La Gran Bretagna, nel primo anno fuori dal mercato unico europeo, il 2021, ha importato poco meno di 3,5 miliardi di sterline di vino, il 2% in più del 2020, per un totale di 1,36 miliardi di litri (-6,7%), ad un prezzo medio di 2,57 sterline al litro (+9,4%). Per l’Italia, Londra resta il terzo mercato export, dietro a Stati Uniti e Germania, con un giro di affari di 642 milioni di sterline (742 milioni di euro, come rivelato dagli ultimi dati Istat, +1,8%). Al contrario, per Londra il vino italiano è il secondo più importato, dietro a quello francese, primo a 1,124 miliardi di sterline (+7,1%), con la Spagna a chiudere il podio a 267 milioni di sterline (+1,9%), tallonata da Australia (249 milioni di sterline, -10,9%), Nuova Zelanda (221 milioni di sterline, -20,9%), Cile (189 milioni di sterline, -8,8%), Stati Uniti (170 milioni di sterline, -21%) e Sudafrica (130 milioni di sterline, +24,3%). In termini di volumi, invece, l’Italia è il primo esportatore enoico sul mercato britannico, con 284 milioni di litri spediti nel 2021, davanti ad Australia (205 milioni di litri), Francia (183 milioni di euro), Spagna (141 milioni di litri) e Cile (110 milioni di litri).
Come raccontano i dati dell’Oemv - Observatorio Español del Mercado del Vino, quello del 2021 è il dato a volume più basso dal 2013, che segue il record del 2020, dettato dalla corsa agli stoccaggi in vista della Brexit, cui fa da contraltare il prezzo medio più alto registrato dal 2000, dall’inizio cioè della serie storica. Con 3,491 miliardi di sterline, la Gran Bretagna rimane il secondo importatore mondiale di vino, dietro agli Stati Uniti e davanti alla Germania, ma scivola a volume al terzo posto, superato da entrambe. Dal 2000, la crescita media delle importazioni di vino della Gran Bretagna è stata del +3,8% a valore e del +2% a volume, mentre il prezzo medio è passato da 1,85 a 2,57 sterline al litro, passando da 896 a 1,36 miliardi di litri e da 1,66 a 3,49 miliardi di sterline.
In termini di tipologie, si registra una riduzione a volume del 20% delle importazioni di vino sfuso e in bag-in-box, mentre l’imbottigliato limita il calo al -2% e gli spumanti crescono del +19%. A valore, spumanti (+22%) e imbottigliato (+2,4%) compensano il crollo di sfuso (-19,7%) e bag-in-box (-9,7%). Il vino fermo imbottigliato guida ancora le importazioni con un volume complessivo di 704,9 milioni di litri per un valore di 2,22 miliardi di sterline - ossia il 51,8% dei volumi ed il 61,6% dei valori - per un prezzo medio di 3,15 sterline al litro. I protagonisti del 2021, ma non è una novità, sono però gli spumanti, che raggiungono i 175,5 milioni di litri per 762,5 milioni di sterline ed un prezzo medio di 4,35 sterline al litro, segnando un recupero importante dopo il drammatico 2020, quando la pandemia impattò sui consumi di una categoria legata a doppio filo al consumo fuori casa ed alla celebrazione. Il vino sfuso si ferma a quota 470 milioni di litri per 487,2 milioni di sterline (1,04 sterline al litro), e il bag-in-box a 9,9 milioni di litri e 20,8 milioni di sterline (2,10 sterline al litro). Interessante sottolineare che nel 2000 il vino fermo imbottigliato valeva l’83% del mercato e gli spumanti appena il 3,9%.
I dati sulle importazioni britanniche, però, raccontano anche un’altra realtà. Le spedizioni dai Paesi del Nuovo Mondo (con molti dei quali intanto Londra ha firmato importanti accordi di libero scambio, ndr,), infatti, difficilmente hanno segnato i cali registrati dai dati doganali. Più probabilmente, il vino spedito da Cile, Australia, Nuova Zelanda e Usa ha preso strade diverse, arrivando in Gran Bretagna attraverso Belgio e Olanda, Paesi che di vino ne producono ben poco, ma che a Londra ne hanno spedito molto: rispettivamente, 126 e 52,5 milioni di euro.
Tornando alla categoria degli spumanti, le importazioni dalla Francia nel 2021 sono cresciute del 19,9%, a quota 379 milioni di sterline, lo stesso giro d’affari del 2019. Più lento il cammino dell’Italia, che segna un +3,1% fino a 268,2 milioni di sterline. A volume, la leadership dell’Italia è invece evidente: 110 milioni di litri (+6,9%), il 62,7% del totale delle importazioni della categoria, con la Francia a 30,7 milioni di litri (+24,6%), una quota del 17,5%. Abissale, quindi, la distanza tra i due nel prezzo medio: le bollicine francesi arrivano a 12,34 sterline al litro, quelle italiane si fermano a 2,44 sterline al litro.
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