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La Repubblica - Gusto

Vino, nel mondo si bevono 353 miliardi di dollari all’anno … La previsione di Statista per il 2024: oltre la metà del consumo internazionale è dato dai rossi (183 miliardi), seguiti da bianchi e spumanti. Boom di bottiglie stappate in casa… La crescita mondiale del consumo di vino forse marcerà a ritmi più rallentati rispetto alle previsioni super ottimistiche degli anni passati, fatte sull’onda del dopo-Covid, ma una cosa è certa: il vino continua a muovere un giro d’affari enorme e questo è un dato di certezza. Lo confermano le previsioni di Statista, portale dei numeri fra i più rilevanti nel mondo, che parla di un business mondiale di consumo pari a 353 miliardi a fine anno. La notizia, riportata da Wine News, fa riflettere: certo fare previsioni di questi tempi, quando il consumo internazionale di vino è in flessione, i rossi sono in calata e l’export vive una frenata non è facile. Ma è ragionevole considerare che più che di crisi del vino è giusto parlare di mutamento. Soprattutto quando - come scrive Statista - il fatturato mondiale dovrebbe toccare cifre così importati (sempre Statista, la scorsa estate aveva previsto un fatturato di 412,9 miliardi di dollari per il consumo di vino nel 2027). Del resto se si guarda all’Europa, dai numeri arrivano importanti conferme dell’importanza del vino non solo per il settore economico, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale e culturale. Ruoterà proprio intorno a questi temi la ricerca di Uiv Prometeia che sarà presentata a Vinitaly il 15 aprile, durante il secondo giorno della fiera. E sulla stessa linea d’onda è il report del Ceev, il comitato europeo dei vignaioli, che nei giorni scorsi ha presentato un analogo studio a Bruxelles, al Parlamento europeo. “Con quasi 3 milioni di posti di lavoro e un contributo di 130 miliardi di euro al Pil Ue nel 2022, pari allo 0,8% del totale, il settore vitivinicolo svolge un ruolo fondamentale per la sostenibilità socioeconomica delle aree rurali dell’Ue. Una benedizione contro lo spopolamento rurale - ha affermato Mauricio González-Gordon, presidente della Ceev - Inoltre, la sua complessa filiera genera quasi lo stesso valore di mercato in tutte le fasi della produzione - dalla coltivazione dell'uva alla vinificazione e successiva commercializzazione - il che rappresenta un esempio di un sistema di valori equilibrato, che deve essere preservato politicamente”. Ha aggiunto. Ma analizziamo nel dettaglio quali sono le categorie - e i colori - che portano maggiore ricchezza - Dei 353,4 miliardi di dollari di fatturato ipotizzati da Statista per fine anno (pari a 25,3 miliardi di litri), 184,3 derivano da bottiglie consumate in casa e 169,1 in locali e ristoranti. I vini fermi continuano a fare la parte da leone: si stima che valgano 293,5 miliardi di dollari, di cui 137,2 stappati in bar ed enoteche. Mentre i rossi, protagonisti in questi ultimissimi anni di un calo di preferenze da parte dei consumatori, continuano a difendersi, imponendosi al centro di un business di 183,8 miliardi di dollari: i vini bianchi invece dovrebbero fatturare 86,4 miliardi di dollari. Quanto ai rosati, pur rappresentando un mercato crescente in appeal, se si guarda a volumi e valori secondo Statista restano una nicchia. Sempre più scoppiettante il segmento degli spumanti - pur ponendosi sotto i rossi e i bianchi - che ormai da una decina d’anni è protagonista delle preferenze dei consumatori millennials e non solo e che, secondo le previsioni di Statista, muove un mercato di 46,2 miliardi di dollari, consumati soprattutto nei locali (24,6 miliardi di dollari) ma anche in casa (21,7 miliardi di dollari).

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