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LA NUOVA AGRICOLTURA DEL MONDO, TRA SICUREZZA, TRASPARENZA, INVESTIMENTI E LOTTA ALLA FAME: IL G20 DELL’AGRICOLTURA IN FRANCIA TRACCIA LA ROTTA PER IL FUTURO. IL MINISTRO SAVERIO ROMANO: “RISULTATO STORICO. FONDAMENTALE PENSARE AGLI INDIGENTI”

Aumento della produzione agricola mondiale, trasparenza sul livello di stock, coordinamento delle politiche in caso di crisi, aiuti ai Paesi poveri e regolazione dei mercati agricoli: ecco i cinque punti del piano francese che ha trovato l’accordo del primo G20 agricolo di scena a Parigi, per contrastare le sfide della fame nel mondo e della volatilità dei prezzi agricoli. Un accordo tra le prime 20 potenze industriali del mondo che, secondo il presidente francese Nicolas Sarkozy, può “non solo cambiare la vita di un miliardo di coltivatori, ma il corso stesso del capitalismo, affinché ritrovi un suo senso: contribuire allo sviluppo e al benessere delle popolazioni”. “L’action plan è un risultato storico, l’inizio di un percorso comune per garantire la sicurezza alimentare dell’intero pianeta” ha detto il Ministro delle Politiche Agricole italiano Saverio Romano. “Il G20 - ha aggiunto - dovrà coordinare le necessarie sinergie tra le autorità nazionali, la società civile ed il settore privato, che ha una responsabilità importante. La trasparenza dei dati sulla produzione e sui consumi è necessaria per la stabilità dei mercati e per maggiori garanzie ai produttori, limitando tensioni e fenomeni speculativi sempre più gravi” Fondamentale, per il Romano, non ridurre le risorse per gli aiuti agli indigenti, che la Commissione Europea starebbe per ridurre del 77% nel 2012, passando dai 500 milioni di euro negli ultimi anni, a un budget di “appena” 114. Ma c’è chi guarda l’assetto della futura agricoltura anche dal punto dei vista dei produttori italiani. “Sulla qualità, sul patrimonio produttivo e d’immagine del settore si gioca la partita della competitività del sistema agroalimentare italiano”, sostiene il presidente di Federalimentare Filippo Ferrua, che guarda alla Pac post 2013, “che dovrà tornare alle origini, mettendo al primo posto la produzione vegetale ed animale, sia per quantità che per qualità, l’innovazione tecnologica e la competitività, al di là dello stesso, pur importante, impegno ambientalistico. Senza margini adeguati per i produttori è difficile proteggere il valore aggiunto, i target qualitativi, gli investimenti e l’innovazione”.

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