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LA BIRRA PERONI, DOPO 160 ANNI, LASCIA ITALIA: IL CONTROLLO ALLA SUDAFRICANA SABMILLER

La Birra Peroni lascia l'Italia: l’accordo stretto tra la società italiana e il gruppo sudafricano Sabmiller prevede l’acquisizione di una quota di maggioranza del capitale, compresa tra il 51% e il 60%, da definire al momento del closing dell'operazione, previsto tra tre settimane, con un esborso massimo di 246 milioni di euro. “Una collaborazione voluta - assicurano alla società - che permetterà lo sviluppo dei marchi di punta, Peroni e Nastro Azzurro”.
La Birra Peroni è uno dei marchi più antichi di Italia, tanto da accompagnare dalla metà dell'Ottocento, l’avanzata dei Savoia in Italia fino alla nascita della Repubblica e all’esplodere della società dei consumi. La Peroni nasce a Vigevano nel 1846, l’anno in cui Pio IX, il Papa del Risorgimento, sale al soglio pontificio, mentre si diffonde anche in Italia il clima liberal-democratico che avrebbe portato due anni dopo ai moti del ‘48. Fondatore dell’azienda è Francesco Peroni, capostipite di una stirpe di cinque generazioni che ha continuato a gestire il marchio fino ad oggi.


La curiosità - Addio anche alla Peroni,
il “made in Italy” emigrato

La Peroni lascia l'Italia. E si allunga la lista dei grandi nomi-simbolo del made in Italy che negli ultimi anni sono emigrati all'estero, preda di compratori oltre frontiera. La storica birra è solo l’ultimo caso, in ordine cronologico, di marchi storici passati in mano estera. Un flusso migratorio che ha già visto pezzi importanti dell’imprenditoria del belpaese iniziare a parlare lingue lingue diverse: dalle biciclette Bianchi e Legnano, che hanno preso la volata per la Svezia, alle griffe come Gucci, dalla Lamborghini alla Perugina, dal marchio della storica auto Bugatti alle penne stilografiche del made in Italy Omas (oggi di Lvhm) passando per le navi da crociera Costa, dal salame Negroni alla maison vinicola Martini & Rossi, dai formaggini Invernizzi ai pc Olivetti, dalla Cinzano (oggi della Idv-International Distillers Vintners del gruppo britannico Grand Met) alla Buton (il marchio della “Vecchia Romagna), da Motta Alemagna alla Galgani, dalla Sperlari alla Ferrarelle/Sangemini - solo per citarne alcuni - anche se la lista è ben più lunga. Ma se molti marchi se ne vanno altri che avevano lasciato il Paese sono comunque rimpatriati: è il caso dei gelati Sanson (ricomprati agli americani da Leonardo Del Vecchio), della Maserati (ripresa dalla Fiat all'argentino De Tomaso), dei liquori e analcolici Cynar, Oransoda, Crodino, Biancosarti, Vov e Riccadonna che la Campari ha riportato dall'Olanda a Milano. Fino ai saponi Mantovani ricomprati dalla Ciccarelli.

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