma mi piacciono i profumi del vino, assaggiarlo. E se devo indicare i miei tre vini del cuore dico le bollicine della Franciacorta, l’Amarone della Valpolicella, e la Barbera del Piemonte”.
“La Vigna di Angelica - ha ricordato la scrittrice, che è anche ambasciatrice del progetto “We-Women For Expo” - è un romanzo che ruota attorno al mondo del vino, ma anche del cibo. È un inno all’intelligenza, alla creatività e alla praticità delle donne. Angelica Brugliani, che è la protagonista, è una produttrice di vini, ha un grande vigneto ereditato dal padre in Franciacorta, in un’azienda vecchia di 200 anni, e gira il mondo per fa conoscere l’eccellenza di uno dei prodotti del nostro Paese, il vino. Intorno a lei c’è una famiglia: i genitori, i fratelli, il marito, la figlia adolescente, ci sono rapporti difficili e conflittuali. Il romanzo inizia con la presa di coscienza di Angelica dei tradimenti del marito, e quindi il suo mondo affettivo le crolla addosso. Al vino poi serviva il cibo, e ho pensato di far “impattare” Angelica con uno chef incredibile, che si chiama Tancredi d’Azaro, siciliano appena over 40, che è il più grande chef del mondo, famoso dal punto di vista professionale ma misterioso, nessuno conosce la sua storia. ma un giorno Angelica se la sentirà raccontare. Perché tra loro è nato un legame molto importanti, una storia bellissima”.
Una storia che, come tante altre, può servire a raccontare ad un pubblico più vasto di quello degli appassionati un mondo meno conosciuto, nei suoi aspetti più complessi, di quanto si pensi.
“Pochi giorni fa una signora mi ha avvicinato al supermercato dicendomi: signora Sveva, ho letto il suo libro, e la ringrazio. Perchè io e mio marito ci beviamo da anni il nostro bicchiere di vino a pranzo, ma non sapevo che dietro ci potessero essere storie così belle”.
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