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“LA GUERRA ALL’OBESITÀ È PERSA SE NON SI INTERVIENE, INTRODURRE MISURE DRASTICHE”: È IL MONITO DELL’ACADEMY OF MEDICAL ROYAL COLLEGES LANCIATO ALLE AUTORITÀ INGLESI CHE PROPONE UNA STRATEGIA IN UK SIMILE A QUELLA USA, COME AD ESEMPIO LA “SODA TAX”

“La guerra all’obesità è persa se non si interviene subito, si devono introdurre misure drastiche per fermare questa “epidemia””: è il monito del rapporto dell’Academy of Medical Royal Colleges lanciato alle autorità della Gran Bretagna, dove 1 inglese su 4 è obeso, che propone dieci punti, dieci raccomandazioni rivolte alla società e al governo, interventi che sembrano tra l’altro ripercorrere una strada già battuta con convinzione e rigore negli Stati Uniti per contrastare il numero debordante di persone sovrappeso, fra cui una tassa del 20% sul prezzo delle bibite ad alto contenuto di zucchero, sulla falsariga della “soda tax” sostenuta dal sindaco di New York, Michael Bloomberg.

Secondo il rapporto, il rischio, del resto, è di ritrovarsi con una “situazione incontrollabile” nel Paese, ancora peggiore rispetto a quella attuale. Al momento 1 inglese su 4 è obeso. Ci sono punte fino al 30% in alcune città: la più “grassa” del Paese è Tamworth, non lontano da Birmingham. Se si va avanti così, si prevede entro il 2050 il 60% degli uomini sovrappeso, il 50% di donne, il 25% di bambini. “Dobbiamo fare tutti di più a partire da ora - sottolinea Terence Stephenson, presidente dell’accademia che ha realizzato lo studio - prima che il servizio sanitario non riesca più a gestire l’emergenza”. Sì perché il grasso non solo uccide, essendo gli obesi più soggetti degli altri a malattie cardiovascolari e diabete, ma svuota le casse pubbliche per un costo stimato in 5,1 miliardi di sterline l’anno. Il rapporto propone quindi dieci punti, dieci raccomandazioni rivolte alla società e al governo. Come ha fatto negli Usa la first lady Michelle Obama, si chiede di aumentare le ore dedicate all’educazione fisica a scuola e di far presente ai genitori che l’obesità si combatte a partire dall’infanzia. Fra le altre iniziative, quella di limitare il numero di fast food vicino alle scuole. Dovrebbero essere le autorità locali a controllare e in certi casi addirittura interdire l’apertura di nuovi rivenditori di hamburger o kebab. La “guerra” si combatte poi soprattutto a tavola e lì ci sono i maggiori problemi. Se nella ricca Londra i “foodie”, gli amanti del buon cibo, possono permettersi prodotti biologici a caro prezzo, per le mense e le scuole del Regno si deve invece trovare il giusto compromesso fra costi e qualità. L’educazione alla cucina potrebbe essere una soluzione, come sta facendo da tempo il celeberrimo chef Jamie Oliver, che ha definito il rapporto contro l’obesità “un chiaro allarme da parte dei medici, che ci ricorda come dobbiamo educare i bambini e le famiglie sullo scegliere il miglior cibo al fine di offrire a tutti la migliore qualità di vita”.

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