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LA CATENA DI CAFFETTERIE AMERICANA STARBUCKS PUNTA A DIVENTARE “UN GRUPPO ALIMENTARE GLOBALE”. OBIETTIVO, L’ESPANSIONE IN SUD AMERICA E CINA, E IL TANTO ATTESO SBARCO IN ITALIA, IL MERCATO PIU’ DIFFICILE, CON L’AIUTO DI AUTOGRILL

La catena di caffetterie Starbucks, più di 17.000 filiali in tutto il mondo, dopo un terzo trimestre 2011 da record (2,9 miliardi di dollari di fatturato, una crescita del 12% sullo stesso periodo del 2010 ed un utile di 279 milioni), rilancia le proprie ambizioni per il futuro. E lo fa attraverso un’intervista che il potente direttore esecutivo della multinazionale, Howard Schultz, ha rilasciato al settimanale tedesco “Der Spiegel”: “la catena inizierà ad introdurre entro l’anno, nuovi prodotti che ci faranno entrare nel business globale del settore alimentare”, spiega Schulz, che traccia poi le linee guida per le strategie future: “penso che nei prossimi anni il mondo sarà molto sorpreso di quello che possiamo fare, il nostro obiettivo è quello di crescere in tutto il mondo, grazie a nuovi punti vendita in Europa, ma anche nei mercati emergenti come Brasile, India e soprattutto Cina, dove ci auguriamo di avere presto mille punti vendita”.

E l’Italia? Schultz non ne ha parlato apertamente, ma sono mesi ormai che si prepara allo sbarco: in un’intervista rilasciata a febbraio, parlava della conquista del mercato italiano come di un obiettivo realistico ma da calibrare bene; del resto Schultz vanta un partner fortissimo nel settore, un potenziale apripista del calibro di Autogrill. Che gestisce in giro per le autostrade e gli aeroporti del mondo, 369 punti vendita, grazie ad un contratto rinnovato giusto un anno fa e fino al 2020 che prevede un’ulteriore espansione con l’apertura di 120 nuovi locali in tutto il Nord America. E i giganti del caffè italiano? Non sembrano preoccuparsi più di tanto: le caffetterie “brandizzate”, da Illy a Lavazza fino a Segafredo, stanno prendendo piede proprio in Nord America, offrendo un format diverso da quello di Starbucks, in cui si propone la vera esperienza del caffè espresso italiano, ma in Italia, terra storicamente di bar (se ne contano 120.000) è talmente forte la presenza di bar serviti dai grandi del caffè da non aver poi troppa paura dell’invasore. Specie se, come dichiarò lo stesso Schultz al Corriere della Sera a febbraio, è armato di buone intenzioni: “il mio sogno ora è aprire uno Starbucks spettacolare in Italia che sia la quintessenza della mia catena. Con i miei amici Angelo Moratti e lo stilista Brunello Cucinelli vado in giro a capire dove e come potrei realizzare il mio sogno. Ma ho una tale stima per la vostra cultura ed il vostro cibo che voglio farlo davvero nel modo giusto”. E intanto, su Facebook, ormai da un anno, è un vero e proprio florilegio di gruppi che chiedono a gran voce l’apertura di Starbucks nelle città italiane, anche se è lecito dubitare della totale assenza dello zampino dei geni del marketing della catena di caffetterie americana ...

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