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La Repubblica

Corsa alle spedizioni di vino per anticipare i dazi … I produttori prendono la minaccia di Trump sul serio e accelerano le esportazioni negli Usa... Definirla psicosi è forse sbagliato, esagerato. Prudenza e avveduta programmazione, questo sì. Fatto è che i produttori dei grandi rossi toscani, temendo l’introduzione di dazi americani all’importazione, hanno iniziato la corsa ad anticipare le spedizioni di bottiglie negli Stati Uniti, in modo da farsi trovare “scarichi” di merce qualora le misure protezioniste dovessero scattare. È un fenomeno che emerge in modo netto dall’eccellenza di nicchia produttiva del Brunello di Montalcino, in modo più sfumato dal Chianti Classico. Che è poi la realtà più esposta ai capricci di Trump, per la quantità delle sue produzioni ed economie, ma soprattutto per i volumi che dai colli chiantigiani portano per gli Usa: ben una bottiglia su tre di quelle prodotte, per un valore di 200 milioni di euro. Dazi sì, dazi no, il mondo del vino è in tensione da settimane. Magari, alla fine, la pressione di importatori e trade americani, unita a quella della politica Usa, porterà l’amministrazione Trump a non mettere ulteriori dazi, addirittura fino al 100%, sui vini europei come ritorsione nella querelle Airbus-Boeing, ma a Montalcino, nella terra del Brunello, hanno preso la minaccia sul serio e giocano d’anticipo. In realtà, rileva il portale winenews. it, sono stati gli stessi importatori e distributori americani ad anticipare gli ordini, in modo da fare scorta per contenere il danno in caso di giro di vite sui dazi. E così le spedizioni di Brunello da Montalcino verso gli Usa non solo sono state anticipate a partire dai primi giorni di gennaio, in modo da arrivare in tempo per lo sdoganamento prima di metà febbraio (quando, cioè, potrebbero entrare in vigore i nuovi dazi), ma rispetto alla media del periodo sarebbero più che raddoppiate, proprio su richiesta degli importatori. A confermare questo sentiment, anche alcuni dati, come quello delle “fascette”, che vengono richieste dai singoli produttori ai Consorzi e applicate sul collo della bottiglia prima della spedizione alla distribuzione. Ebbene, se per il Brunello nel novembre-dicembre 2018 le richieste toccarono i 2 milioni di fascette, negli ultimi 45 giorni del 2019 (da quando il Consorzio consente di richiedere le fascette per i vini che entreranno in commercio dal primo gennaio dall’anno successivo), le richieste hanno superato i 3,5 milioni. Tra l’altro, la possibilità di nuovi e pesanti dazi, arriva insieme all’ingresso sul mercato di un’annata di Brunello, quella del 2015, già apprezzata e che l’enologia internazionale attende alle ormai prossime anteprime. Di un aumento interessante ma “fisiologico” delle richieste di fascette si parla invece in ambienti del Chianti Classico. In questo caso, però, alcuni tra i più grandi produttori, tra cui spiccano Antinori, Frescobaldi e Ruffino, per prevenire l’eventuale inasprimento dei dazi stanno facendo leva sull’alleggerimento delle scorte in cantina: spediscono negli Usa vini già “fascettati” di vecchie annate depositati nelle aziende. Meglio, appunto, la prudenza.

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