Un problema di ordine sanitario che rischia di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico, legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp che, da Parma a Norcia, rappresentano il fiore all’occhiello del made in Italy. Nei giorni scorsi è deflagrata la preoccupazione per l’allarme Peste Suina Africana (che può colpire cinghiali e maiali, ma non si trasmette all’uomo), che potrebbe avere un impatto devastante su un comparto importante del primario italiano, inficiando anni di lavoro dedicato alla qualità delle produzioni, alla sicurezza dei consumatori e al benessere degli animali. Un allarme, quello lanciato dalla Cia/Agricoltori Italiani - dopo che le autorità competenti di Giappone e Taiwan hanno già disposto il blocco dell’import di carni suine italiane (che all’export vale 1,7 miliardi di euro) - che ha portato all’ordinanza dei Ministri della Salute Roberto Speranza e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli per fermare la diffusione della Peste Suina Africana.
Il provvedimento - spiega la Coldiretti - prevede il divieto di ogni attività venatoria salvo la caccia selettiva al cinghiale nella zona stabilita come infetta da Peste Suina Africana, ossia 114 Comuni di cui 78 in Piemonte e 36 in Liguria, dove la presenza di allevamenti è per fortuna molto contenuta. Nell’area circoscritta - precisa la Coldiretti - sono altresì vietate la raccolta dei funghi e tartufi, la pesca, il trekking, il mountain bike e le altre attività di interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti. L’ordinanza in vigore per sei mesi - continua la Coldiretti - si pone l’obiettivo di porre in atto ogni misura utile ad un immediato contrasto alla diffusione della Peste Suina Africana e alla sua eradicazione a tutela della salute del patrimonio faunistico e zootecnico suinicolo nazionale e degli interessi economico connessi allo scambio extra Ue e alle esportazioni verso i Paesi terzi di suini e prodotti derivati.
“Siamo costretti ad affrontare questa emergenza perché è mancata l’azione di prevenzione e contenimento come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da Nord a Sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari”, dice Ettore Prandini, presidente Coldiretti, nel sottolineare l’importanza “di vigilare oltre che sul piano sanitario anche contro le speculazioni di mercato a tutela degli allevatori e del sistema economico ed occupazionale”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024