“Il gastronomo che oggi che inquadra le questioni legate al cibo in maniera complessa e multidisciplinare, con la consapevolezza che l’informazione gastronomica non è qualcosa di ludico, ma con una precisa responsabilità sociale, è organico alla visione di Slow Food. E ce ne sono molti nel mondo. Chi invece sceglie un approccio “iperspecialistico” perde di vista le potenzialità della gastronomia come scienza multidisciplinare che può cambiare molte cose nel mondo”. Così, a WineNews, Carlin Petrini, nella riedizione, 10 anni dopo il debutto (e nei 30 anni dalla fondazione di Slow Food) del suo “Buono, Pulito e Giusto”, libro che è diventato il manifesto di tutto il movimento della “chiocciola”. “10 anni in cui, forse - aggiunge Petrini - si è sviluppato comunque un approccio alla gastronomia in senso più olistico e complesso, e vedo che in molte persone c’è la tendenza ad affrontare tutto questo con una maggiore consapevolezza e con una attenzione particolare al concetto di sostenibilità”. Una tematica, quella della sostenibilità delle produzioni alimentari e dei modelli economici ad esse collegati, che è stata anche al centro della celeberrima enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco, di cui Petrini ha firmato la guida alla lettura. “Una richiesta che mi ha fatto il direttore di “Famiglia Cristiana”, Don Antonio Sciortino, che trattando l’enciclica di argomenti molto vicini alle tematiche di Slow Food ha pensato bene di affidare a me e a noi questo compito. Da parte mia c’era un po’ di perplessità, nel senso che io non sono credente, e un documento di natura spirituale mi metteva un po’ a disagio. Ma in realtà è un documento che, avendo ovviamente una sua dimensione spirituale, ha anche un grande valore politico e culturale, per contenuti rivolto a tutta l’umanità, credenti e non credenti, per me un documento di portata storica, e sono orgoglioso di averne scritto questa guida alla lettura”.
Un binomio, quello tra Carlin Petrini e Papa Bergoglio che, in qualche modo, ha scritto una piccola pagina di storia, visto che ad interpretare il pensiero del leader della Cristianità e del Cattolicesimo è stato quello che Michele Serra, giornalista e amico di lunga data di Petrini, ha definito “un leader politico socialista, uno che ha molto a cuore la condivisione comunitaria della società, e che all’estero - spiega a WineNews è molto più apprezzato e conosciuto che Italia, dove credo che sia uno dei pochi veri leader politici di questo Paese”. Questo perché, aggiunge Serra, “c’è un grosso equivoco, ma anche pigrizia culturale, nella politica italiana, nel valutare Petrini solo come esponente di quella che ancora oggi viene considerata quasi una avanguardia abbastanza lussuosa che si occupa del buon cibo, mentre secondo me è un leader politico a tutti gli effetti. Di lui, in particolare, mi piace molto la socialità, la convivialità, l’idea che la politica, la socialità, lo stare insieme debbano essere qualcosa di caldo, di comunicativo. Carlo Petrini in questo senso è un operatore culturale straordinario, perché quando parla di cibo fa pensare subito al convivio, allo stare insieme, al condividere la tavola. Che sono cose fondamentali. Una parte significativa della nostra vita la passiamo a cucinare, a mangiare a stare a tavola con gli amici, quindi che ci sia una esigenza di qualità nel fare questo, come che sia terribile mangiare in tre minuti ad una tavola calda senza guardare in faccia nessuno, è evidente. Come lo è che sia molto più bello mangiare “da fermi”, alla “Slow Food”, sospendere le altre attività per un momento: mi pare una cosa importante, sacrosanta, ed è anche una lotta, nel senso che è in controtendenza con quello che la vita ci spingerebbe a fare. Fermarci, godere, provare piacere, provare soddisfazione nel fare una cosa così importante e primaria come mangiare, mi pare tutt’altro che un dettaglio”.
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