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La Repubblica

Grandi etichette, un bene rifugio gli investitori ci scommettono … tengono i prezzi dello sfuso destinato ad essere imbottigliato in etichette di qualità. E le annate top continuano ad essere considerate un bene rifugio dagli investitori che cercano alternative alla volatilità dei mercati finanziari. Sono gli ultimi trend del mercato rilevati dal sito specializzato WineNews. Stando ai più recenti dati della Camera di Commercio di Siena, dunque, la quotazione dello sfuso di Brunello di Montalcino viaggia dai 900 ai 1.000 euro ad ettolitro per la vendemmia 2015 e 2016, mentre oscilla tra i 600 ed i 900 euro per le vendemmie 2017, 2018 e 2019 (formalmente ancora vino “atto a divenire Brunello”). Il Chianti Classico, invece, oscilla tra la forbice di 245-290 euro ad ettolitro per l’annata 2020, ed i 270-315 euro per la vendemmia 2016. Sostenute le quotazioni del Vino Nobile di Montepulciano tra i 330 ed i 380 per le vendemmie 2016, 2017-2018, mentre il Chianti si muove tra 103 ed i 125 euro per l’annata 2020, ed i 123-150 per l’annata 2017. La “bianca” Vernaccia di San Gimignano è quotata tra i 130 ed i 150 euro ad ettolitro per le ultime tre vendemmie. Nonostante difficoltà del periodo, le denominazioni più celebrate mostrano dunque una certa tenuta, anche grazie al fatto che molte di esse vedono i loro vini entrare sul mercato a più o meno anni di distanza dalla vendemmia. Chi invece sembra in grande sofferenza, secondo i dati Ismea, sono i vini comuni. I bianchi, a marzo 2021, spuntavano quotazioni di 2,58 euro ad ettogrado tra 1 12 ed i 13 gradi (-11,2% sul 2020), quelli tra 9 e 11 gradi di 3,45 euro (-12,4%), mentre i rossi quotano 4,09 euro ad ettogrado tra i 12 ed i 13 gradi (-4,3%), e 3,94 euro tra i 9 e gli 11 gradi (-6,7%). Intanto, come detto, non si arresta la ripresa del mercato secondario dei fine wine, che, anche ad aprile, conferma quanto di buono mostrato nel primo trimestre 2021. Nel primo quadrimestre di quest’anno è cresciuto del +4,35% il Liv-Ex Fine Wine 100, ovvero l’indice di riferimento della piattaforma che compendia le performance sui mercati d’investimento dei più grandi vini del mondo e che della produzione italiana include le annate 2014, 2015 e 2016 del Sassicaia della Tenuta San Guido, la 2015 e 2016 del Tignanello e la 2015 del Solaia di Antinori, la 2013 e la 2015 di Ornellaia e la 2014 e 2015 di Masseto della famiglia Frescobaldi, il Barolo Monfortino Riserva 2010 di Giacomo Conterno, lo Sperss 2013 di Gaja, il Barolo Villero 2013 di Brovia ed il Barolo 2014 di Bartolo Mascarello. Conferma i segnali di ripresa anche l’Italy 100, l’indice più performante del 2020 (+6,6% sul 2019), che include le etichette toscane Masseto, Ornellaia, Sassicaia, Solaia e Tignanello (tutti con annate dalla 2008 alla 2017), e la new entry Igt Toscana Sangiovese di Case Basse di Gianfranco Soldera, griffe di Montalcino (con le annate dalla 2006 alla 2015): l’indice chiude il primo quadrimestre 2021 a +2,06%.

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