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LA CRISI ABBATTE ANCHE L’ULTIMO BALUARDO, QUELLO DELL’AGROALIMENTARE. IL CALO NEL SETTORE SI ATTESTA A -2,6% SULL’ANNO PRECEDENTE. PREOCCUPAZIONE NELLE ASSOCIAZIONI, CHE INVOCANO PRONTE MISURE DEL GOVERNO, MA SI APPELLANO ANCHE AI COMMERCIANTI

Calano i consumi, -0,5% su base mensile e -2,6% su base annua, trainati verso il basso, a sorpresa, dal crollo dei prodotti alimentari. Su gennaio 2009, gli acquisti di cibo sono crollati del -3,3%, contro quelli dei non alimentari (-2,3%). Calo più accentuato nella gdo (-3,5%), ma pesante anche nei piccoli esercizi (-3,1%). Nell’alimentare gli ipermercati e i supermercati hanno perso il 3% del fatturato al livello tendenziale mentre i reparti alimentari nei discount hanno segnato un -2,9%. Sul calo complessivo del 2,6% delle vendite a gennaio spicca quello dei prodotti farmaceutici (-4,2%) e delle dotazioni per l’informatica (-4,3%). E se fino ad oggi i dati dicevano che agricoltura e alimentari tenevano meglio alla crisi, ora pare che la palma di settori più “resistenti” tocchi ad abbigliamento e calzature (-1,2%), foto ottica (-0,6%), giocattoli, sport e campeggio (-0,9%).

Focus: gli interventi delle principali organizzazioni di categoria del settore agricolo e imprenditoriale sulla crisi dei consumi
I dati diffusi oggi dall’Istat sulle vendite al dettaglio (-2,6% su gennaio 2009 ma -3,3% per gli acquisti alimentari) dimostrano che gli italiani sono in difficoltà anche per gli acquisti alimentari essenziali. Lo sottolinea il Codacons in una nota con la quale si chiede al Governo di abbassare l’Iva sui prodotti alimentari. “Si tratta di un dato inquietante ed angosciante - si legge nella nota - perché dimostra che gli italiani non hanno più soldi nemmeno per mangiare e che devono tirare la cinghia non solo per l’acquisto di beni superflui ma anche per beni necessari ed indispensabili come il cibo”. “Il Codacons - prosegue la nota - chiede ai commercianti di abbassare i prezzi del 20% e al Governo di ridurre l’Iva dei prodotti alimentari, in modo da salvaguardare la capacità di spesa degli italiani. I commercianti sono in crisi come i consumatori. Le loro vendite diminuiscono sempre più. Ma sbagliano quando, come stanno facendo ora, cercano di mantenere i profitti di prima alzando i prezzi, contribuendo in questo modo all’ulteriore riduzione delle vendite al dettaglio”.
Per Confesercenti, poi, il calo della spesa alimentare “è senza dubbio un elemento preoccupante; quando si tagliano i consumi alimentari significa che si stringe la cinghia, l’alimentare è l’ultima cosa che si taglia”. Il presidente Marco Venturi invita a valutare attentamente il segnale che giunge oggi dal monitoraggio dell’Istat. “È cambiato qualcosa - dice Venturi - nella valutazione delle famiglie sulle proprie capacità di spesa. Non si tratta di essere alla fame, ma anche se il dato riguardasse la razionalizzazione degli sprechi o meno riserve in frigo, sarebbe comunque indicativo”.
La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori sottolinea che “la crisi economica sta modificando le abitudini a tavola e il consumatore appare molto cauto: fa più ricorso alle promozioni e agli acquisti effettuati presso i canali più convenienti, come gli hard-discount. Anche davanti a prezzi che non hanno subito rincari, sussiste un clima d’attesa e si conferma un impoverimento della spesa”. Nel commentare i dati Istat sulle vendite al dettaglio, la Cia rimarca che “pane, carne bovina, vino, olio d’oliva, agrumi, primi patti surgelati, salumi Dop sono i prodotti alimentari che hanno segnato nel corso del 2009 i cali più evidenti nei consumi domestici”. Il dato tendenziale (-3,3%) è giudicato dalla Confederazione Italiana Agricoltori “estremamente negativo”, ed evidenzia “le difficoltà che incontrano le famiglie italiane, che nel 60% dei casi, a causa della crisi economica, sono state costrette a cambiare menù. Nel 2009 si è evidenziata una flessione, su base quantitativa, nella domanda di derivati dei cereali (-2%), dovuta soprattutto al pane, ai primi piatti surgelati e ai biscotti dolci, mentre continua a crescere la pasta, che, nonostante i rincari, mette a segno un aumento (tra il 2 e il 2,5%). Cali anche per la carne bovina (-2,1%) e avicola (-1,2%), per l’olio di oliva (-3,4%) e per i vini e spumanti (-1,3%). Restano, invece, invariati gli acquisti domestici di carne suina e salumi senza denominazione (+0,1%). Calano, al contrario, quelli Dop. Per gli ortaggi, si è registrato un incremento delle vendite (+1,4%), così come per latte e derivati (+1,1%). In risalita i consumi di frutta (+3,4%) e di prodotti ittici (+3,7%).
Infine, Federconsumatori e Adusbef commentano con preoccupazione i dati Istat sulle vendite del commercio al dettaglio a gennaio (-0,5% sul mese, -2,6% sull’anno) e chiedono al Governo interventi a favore delle famiglie a reddito fisso a partire dalla detassazione.
“Il Paese - sostengono il presidente di Federconsumatori Rosario Trefiletti e quello di Adusbef Elio Lannutti - avrebbe avuto bisogno che si fossero fatte diagnosi realistiche per poi poter mettere in campo strumenti adeguati di rilancio socio-economico del Paese, cosa che non si è fatta. Ma il dato che ancor più deve preoccupare, non è solo quello della contrazione dei consumi nel 2009 ma che la stessa contrazione continui anche nel 2010, per via dell’onda lunga di cassa integrazione e di disoccupazione, che avrà effetti dirompenti lungo l’intero anno, delineando una crescita prossima allo 0% del Pil. Una sferzata all’economia - conclude la nota - non può essere fatta altrimenti, quindi, che con un processo di detassazione delle famiglie a reddito fisso, aumentando la capacità di acquisto delle stesse, per 1.200 euro annui e con il blocco delle tariffe”.

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