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LA PASQUA SALVA I PASTORI. COLDIRETTI: “IN CASA, RISTORANTI E AGRITURISMI VIENE SERVITA SU QUASI UNA TAVOLA SU TRE CARNE DI AGNELLO NELLE CLASSICHE RICETTE AL FORNO, ARROSTO CON LE PATATE, AL SUGO O BRODETTATO. E’ L’ALIMENTO DELLA TRADIZIONE”

Nelle case, nei ristoranti e negli agriturismi viene servita per Pasqua su quasi una tavola su tre carne di agnello nelle classiche ricette al forno, arrosto con le patate, al sugo o brodettato, che si conferma come l’alimento più rappresentativo della tradizione. Lo stima la Coldiretti nel sottolineare che, a Pasqua, si acquista la maggior parte dei 1,5 chili di carne di agnello che sono in media consumati in un anno da ogni italiano. Un appuntamento - sottolinea la Coldiretti - dal quale dipende il futuro della pastorizia in Italia dove è scomparso quasi un gregge di pecore su tre negli ultimi dieci anni e ci sono molte preoccupazioni per il futuro dei 70.000 allevamenti rimasti.

Le festività pasquali rappresentano, dunque, l’occasione - sottolinea la Coldiretti - per recuperare i piatti storici della transumanza (in Abruzzo agnello cacio e ova, il molisano agnello sotto il coppo, nel Lazio l’abbacchio alla scottadito) con l’effetto di consentire la sopravvivenza di un mestiere antico ricco di tradizione che consente la salvaguardia di razze in via di estinzione a vantaggio della biodiversità del territorio. Purtroppo più la metà della carne di agnello in vendita durante il periodo pasquale rischia di essere importata, soprattutto dai Paesi dell’Est, all’insaputa dei consumatori e spacciata come Made in Italy perché non è stato ancora introdotto l’obbligo di indicare l’origine in etichetta previsto dalla legge nazionale sostenuta dalla Coldiretti ed approvata all’unanimità dal Parlamento.

Da qui il consiglio della Coldiretti di rivolgersi quando possibile direttamente al pastore, anche nei mercati degli agricoltori di campagna amica, o di acquistare carne certificata come l’agnello di Sardegna Igp, l’abbacchio Romano Igp, l’agnello dell’Appennino del Centro Italia Igp o le altre produzioni tipiche come l’agnello lucano, l’agnello nero toscano e l’agnello di Pomarance.

Per i prezzi, quelli riconosciuti agli allevatori italiani si sono mantenuti sugli stessi livelli del periodo pasquale dello scorso anno, in media sui 4 euro al chilo per un agnello di 14/16 chili e non ci sono dunque - continua la Coldiretti - motivi per eventuali rincari dei prezzi al consumo, che si aggirano, invece, tra i 10 ed i 20 euro al chilo anche se non mancano offerte stracciate di dubbia provenienza. Se tra parenti e amici non c’è più che custodisce e prepara i sapori dell’antica tradizione, una alternativa coerente - conclude la Coldiretti - è rappresentata dagli agriturismi della campagna italiana, dove secondo Terranostra si stimano oltre 200.000 presenze.

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