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CARRELLO

La pandemia spinge all’acquisto di mele: +18% nelle case degli italiani

Coldiretti: cresce la richiesta per il frutto tricolore più esportato nel mondo. Ma preoccupano meteo e mancanza di manodopera per la raccolta estiva
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Boom delle mele nel carrello

Durata maggiore, facilità di conservazione e proprietà nutrizionali. Sono i fattori che spiegano il balzo tra il 18% e il 23% negli acquisti delle mele al tempo del Covid-19. Un aumento registrato dalla Coldiretti, su dati Assomela, riferiti al 1 aprile 2020, che riguarda tutte le varietà, dalle Golden alle Gala, dalle Red Delicious alle Fuji, dalle Granny Smith all’Annurca, con un trend positivo pure per i trasformati come i succhi.
Il successo delle mele in Italia, ricorda la Coldiretti, è legato anche alle riconosciute proprietà salutistiche che ne fanno un sinonimo di salute e benessere. Il famoso detto popolare “una mela al giorno leva il medico di torno” ha un fondamento di verità: diversi studi dimostrano che può essere considerata a pieno titolo un farmaco naturale. Ma la popolarità della mela è dimostrata anche dalla sua presenza nella cultura, dal “frutto del peccato” di biblica memoria alla mela che, cadendo, ispirò allo scienziato inglese Isaac Newton la legge della gravità.
Con oltre 2 milioni di quintali annui la mela è la primatista dei consumi di frutta in Italia, sul podio europeo appena dietro alla Polonia e davanti alla Francia grazie ai frutteti in Trentino Alto Adige (che rappresenta la metà del raccolto), Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Campania, Lombardia e Friuli. Il biblico pomo è anche il frutto italiano più esportato nel mondo, con oltre 900.000 tonnellate finite sulle tavole del mondo nel 2019. Quest’anno, per la prima volta, si è aperto il mercato della Thailandia, in vista della vendemmia delle mele nella prossima estate.
A preoccupare maggiormente gli agricoltori è l’andamento del meteo, reso sempre più instabile dai cambiamenti climatici, e la disponibilità di manodopera per la raccolta.
In Italia, stima la Coldiretti, mancano fra i 150.000 e i 200.000 lavoratori stagionali rispetto ai 370.000 stranieri che ogni anno sono impiegati in agricoltura per la raccolta di frutta e verdura o per i lavori nei campi per effetto delle misure cautelative adottate a seguito dell’emergenza Coronavirus da alcuni Paesi europei, dalla Polonia alla Bulgaria fino alla Romania, con i quali occorre peraltro trovare accordi per realizzare dei corridoi verdi privilegiati per i lavoratori agricoli. Con il blocco delle frontiere, precisa la Coldiretti, è a rischio più di un quarto del Made in Italy a tavola, che viene raccolto nelle campagne da mani straniere.
Per combattere le difficoltà occupazionali, garantire le forniture alimentari e stabilizzare i prezzi e l’inflazione con lo svolgimento regolare delle campagne di raccolta in agricoltura la Coldiretti ha varato la banca dati “Jobincountry”, autorizzata dal Ministero del Lavoro con le aziende agricole che assumono. Il progetto è stato avviato in autonomia, in attesa che dal Governo e dal Parlamento arrivi una radicale semplificazione del voucher “agricolo” che possa consentire da parte di studenti, cassaintegrati e pensionati lo svolgimento dei lavori nelle campagne.

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