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SCIENZA VS IDEOLOGIA

La comunità scientifica contro il NutriScore: algoritmo arbitrario, favorisce cibi processati

“Competere”, piattaforma di discussione scientifica sulla sustainable nutrition: consumatori prediligono la Nutrinform Battery
COMPETERE, COMUNITA SCIENTIFICA, NUTRISCORE, Non Solo Vino
La Dieta Mediterranea, nel mirino del NutriScore

Non bastassero le organizzazioni degli agricoltori, le Istituzioni - agricole e non - e l’Antitrust, contro il NutriScore si scaglia anche la comunità scientifica, che ha definito l’etichetta a semaforo un sistema pericoloso ed estremamente fuorviante, che poggia su un algoritmo totalmente arbitrario e manipolabile, che cibi altamente processati e mette a rischio la libertà del consumatore. Accogliamo con grande piacere la ferma posizione del Ministro Patuanelli contro NutriScore, che ha sollevato l’assenza di basi scientifiche di questa misura; in “Competere” - unico soggetto italiano e tra i pochi in Europa a promuovere un dibattito scientifico e super partes su NutriScore - abbiamo evidenziato le carenze di questo sistema di etichettatura pericoloso ed estremamente fuorviante: l’algoritmo su cui si basa è totalmente arbitrario e manipolabile; la distinzione tra nutrienti positivi e negativi va contro la letteratura scientifica; favorisce cibi altamente processati; mette a rischio la libertà del consumatore forzandolo verso scelte basate su parametri incomprensibili e non trasparenti.Secondo alcune ricerche, i consumatori di 7 Paesi europei (tra cui Francia, Germania e Spagna) prediligono il sistema di etichettatura dettagliato Nutrinform Battery, rispetto al NutriScore, e molti consumatori sono sospettosi di etichette sommarie che non mostrano le informazioni nutritive. NutriScore, quindi, oltre a generare classificazioni paradossali di alimenti simbolo del made in Italy parte della Dieta Mediterranea, rappresenta una misura totalmente antiscientifica, che mette a repentaglio non solo un patrimonio sociale ed economico inestimabile come il made in Italy agroalimentare, ma anche il benessere di tutti i cittadini dell’Unione Europea”. Così, appena qualche giorno fa, Pietro Paganini, presidente di “Competere - Policies for Sustainable Development”, think tank europeo promotore dell’unica piattaforma italiana di discussione scientifica sulla sustainable nutrition, che, dal convegno “Science Vs Ideology - Beyond the NutriScore”, ha ribadito l’antiscientificità del NutriScore, dimostrando la non validità scientifica delle argomentazioni che supportano la misura e rimarcando studi consolidati che da sempre evidenziano le debolezze e la pericolosità del NutriScore.

Una posizione ancora più attuale alla luce delle cinque procedure attivate dall’Antitrust (qui) contro aziende italiane, francesi ed inglesi che hanno deciso di puntare sul sistema a colori dell’etichetta NutriScore, accusata di indurre in valutazioni errate sulla salubrità di un determinato prodotto, prescindendo dalle esigenze complessive di un individuo (dieta e stile di vita), dalla quantità e dalla frequenza di assunzione all’interno di un regime alimentare variegato ed equilibrato.

Del resto, come spiega il Dottor Ramon Estruch dell’Università di Barcellona, “il NutriScore non si basa su risultati di studi scientifici: mescola energia, cibo e nutrienti, non valuta la qualità delle proteine, dei grassi o dei carboidrati e non evidenzia aspetti positivi come l’alta densità di nutrienti o il contenuto in composti bioattivi. Infine, non tiene conto del grado di lavorazione dei cibi”. Come se non bastasse, “il NutriScore presenta un approccio che va contro le indicazioni della stragrande maggioranza dei nutrizionisti. Si focalizza sui singoli cibi e nutrienti invece che sul concetto di dieta; preferisce la rigida indicazione dei valori per 100g; non aiuta il consumatore a comprendere quali nutrienti possono essere positivi e quali negativi. In questo modo l’olio d’oliva ottiene un punteggio più basso rispetto ad una bibita gassata”, aggiunge il dottor Francesco Visioli (Università di Padova).

 

 

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