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CRISI UCRAINA

La minaccia di Putin: “proporrò a Erdogan di limitare il flusso di grano verso l’Europa”

La reazione della Coldiretti: mossa che costerebbe all’Italia 1,2 milioni di chilogrammi di grano e mais. Impatto pesante anche sui prezzi
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Il presidente russo Vladimir Putin

Tutto il grano finisce nella Unione Europea: proporrò a Erdogan di limitare il flusso verso l’Europa”. Così il Presidente della Russia Vladimir Putin minaccia di tagliare le esportazioni di cereali ucraini e russi verso l’Europa, una mossa che costerebbe all’Italia quasi 1,2 milioni di chilogrammi di grano per la panificazione e di mais per l’alimentazione degli animali, aggravando una situazione che, come ricorda la Coldiretti nel lanciare l’allarme, vede il nostro Paese dipendente dalle importazioni straniere per il 64% del frumento tenero che serve per pane, biscotti, dolci e del 47% del granturco per l’alimentazione delle stalle. Se dovesse concretizzarsi, si tratterebbe di una decisione che potrebbe avere un impatto pesante anche sui prezzi al consumo, in una situazione in cui il pane, proprio a causa dei rincari legati alla guerra, oltre che della siccità che ha falcidiato i raccolti, è già aumentato del 13,6% nel carrello della spesa, secondo un’analisi Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione ad agosto.

La difficoltà legate al conflitto in Ucraina e al blocco per lunghi periodi dei porti del Mar Nero hanno limitato le disponibilità di prodotto in un bacino cruciale per l’approvvigionamento alimentare di vaste aree del pianeta. Russia e Ucraina rappresentano, sommate, poco più del 30% delle esportazioni di cereali, oltre il 16% di quelle di mais e oltre il 75% di quelle di olio di semi di girasole, secondo un’analisi Centro Studi Divulga.

Una situazione che ha peraltro alimentato l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione, che si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro, fino ai prodotti agricoli, dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato, che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori. La prova è che, nonostante il crollo dei raccolti fino al -30% abbia limitato la disponibilità di prodotto, il grano viene in questo momento sottopagato agli agricoltori, costretti a produrre in perdita a causa dei rincari record che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio.

“L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori, che hanno dovuto ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni”, ricorda il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare l’importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate e strutturali per salvare aziende e stalle e per programmare il futuro. “Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali, con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi, che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ma - conclude Prandini - serve anche investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento di risposta ai cambiamenti climatici”.

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