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LA CRISI STRAVOLGE IL PIATTO: NEL 2012 CARRELLO DELLA SPESA PIÙ “LEGGERO” DI 8 MILIARDI DI EURO. CONSUMI AI LIVELLI ANNI ’70. ECCO INDAGINE AGRO-ALIMENTARE. MENO CARNE, PANE, PESCE, FRUTTA, VERDURA, LATTE, VINO E OLIO

La crisi è entrata di prepotenza anche nel carrello della spesa alimentare. Più di 16 milioni di famiglie italiane (due su tre), nel 2012, hanno tagliato gli acquisti per la tavola, con un calo dei consumi del 3,2% sul 2012. In un anno sono crollati gli acquisti di carne, pesce, frutta, verdura, latte, vino e olio. Siamo tornati ai livelli degli anni ’70, nel momento dello shock petrolifero che costrinse tutti a tirare la cinghia. In soli cinque anni l’alimentare ha subito un “colpo di scure” di 20 miliardi di euro, 8 miliardi solo nell’anno passato. Per mangiare si spende, in valore, più al Sud (484 euro a famiglia) rispetto al Nord (473 euro) e al Centro (479 euro), mentre la quantità dei prodotti ha imboccato una caduta libera. Si risparmia sul cibo per far fronte alle spese per i servizi necessari (gas, acqua, luce, carburanti, mutui, affitti), mentre si va alla ricerca di prodotti meno pregiati e di scarsa qualità che hanno prezzi più accessibili. Una tendenza proseguita e accentuata anche nel primo quadrimestre del 2013. Sono questi i primi risultati di un’indagine della Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, in fase di elaborazione, anticipata nella Conferenza economica di Lecce.

Anche nel 2012 ogni famiglia ha centellinato gli acquisti e la composizione del menù ne ha risentito in maniera palese: all’alimentazione ogni nucleo familiare ha destinato 5.760 euro, poco più del 19% della spesa complessiva, pari a 30.000 euro l’anno. Un livello così basso di acquisti per la tavola, a prezzi invariati, non si vedeva da quarant’anni fa, quando però le aspettative degli italiani erano ben diverse da quelle attuali. Oggi - si legge nel report Cia - la situazione è ben peggiore e c’è una grande preoccupazione per il futuro. Siamo in presenza di una flessione drammatica che si prolungherà nel tempo e che è destinata a incidere nel lungo periodo sulle abitudini alimentari.

Per fronteggiare le difficoltà economiche, le famiglie ormai puntano all’essenziale - continua il report Cia - ed evitano spese superflue. Si sono tagliati prodotti come la carne rossa, soprattutto i tagli pregiati, il vino a denominazione d’origine e l’olio di alta qualità, ritenuti troppo costosi. Al contrario, è cresciuto il consumo di pasta (0,9%), in quanto viene considerato un piatto che da solo può fare pasto con una spesa minima.

La crisi ha così costretto gli italiani - sottolinea il report della Cia - a riorganizzare completamente la spesa alimentare: il 65 % delle famiglie compara i prezzi con più attenzione; il 53% gira più negozi alla ricerca di sconti, promozioni e offerte speciali; il 42% privilegia le grandi confezioni o “formati convenienza”; il 32% abbandona i grandi brand per marche sconosciute come i cosiddetti prodotti di primo prezzo; il 24% ricomincia a fare cucina di recupero con gli avanzi della cucina. Inoltre, più del 16% delle famiglie rinuncia del tutto a pranzi e cene fuori dalla mura domestiche (ristoranti, trattorie, tavole calde, fast-food, pizzerie).

Per evitare spese inutili, la famiglia italiana ha da tempo abbandonato anche l’idea di riempire settimanalmente il carrello e così la spesa si fa in maniera quotidiana, con maggiore oculatezza. E i “tagli” - prosegue il report Cia - hanno riguardato, sempre nel 2012, la stragrande maggioranza dei prodotti. Il 55,8%delle famiglie italiane ha ridotto gli acquisti di frutta e verdura, il 50,4% quelli di pane, il 45,2% quelli di pasta, il 60,9% quelli di carne bovina, il 61% quelli di pesce, il 32% i lattiero-caseari, il 38% quelli di olio d’oliva e il 40% quelli di vino.

Nella scelta di prodotti di qualità inferiore, invece, l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha riguardato il pane per il 42,7%, la carne bovina per il 50,8%, la frutta per il 46,3%, gli ortaggi per il 40,5%, i salumi per il 36,7%, i lattiero-caseari per il 30%.

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