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La Commissione Ue dà il via libera alla Francia per la legge sull’indicazione obbligatoria in etichetta dell’origine degli alimenti. E la Coldiretti torna a spingere per una legge italiana, forte della consultazione online lanciata dal Mipaaf

“Con due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, come pure la metà delle mozzarelle e il concentrato di pomodoro dalla Cina, occorre introdurre senza esitazione in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti come ha chiesto il 96,5% degli italiani, sulla base della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari lanciata dal Ministero delle Politiche Agricole”. Così il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, commenta l’autorizzazione concessa dall’Unione Europea alla Francia di introdurre un sistema di etichettatura di origine per carne e latte contenuti nei prodotti trasformati.

La battaglia, condotta da anni dalla Coldiretti e non solo, in Italia e in Europa, per la distintività e la trasparenza, è stata raccolta dal Governo francese, al quale è stata concessa l’autorizzazione dalla Commissione europea sulla base del regolamento comunitario N.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014 che, come spiega la Coldiretti, consente ai singoli Stati membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti, qualora i cittadini esprimano in una consultazione parere favorevole in merito alla rilevanza delle dicitura di origine, ai fini di una scelta di acquisto informata e consapevole.

“Una iniziativa che si è svolta in Italia con un risultato che non lascia spazio ad equivoci - commenta Moncalvo - ed impegna le Istituzioni nazionali a introdurre l’etichetta dove ancora manca, dai formaggi ai salumi, dalle conserve ai succhi di frutta fino al latte a lunga conservazione”. Non è un caso, secondo Coldiretti, che secondo la consultazione pubblica on line, che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015 l’89 % dei consumatori ritiene che la mancanza di etichettatura di origine possa essere ingannevole per i prodotti lattiero caseari, l’87% per le carni trasformate, l’83% per la frutta e verdura trasformata, l’81% per la pasta e il 78% per il latte a lunga conservazione. La situazione di crisi sta assumendo toni drammatici per gli allevamenti italiani con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine (Dop) che sono scesi al di sotto della linea di 1,20 centesimi al chilo, che non coprono neanche i costi della razione alimentare, per non parlare del prezzo del latte che, con il venir meno degli accordi rischia ora di essere in balia delle inique offerte dell’industria.

“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza - spiega ancora il presidente di Coldiretti - l’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti che con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004 grazie alla quale è diventato obbligatorio indicare in etichetta la provenienza del latte fresco e quella della passata di pomodoro in Italia”.

Da allora, molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa, ma l’etichetta resta anonima per quasi la metà della spesa, dai formaggi ai salumi, dai succhi di frutta alla pasta, dal latte a lunga conservazione al concentrato di pomodoro ai sughi pronti, fino alla carne di coniglio. A livello comunitario il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. L’Italia ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo made in Italy per effetto dell’influenza aviaria, mentre a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

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