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L’Italia aderisce ufficialmente al “brevetto unitario” dell’Unione Europea, valido, attraverso un’unica procedura e un’unica tassa, in 25 Paesi diversi. Risparmi per il 70% sui costi attuali e più tutele, a partire per le aziende dell’agroalimentare

Gli ultimi dubbi erano caduti già all’inizio di giugno, quando la Corte di Giustizia europea aveva bocciato l’ultimo ricorso della Spagna, e da ieri l’Italia ha annunciato la propria adesione al “brevetto unitario” dell’Unione Europea, dopo le prime resistenze, legate soprattutto al trilinguismo previsto dalla Ue, che comporterebbe costi importanti per le aziende, che vedrebbero così eroso il risparmio che, al contrario, comporterebbe la nascita di un brevetto valido, attraverso un’unica procedura e pagando un’unica tassa, in 25 Paesi diversi. Il risparmio per le aziende, e quindi per il made in Italy, a partire dall’agroalimentare, sarà del 70% sui costi attualmente richiesti per la validazione di un brevetto per 20 anni nel singolo Paese.
Il Brevetto Unico, inoltre, prevedrebbe un’unica Corte per la risoluzione delle controversie brevettuali a livello europeo, il che eviterebbe alle aziende costose e lunghe procedure giurisdizionali nei singoli Stati. L’adesione al nuovo sistema rafforzerebbe anche il contrasto alle contraffazioni, importante per la tutela del made in Italy, renderebbe più attrattive le piccole e medie imprese italiane per gli investimenti esteri e sarebbe un passo in avanti verso l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Ora, però, va portata avanti la lotta per il multilinguismo, sfida che il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi porterà direttamente in Europa.
Che sia un passaggio importante è chiaro anche al mondo agricolo, con la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori che sottolinea come “la decisione del Governo Italiano di aderire al Brevetto Unitario dell’Unione Europea è una decisione fondamentale per le imprese italiane, che potranno così essere maggiormente tutelate in materia di contraffazione. Questo nuovo scenario che si apre con il Brevetto unitario dell’Unione Europea - prosegue la Cia - premia anche il grande lavoro svolto dal Comitato Scientifico del Centro Studi Anticontraffazione che, assieme alle associazioni di categoria, da diversi anni ha operato per arrivare a questo risultato. Proprio animati da questa unità d’intenti - conclude la Cia, con le parole della vice presidente Cinzia Pagni - ci facciamo promotori della richiesta di istituire a Milano una sede della Corte Europea dei Brevetti, perché il made in Italy è, senza possibilità di smentita, il brand più contraffatto nel mondo”.

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