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L'OLEOLOGO LUIGI CARICATO RACCONTA IL MONDO DEGLI EXTRAVERGINI

Al consumatore desideroso di approfondire la conoscenza di un prodotto tra i più caratteristici del nostro Paese, viene offerta l'opportunità di districarsi con maggiore disinvoltura tra i tanti oli extra vergini di oliva di nuova produzione presenti sugli scaffali: si tratta del volume "Oli d'Italia. Guida agli extra vergini regione per regione" (Mondadori, Euro 8,26), a firma dell'oleologo Luigi Caricato. Una guida che chiarisce molte domande che solitamente, da qualche anno a questa parte, il consumatore si va ponendo con sempre maggiore insistenza. E sono tante e complesse. Quale bottiglia scegliere, per esempio, tra le molte disponibili sul mercato. Ma, soprattutto, a quale prezzo è giusto che si attestino le bottiglie di un buon extra vergine. E, una volta acquistato, come utilizzarlo al meglio. C'è forse un criterio e una linea guida che permetta di abbinare al meglio gli oli alle varie pietanze ? E non solo, per i più curiosi restano altri quesiti a cui il libro di Caricato riserva una risposta chiara ed efficace. Quali sono per esempio i migliori extra vergini italiani disponibili sul mercato ? Dove e come rintracciarli senza essere gabbati da offerte dubbie e poco opportune ? Con questo libro l'olio extra vergine di oliva viene così a guadagnare quella giusta considerazione che la gente si attendeva da tempo. E il consumatore, non accontentandosi più di un olio tra i tanti, può finalmente affidarsi a delle produzioni tipiche e di indubbia qualità.
E su questi temi, all'oleologo Luigi Caricato, WineNews ha rivolto poche ma interessanti domande:
Caricato, da qualche anno a questa parte sta crescendo sensibilmente l'attenzione della gente nei confronti delle produzioni olearie... "Sì. Lo si nota peraltro dalle molte attenzioni da parte dell'editoria. Sono oltre 8 i titoli di recente pubblicazione, espressamente rivolti al lettore non esperto. Tre dei quali sono firmati da me. "Oli d'Italia", peraltro, uscendo negli Oscar Mondadori ha tra tutti una valenza didattica assai importante, rivolgendosi oltretutto a un pubblico giovane".
E' cambiata anche la sensibilità da parte degli stessi produttori... "Certo. Un po' si sta ripercorrendo la strada intrapresa alcuni decenni fa dal mondo enoico. L'olio come il vino dunque. Alle prese con un grande lavoro sul fronte del miglioramento della qualità, ma anche con una adeguata spinta sul fronte del marketing e della comunicazione".
Avremo presto dei super extra vergini, alla pari di certi grandi vini d'autore?
Già ci sono sul mercato. Anche con prezzi esageratamente alti, fino a 50 Euro e oltre".
Perché esageratamente?
"Perché un prezzo giustamente alto, oltre le sessantamila lire in certi casi ha pure un senso. Quando si presenta un determinato "cru", ad esempio. Ma occorre anche ricordare che l'olio non si conserva allo stesso modo del vino, va consumato possibilmente entro l'anno, per non perdere le caratteristiche di pregio iniziali. L'olio ha dunque vita breve, rispetto al vino, e non è neppure così piacevole come invece lo è una bevanda".
Ma neppure sono giustificabili certi prezzi esasperatamente bassi ...
"Certo. In giro compaiono ancora oli inferiori a due euro e anche a meno. Prezzi dichiaratamente offensivi, da cui occorre ben guardarsi dal cadere in facili inganni. La salute d'altra parte è un bene da cui non si può certo prescindere, è un valore che esige rispetto".
Anche per evitare in futuro l'eventuale scandalo di un "olio pazzo"...
"Un rischio che non può assolutamente essere sottovalutato, perché sempre possibile. Ci sono già stati dei casi in un passato non poi così lontano".
Come giudichi l'olio italiano? Anzi, gli oli ?
"Sì, gli oli. Perché disponiamo di un patrimonio varietale così diversificato ch'è improprio chiuderli nel generico termine di olio. In Italia è stato addirittura emanato un decreto ministeriale, nel 1993, che ha fissato in 395 le varietà di olivo presenti sul territorio. In realtà ve ne sono molte di più. E da tante cultivar di olivo si ricavano ovviamente tanti e più differenti tipi di oli. E' questo il nostro punto di forza".
Ma c'è anche uno o più punti deboli ?
"Non uno, tanti. In primo luogo la disattenzione da parte delle Istituzioni. In Spagna sono già operativi dei Piani olivicoli nazionali. In Italia si è ancora in attesa del primo Piano di ristrutturazione della nostra oramai obsoleta olivicoltura. Il rischio per il futuro è di arretrare di fronte allo slancio di molti altri paesi produttori".
Vi sono dei colpevoli per questa situazione così contraddittoria? E perché da una parte si dice tanto bene dei nostri oli e dall'altra si rischia invece di perdere via via questa posizione di privilegio meritatamente guadagnata nel corso di tanti secoli?
I colpevoli sono tanti. A parte la latitanza delle Istituzioni, credo che la maggiore colpa sia da attribuire alle associazioni di categoria. Incredibilmente, queste realtà non hanno mai tutelato al meglio i propri associati. Ma anche gli stessi olivicoltori sono responsabili di alcune leggerezze, sia chiaro. E' tutta la filiera che ha commesso degli errori. Il rischio è che non si riesca a essere competitivi di fronte alla complessità dei nuovi mercati. Pensi che i nuovi paesi produttori sono ben più agguerriti di noi. L'Australia per esempio sta investendo tantissime risorse. Sta puntando in via esclusiva alla grossa e ghiotta fetta rappresentata dai mercati del Sud Est Asiatico. E intanto, nel novembre su "Wine Spectator", si è già mosso il primo attacco agli oli italiani, a favore delle produzioni oliandole spagnole, considerate migliori nel rapporto qualità-prezzo. Occorre dunque stare in guardia".

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