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LA “GREEN ECONOMY” VIA OBBLIGATA PER SUPERARE LA CRISI E FAR CRESCERE LA PRODUZIONE MADE IN ITALY E IL BENESSERE DEI CITTADINI: LO DICONO LE FONDAZIONI “SYMBOLA”, PRESIEDUTA DA ERMETE REALACCI, E “FAREFUTURO”, GUIDATA DA GIANFRANCO FINI

Italia
La green economy via obbligata per superare la crisi. Lo dicono Realacci, nella foto, e Fini

Il futuro del made in Italy ha una strada obbligata: ne sono convinte due realtà dalle radici molto diverse, come le due fondazioni Symbola, la fondazione per le qualità italiane presieduta da Ermete Realacci, e Farefuturo, di Gianfranco Fini, che si sono incontrate oggi a Roma, e che vedono però nella stessa linea guida, colorata di verde, la via per far crescere le realtà produttive del Belpaese, insieme al benessere dei sui cittadini. E in questo percorso, che coinvolge trasversalmente tutti i settori produttivi, l’agricoltura italiana non può che avere un ruolo da protagonista.

Come ha sottolineato il segretario generale di Symbola, Fabio Renzi, l’agroalimentare italiano “vince puntando su una produzione nel segno della qualità, e il vino è il simbolo più grande di questo successo. Oggi produciamo il 40% in meno di vino sulla metà degli anni ’80, ma il valore dell’export è quintuplicato, passando da 700 milioni di euro a 3,5 miliardi. Ma l’Italia - ha continuato Renzi - è anche prima in Europa in materia di produzioni Dop e Igp, con oltre 180 prodotti certificati, e al secondo posto nel continente per diffusione dei prodotti biologici, e, con Francia e Germania, tra i Paesi in cui è più diffusa la vendita diretta di prodotti agroalimentari in azienda”.

“Superare la crisi - spiega il presidente di Symbola, Ermete Realacci - è una sfida che l’Italia può vincere se saprà cogliere nelle caratteristiche del suo sistema produttivo le radici di una scommessa sul futuro. Quello che emerge dell’incontro di oggi è un’Italia che pur tra ritardi e difficoltà è capace di misurarsi con le sfide di domani, ed è protagonista con il suo sistema imprenditoriale di un’originale interpretazione e declinazione della green economy. È un’Italia che vince e resiste alla crisi perché punta sulla coesione sociale, sull’innovazione e sulla ricerca, sull’ambiente e sulla cultura. Tutti elementi ch possono rappresentare formidabili fattori produttivi in grado di valorizzare i saperi e i talenti dei territori. Ma è un’Italia - ha concluso Realacci - che spesso la politica non sa accompagnare, e che invece ha bisogno di essere sostenuta e raccontata”.

“Il sistema Italia ha retto meglio di altri l’impatto della crisi - spiega Adolfo Urso, segretario generale di Farefuturo e sottosegretario allo Sviluppo Economico - e ora può reagire prima e meglio, soprattutto se investirà sull’economia della qualità e dell’ambiente. Non più ecologia come freno dell’impresa, ma ecologia come motore dell’impresa”.

Per puntare sulla qualità, anche nell’agroalimentare, è fondamentale però una grande attenzione all’ambiente, “che se nel breve termine è un costo per chi produce - spiega Enrico Cancila, responsabile ambiente di Farefuturo - nel lungo periodo può diventare un’opportunità se sfruttato nel modo giusto. Grandi Paesi lo hanno capito: la Germania punta sulle energie alternative, la Francia cerca di andare oltre il Pil, misurando il benessere con una serie di indicatori in cui l’ambiente pesa tanto. E anche gli Usa di Obama parlano di qualificazione ambientale.

E in Italia, ci sono ricerche che dicono che il 70,4% italiani chiede più informazioni sull’impatto ambientale nelle etichette dei prodotti, e il 73% chiede contenitori più ecofriendly. Il nostro è un tessuto è di piccole imprese, è necessario agire sui distretti produttivi, diminuire la burocrazia e nel contempo riuscire a dare responsabilità sociale alle imprese e ai consumatori. Serve una qualificazione ambientale del made in Italy, che in Italia però ancora non c’è”.

Una sfida da raccogliere presto, in cui il vino e i prodotti agroalimentari d’eccellenza del made in Italy sono senza dubbio in prima linea.

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