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L’ORTOFRUTTA ITALIANA, UNA REALTÀ FATTA DA 463.000 AZIENDE, PER UN VALORE DI 4 MILIARDI DI EURO ALL’EXPORT. AL MACFRUT DI CESENA (25-27 SETTEMBRE) LE NOVITA SULLE ESPORTAZIONI IN USA E COREA, E LA TENDENZA ITALIANA: MEGLIO I MERCATINI CHE LA GDO

Non Solo Vino
L’ortofrutta italiana, una realtà di 463.000 aziende, per un valore di 4 miliardi di euro

463.000 le aziende, 1,2 milioni di ettari coltivati, per un valore alla produzione sugli 11 miliardi di euro all’anno. E, ancora, 85.000 produttori attivi, 26 milioni ti tonnellate di prodotto, e 4 miliardi di euro di export. Ecco, in estrema sintesi, la “carta d’identità” dell’ortofrutta italian, protagonista di MacFrut, a Cesena (25-27 settembre, www.macfrut.com), appuntamento clou di un settore fondamentale per l’agricoltura italiana, e che contende ogni anno il primato del valore esportato ad un altro campione del made in Italy, il vino.
“MacFrut e il comparto dell’ortofrutta rappresentano due eccellenze per il nostro Paese. Questa manifestazione - ha detto il Ministro delle Politiche Agricole, Nunzia de Girolamo, nell’inaugurazione - è un momento importante per riflettere sui futuri scenari del settore. Non è più tempo di pensare al proprio orticello, noi siamo l’Italia e dobbiamo puntare a un’organizzazione comune. L’accordo siglato per aprire la strada alle esportazioni di pere e mele verso il mercato degli Stati Uniti dimostra che se siamo uniti vinciamo. L’ accordo - ha aggiunto il Ministro - ci ha permesso di sbloccare l’esportazione di mele e di pere verso gli Stati Uniti d’America. Un simile mercato è per noi di importanza fondamentale ed è stato possibile aprire questo nuovo canale grazie al lavoro che è stato portato avanti dal Mipaaf con la collaborazione delle organizzazioni agricole e delle Regioni”. Tra le novità per il comparto anche il via libera all’export di kiwi (di cui l’Italia è tra i primi produttori del mondo) in Corea, ma già si guarda alle nuove opportunità che si potrebbero aprire per arance, uva, pesche e susine verso Cina, Giappone, India, Messico, Israele e Nuova Zelanda (al centro del convegno promosso da Agrinsieme - Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane, di scena domani).
Ma se le speranze di crescita sono rivolte all’export, cosa succede in Italia? La risposta ha cercato di darla il convegno “L’ortofrutta della Filiera agricola Italiana (Fai) alla prova dei mercati generali” promosso da Coldiretti e Fedagro, l’associazione dei commercianti dei mercati all’ingrossoSecondo l’economista Gian Luca Bagnara, il consumatore trova i prezzi più bassi per l’acquisto dell’ortofrutta fresca dagli ambulanti, con un prezzo medio di 1,52 euro al chilogrammo. A seguire, i prezzi più vantaggiosi sono nei discount, con 1,59 euro/Kg, negli ipermercati con 1,72 euro/Kg, nelle piccole superfici con 1,81 euro/Kg e infine i supermercati con 1,82 euro/Kg.
Sono dati, ha rilevato la Coldiretti, che non trovano riscontro nel trend degli ultimi dieci anni, che ha visto aumentare le vendite nei canali della Grande distribuzione e diminuire quelli del mercato tradizionale. Se nel 2003 l’ortofrutta fresca veniva venduta per il 59% nei punti vendita tradizionali (ambulanti, negozi tradizionali, negozi specializzati) e solo il 41% nella grande distribuzione, nel 2012 i 200 milioni di tonnellate di ortofrutta fresca (valore circa 11 miliardi di euro), sono stati venduti per il 57% nella Gdo e solo il 41% nei canali tradizionali.
“La grande distribuzione - ha detto il direttore generale del progetto di Coldiretti Filiera Agricola Italiana, Alfredo Gaetani - vende grandi quantità di prodotto con caratteristiche standardizzate, per cui le produzioni di qualità elevata trovano uno spazio sempre più limitato. La pesca più grande, più dolce, profumata e matura trova più facilmente il suo canale nei negozi tradizionali ed è questo prodotto che vogliamo valorizzare”.

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