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L’IVA SULLA RISTORAZIONE A RISCHIO RADDOPPIO. LO DICE LA FIPE (FEDERAZIONE ITALIANA DEI PUBBLICI ESERCIZI)

Entro il 2010, l’Iva per i servizi di ristorazione potrebbe salire dal 10 al 20%. È quanto si va profilando nella riforma strutturale dell’Iva europea. Ciò provocherebbe un immediato aumento dei prezzi delle consumazioni, una crescita di un punto percentuale dell’inflazione complessiva ed una perdita di oltre 95.000 posti di lavoro.

Per scongiurare questo pericolo una delegazione di Fipe (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi) ha incontrato a Bruxelles gli europarlamentari Gabriele Albertini (Ppe), Donata Gottardi (Pse), Andrea Losco (Alde), i membri del gabinetto del vicepresidente Tajani responsabili della materia e Donato Raponi, responsabile della direzione generale fiscalità della Commissione Europea. A loro è stato chiesto di intervenire urgentemente nelle sedi competenti almeno per consolidare l’attuale regime agevolato dell’Iva nella ristorazione e soprattutto per sostenere la proposta di una riduzione dell’aliquota.

I rappresentanti politici e tecnici della Ue hanno manifestato la loro disponibilità piena a raccogliere la sollecitazione di Fipe a cominciare dall’Sba (Small Business Act) la costituenda Commissione voluta dall’Istituzione europea proprio per tutelare le piccole e medie imprese. Un intervento forte e deciso da parte del governo italiano, al pari di quanto già fatto da altri paesi membri, sarà determinante per sostenere la causa di tutta la ristorazione italiana.

Secondo una proiezione effettuata da Fipe, se l’Iva fosse ridotta al 5%, il settore potrebbe tenere meglio sotto controllo i prezzi e vi sarebbe un aumento dell’occupazione di ben 70.000 unità. Secondo Fipe il settore ha tutte le caratteristiche per ottenere un regime ridotto, perché è labour intensive (250.000 aziende, 900.000 posti di lavoro e l’incidenza del costo del lavoro sui costi totali è pari al 43%), fornisce servizi localmente (il 90% della clientela è residente) e svolge un’attività altamente sociale nei confronti di chi per necessità o per scelta mangia fuori casa in un bar, in un ristorante o in una mensa scolastica, ospedaliera o aziendale. Ogni giorno, secondo le analisi della Fipe, 12,5 milioni di italiano pranzano o cenano fuori casa.

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