La pasta italiana è sicura: nei pacchi in vendita, le percentuali di ocratossine provenienti da grano contaminato sono irrilevanti o comunque al di sotto della soglia prevista dalla legge. A rivelarlo è un'indagine condotta dal settimanale L'Espresso insieme con Altroconsumo, attraverso l'analisi della pasta offerta nei supermercati.
Come campione sono stati scelti gli spaghetti numero 5 o formati simili, uno dei simboli della cucina italiana. I risultati saranno pubblicati in un servizio sul numero del giornale in edicola da domani. I test sono stati realizzati secondo i criteri rigorosi di Altroconsumo, acquistando le confezioni dagli scaffali dei supermercati. Tutte le partite analizzate sono state prodotte nel periodo critico, ossia prima che scattassero i controlli del Nas: si tratta quindi degli alimenti più a rischio. Gli spaghetti sono stati esaminati anche per quello che riguarda la presenza di piombo dopo che un laboratorio polacco aveva chiamato in causa una delle industrie leader proprio per la presenza di valori altissimi di questo metallo. Ma nelle scatole analizzate da Altroconsumo non è stata trovata traccia di piombo.
A detta degli esperti, anche di quelli che hanno condotto le indagini sull'ocratossina, la pasta appare come un alimento "intrinsecamente sicuro": prima della macinazione, al grano viene tolta la corteccia dove in genere si concentrano aflatossine e ocratossine. In più, i big del settore usano mescolare grani diversi o farine differenti: una scelta che migliora la qualità del prodotto e allo stesso tempo riduce il pericolo che un ingrediente contaminato sia presente in quantità dannose. La pasta, inoltre, viene sempre bollita, riducendo ulteriormente i pericoli per la salute.
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