
Al centro ci sono la dignità, e quindi il cibo come diritto umano universale; l’equilibrio come stile di vita sostenibile e patrimonio culturale; la mutualità tra cooperative, che rafforza i legami sociali ed economici sui territori; ed ancora, l’identità, che tutela le eccellenze e le produzioni di qualità, valorizzando anche i paesaggi rurali; l’alleanza per una filiera etica e cooperativa, e la consapevolezza alimentare, attraverso l’educazione, per formare cittadini informati; senza dimenticare l’inclusione che viene garantita combattendo il caporalato e integrando chi è ai margini, mentre il presidio dei territori difende l’agricoltura sostenibile anche nelle aree più fragili; ed infine, l’innovazione, che guida la transizione ecologica e la competitività, e la partecipazione democratica capace di creare reti vive tra imprese, istituzioni e cittadini. Questo il “Manifesto Cooperativo della Dieta Mediterranea” di Legacoop, presentato, ieri, a Portici, a Napoli, in occasione della Biennale dell’Economia Cooperativa di Legacoop all’Università Federico II di Napoli, nel Dipartimento di Agraria, e nella quale è stato presentato il documento che mette nero su bianco la visione della filiera agroalimentare e il ruolo della cooperazione nel mondo agroalimentare e della pesca.
Una visione univoca dove “non ci sono contrapposizioni tra chi produce e chi vende” e che, secondo Sara Guidelli, dg Legacoop Agroalimentare, “è il frutto di un lavoro collettivo, che nasce da un’esigenza chiara: affermare che la Dieta Mediterranea non è solo una pratica alimentare, ma una visione di società. Una visione che mette insieme salute, giustizia sociale, sostenibilità ambientale, coesione economica e qualità del lavoro. Ed è una visione che trova nella cooperazione un attore naturale e coerente, è un invito all’azione, dimostrando come il modello cooperativo possa essere un pilastro fondamentale per un futuro alimentare più equo e sostenibile”.
Ma Dieta Mediterranea significa anche benessere perché questo regime alimentare è alla base di uno stile vita sano, salutare, che previene malattie e ricadute sulla sanità pubblica. Eppure, non sempre viene seguita. La Fondazione Aletheia dice che in Europa si spendono 310 miliardi di euro per merendine e bevande gassate (+29% in 5 anni), che rappresentano il 13% della dieta Ue. Senza dimenticare che per i bambini europei questi prodotti rappresentano un quarto delle calorie giornaliere (negli Usa sono oltre il 60%). Inoltre nei giovani e nei bambini cresce l’area di sovrappeso e obesità con l’Italia che sta tra la posizione n. 21 e la n. 35. E poi c’è la società che cambia. Nel 2024 la Caritas ha assistito oltre 277.000 nuclei familiari (+62% su 10 anni fa) in condizioni di povertà.
“Quello che abbiamo voluto lanciare oggi è un futuro con una visione condivisa, aperta, cooperativa. Un Manifesto che tiene conto di temi che stanno alla base della filiera agroalimentare, a partire dal reddito adeguato degli agricoltori e dei pescatori, degli scambi commerciali equi, della cura e della vocazione del territorio, del benessere psicofisico delle persone, della cultura e della storia, della cucina italiana”, ha detto Cristian Maretti, presidente Legacoop Agroalimentare, che sostiene anche come “il Manifesto è una tappa di un percorso avviato alcuni anni fa, in cui Legacoop ha messo insieme le esperienze nel consumo, nella distribuzione e nella produzione, per avere una visione il più possibile unitaria sui temi dell’alimentazione. Con una missione: valorizzare i prodotti dei nostri soci”. Un percorso “che oggi ha fissato un’altra tappa e che si arricchisce anche del nostro diretto sostegno alla candidatura all’Unesco della cucina italiana a Patrimonio Immateriale dell’Umanità che il Ministro Francesco Lollobrigida porta avanti con grande impegno”.
Tra gli interventi, Maurizio Martina vice dg Fao, ha fatto notare come “il lavoro di Legacoop arriva nell’anno internazionale della cooperazione, un anno per riflettere sull’attualità, sulla modernità dell’esperienza cooperativa rispetto a quanto vediamo e viviamo”. Ed è un lavoro che evidenzia “come Dieta Mediterranea e cooperazione abbiano una radice comune, quella del fare insieme. La Dieta Mediterranea è una esperienza umana, un atto di alimentarsi non di singoli, ma collettivo. Un modello per cooperare con gli altri”. E per quanto riguarda la Dieta Mediterranea, questa è “non soltanto un modello agroalimentare, ma un modello di vita che mette insieme fattori sociali, economici e umani come la salubrità”.
Il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha parlato della necessità di avere una “visione olistica dell’agricoltura per garantire buon cibo per tutti e per la protezione dell’ambiente. Quello che dobbiamo fare è raccontare il valore dei nostri prodotti e del nostro stile di vita. Dobbiamo far valere il fatto che l’Italia ha il tasso di longevità più alto d’Europa, secondo soltanto al Giappone. E su questo ci rientreranno anche il nostro stile di vita, e la nostra cucina italiana che è candidata a diventare Patrimonio Unesco e che a dicembre potrebbe avere il riconoscimento”. Anche il Ministro Lollobrigida ha evidenziato l’importanza di “lavorare per far riconoscere ai giovani l’importanza del cibo di qualità, e di fare educazione alimentare per un consumo consapevole”.
Ettore Prandini presidente Coldiretti, ha posto l’attenzione sul fatto che “l’Italia può essere un modello rispetto agli altri Paesi. La Dieta Mediterranea non va soltanto esportata, ma anche recuperata in Italia. Per questo abbiamo condiviso con Legacoop il Manifesto. E pensiamo che si debbano coinvolgere le scuole, e le mense scolastiche per esaltare la corretta alimentazione”.
Simone Gamberini, presidente Legacoop, in un video messaggio, ha tenuto a ribadire che questa dedicata alla “filiera agroalimentare si colloca come una delle tappe fondamentali del cammino verso la Biennale della Cooperazione 2026” che si terrà a Milano. Per quanto riguarda il Manifesto Cooperativo della Dieta Mediterranea, “non è solo la difesa di un patrimonio culturale, ma una proposta concreta per un modello di sviluppo sano, giusto, partecipato. Perché la Dieta Mediterranea, letta attraverso la cooperazione, è salute, lavoro dignitoso, educazione, biodiversità, inclusione. È alleanza tra chi produce, trasforma, distribuisce, cucina e consuma”.
Nella tappa verso la Biennale si è svolta anche l’Assemblea di “Cooperare con Libera Terra”, agenzia per lo sviluppo cooperativo e la legalità che da quasi vent’anni, si occupa di promuovere il riuso sociale e produttivo dei beni confiscati, a fianco di Libera fondata da Don Luigi Ciotti, insieme alle cooperative di Legacoop che l’hanno fondata e la animano. “Siamo molto contenti di aver svolto la nostra Assemblea annuale portando un contributo sull’agricoltura sociale, in coerenza col Manifesto presentato, che sottolinea come la cooperazione sia una leva di inclusione e giustizia sociale, attenta alla valorizzazione i beni confiscati”, ha detto Rita Ghedini, presidente di “Cooperare con Libera Terra”, aggiungendo come “per valori e contenuti progettuali ci sentiamo pienamente parte di questo progetto. Dignità, mutualità, alleanza, inclusione, presidio, partecipazione - alcune delle parole del Manifesto - sono i modi con cui il progetto di “Cooperare con Libera Terra” ha cercato, negli anni, di dare sostanza e sostenibilità al motto “buoni, puliti e giusti” che definisce il progetto Libera Terra dalla sua origine”.
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