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VINO E TERRITORIO

La Campania verso una Doc “regionale”, per raccontare la sua ricchezza vinicola ancora sconosciuta

Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione: “dobbiamo fare massa critica per essere visibili su mercati internazionali”
CAMPANIA, DOC CAMPANIA, vino, Italia
I vigneti della Campania e la loro storia (ph: Consorzio Vini Salerno)

La “Campania Felix”, come la descrisse Plinio il Vecchio, è terra dove la viticoltura è antichissima, quasi ancestrale. Ma i suoi vini, ancora, nonostante una storia antica e che si lega a bellezze storiche e culturali senza parti come, una su tutte, la Reggia di Caserta, passando per Pompei, e paesaggistiche, come la Costiera Amalfitana, senza dimenticare Napoli ed il Vesuvio, e una gastronomia ricchissima, sono quasi sconosciuti ai più, come abbiamo raccontato di recente anche in questo video). E questo nonostante una varietà che va dal Greco di Tufo, di cui parla lo stesso Plinio ma anche Virgilio, il Taurasi dell’Irpinia, “culla” della produzioni più pregiate, l’Aglianico del Taburno e il Fiano di Avellino, tutti Docg, accanto alle Doc Falanghina del Sannio e Sannio, Campi Flegrei e Falerno del Massico (quel Falerno “puro e resistentissimo” che Cleopatra regina di Egitto, nel 47 a.C, versava a Giulio Cesare), Aversa e Vesuvio, Cilento, Penisola Sorrentina e Costa d’Amalfi , Ischia e Capri, accanto a Igt come Terre del Volturno, e “chicche” come Lacryma Christi, Piedirosso, Coda di Volpe, Biancolella e Pallagrello. Ed ora, la Regione, punta sulla creazione di una “Doc Campania”, capace di fare da ombrello a tutti i territori, e alle 19 Dop e 10 Igp che già esistono in una Regione che m, nel 2022, secondo i dati Nomisma, ha prodotto 535.560 ettolitri di vino, appena l’1% del totale italiano, con una netta prevalenza di vini bianchi (60%), rispetto a rossi e rosati (40%), per un giro d’affari di 44,7 milioni di euro per 10,5 milioni di bottiglie, con le denominazioni più importanti, in termini di volumi, che sono la Falanghina del Sannio Doc, il Greco di Tufo Docg, il Fiano di Avellino Docg, e poi Sannio, Irpinia, Vesuvio, e Campi Flegrei, tutte Doc, fino al Taurasi Docg. Una varietà tutta da raccontare, perchè, come emerso dalla consumer survey illustrata da Denis Pantini, il 61% dei consumatori, negli ultimi 12 mesi, non ha consumato neanche un vino campano, e la prima motivazione è perchè “non li conosco”, che ha totalizzato il 54% delle scelte a risposta singola, ed il 70% di quelle a risposta multipla.
“Lo studio Nomisma ci permette di conoscere la percezione dei nostri vini e il posizionamento in Italia e nel mondo. L’obiettivo è valorizzare la nostra produzione attraverso la creazione di una Doc regionale Campania, che permetta di fare massa critica per essere visibili su mercati internazionali altamente competitivi”, ha spiegato Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, nella presentazione della ricerca Nomisma “La Campania del Vino e il regional branding”, andata in scena a Napoli in Regione Campania, alla presenza, tra gli altri, di produttori e manager di riferimento del vino della Regione come Antonio Capaldo della Feudi di San Gregorio, Domizio Pigna della cooperativa “La Guardiense”, Carmine Coletta della Cantina di Solopaca e dai presidenti dei Consorzi di Tutela, Cesare Avenia di Vitica - Consorzio Vini Caserta, Andrea Ferraioli di Vita Salernum Vites - Consorzio Vini Salerno e Libero Rillo del Consorzio Vini del Sannio. “Da questo punto di vista - ha continuato l’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, Nicola Caputo - associare il vino al cibo e al turismo in Campania può rappresentare un grande elemento di traino. Come dimostra lo studio, dove cresce il legame tra vitigno e territorio, come nel caso del Fiano di Avellino e della Falanghina del Sannio, aumenta il valore percepito dai consumatori. Abbiamo iniziato un percorso di posizionamento e rafforzamento per tutte le produzioni campane, a partire dal vino che rappresenta un testimonial straordinario, capace di evocare la nostra regione nell’immaginario collettivo”.
Quello del vino “è un settore fondamentale per l’economia della Campania fondato sulla qualità - ha sostenuto l’Assessore alle Attività Produttive della Campania, Antonio Marchiello - ma fare rete è fondamentale. E occorre fare rete anche con le altre regioni. In ogni caso la Campania quando si presenta sui mercati deve essere una”.
“La missione ora è trasformare una Indicazione Geografica residuale (ovvero l’attuale Igt Campania, ndr), in una Doc di valore con un posizionamento molto più alto. L’analisi Nomisma - conclude Caputo - ci indica la direzione da seguire: orientarci meglio ai mercati internazionali ed extra regionali, individuare in ogni territorio dei produttori leader, capaci di farsi portavoce di tutte le istanze locali e di farle confluire in questo progetto ambizioso, necessario per far apprezzare la nostra produzione in modo significativo e coerente con le nostre potenzialità”.

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