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L’Orsone, ristorante di Bastianich a Cividale del Friuli, sotto indagine della procura di Udine: avrebbe usufruito illecitamente di agevolazioni per gli agriturismi. L’avvocato: “passaggio a ristorante fatto e imposte versate, accuse infondate”

Non Solo Vino
Joe Bastianich

Joe Bastianich, uno dei nomi più celebri della ristorazione mondiale, personaggio tv e produttore di vino, in Friuli Venezia Giulia, finisce nel mirino del fisco italiano. Al centro dell’inchiesta della Procura di Udine c’è l’Orsone (http://orsone.com), uno dei suoi tanti ristoranti per il mondo, immerso tra i vigneti dell’azienda di famiglia. Secondo la ricostruzione della procura, almeno fino al 1 aprile 2015, il locale (aperto nel 2013) era dichiarato al fisco come un semplice agriturismo. Con tutte le agevolazioni del caso: la Bastianch srl, sostengono gli inquirenti, ha potuto beneficiare di vantaggi fiscali per 1 milione di euro.
Secondo la Procura, riporta “Il Messaggero Veneto”
(http://goo.gl/J956mB), “gli amministratori della società avrebbero attestato il falso, facendo passare per agriturismo uno dei ristoranti più quotati in Regione, e i funzionari addetti al controllo delle aziende e all’accertamento della conformità alle prescrizioni di legge avrebbero chiuso entrambi gli occhi sulla violazione, omettendo di segnalarla a chi di dovere”.
E così, nel registro degli indagati, sono finite quattro persone: i due amministratori che si sono susseguiti nelle funzioni di legali rappresentanti della “Bastianich srl” (che gestisce, tra gli altri, anche l’Orsone), Valter Scarbolo (che è anche un produttore di vino) e Claudio Rizzi, a cui viene contestata l’ipotesi di reato della falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, nelle rispettive qualità di legali rappresentanti della società, ma anche Marina Boscaro e Mauro Compassi, funzionari dell’Ersa (l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo Rurale) per omissione in atti di ufficio.

Ma l’avvocato Maurizio Miculan, che cura gli interessi della “Bastianich srl”, respinge tutto l’impianto accusatorio: “nel momento storico in cui sono state presentate le richieste di autorizzazione - ha detto a “Il Messaggero Veneto” - esistevano i presupposti per svolgere attività di agriturismo. Poi, considerato il flusso di clientela, la società ha ritenuto di avere raggiunto i criteri per passare ad attività commerciale e ha chiesto le relative autorizzazioni. La pratica si è conclusa soltanto nel 2015 per una serie di intoppi burocratici non certo imputabili alla società. Ad ogni buon conto - continua il difensore - tutte le imposte previste dalla legge sono state versate e per questo siamo pienamente convinti di poter dimostrare l’assoluta infondatezza delle accuse, anche attraverso il contraddittorio leale e sereno che avremo con la Procura”.

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