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LA REPUBBLICA

Shopping in Cile ad Antinori il 100% delle cantine Haras … L’operazione è l’anteprima di una nuova stagione di acquisizioni all’estero da parte dei brend toscani... Prede, soprattutto. Ma anche cacciatori, grazie alle punte più avanzate del settore. Se il capitale straniero fa incetta in Toscana di aziende vitivinicole, sfiancate da investimenti in cantine e nuovi impianti di vitigni (“c’è mezzo Chianti in vendita”, si racconta), le corazzate regionali ricominciano a fare shopping all’estero. Di ieri la notizia che Antinori ha messo le mani sulla cantina Haras in Cile, un Paese vocato che produce vini concorrenziali per l’eccellente rapporto tra qualità e prezzo. Per Antinori l’internazionalizzazione non è una novità: oltre che in Cile possiede 600 ettari di vigneti in varie altri parti del mondo, dagli Stati Uniti all’Ungheria, dalla Romania a Malta. Ma l’operazione della maison fiorentina del vino è la spia, o se si vuole l’anteprima, di una nuova stagione di acquisizioni da parte dei brand toscani all’estero. “La diversificazione dei prodotti e l’arricchimento delle etichette, anche in chiave internazionale, è un must per aggredire meglio la distribuzione e offrire un ventaglio vasto di prodotti eccellenti di varia gamma”, spiegano gli esperti. Oggi guidata dalla presidente Albiera Antinori che ieri ha anche annunciato un investimento rilevante per ristrutturare la storica Cantina Prunotto a Monforte d’Alba in Piemonte, Marchesi Antinori - riferisce WineNews - ha dunque acquisito la totale proprietà della cantina Haras de Pirque, gioiello dell’enologia cilena: 100 ettari di vigneti nella valle del Maipo, uno dei territori più vocati del Paese, e la cantina celebre per la sua forma a Ferro di Cavallo. Da quasi 15 anni la famiglia Antinori aveva una partnership con il proprietario della Casa vinicola, Eduardo A. Matte, imprenditore di successo attivo soprattutto nel campo dei cavalli da corsa (il nome Haras de Pirque omaggia uno dei più antichi allevamenti di purosangue del Paese). Ma ora Antinori ha deciso e ottenuto la proprietà dell’azienda cilena, che in passato, in virtù della collaborazione Antinori - Matte, aveva portato alla nascita del vino Albis, unione tra uno dei vitigni internazionali più di diffusi, il Cabernet Sauvignon, e una delle uve caratteristiche del Cile, il Carmenère. Risale agli anni Ottanta, da parte di Marchesi Antinori, l’inaugurazione di un percorso di espansione oltreconfine, che passa da Antica in California a Col Solare nella Columbia Valley, dalla Tenuta Tuzko Bátaapáti in Ungheria alla Meridiana Wine Estate a Malta e alla Vitis Metamorfosis in Romania, fino a Stag’s Leap Wine Cellars in Napa Valley. Lodovico Antinori si è spinto invece fino in Nuova Zelanda, una delle più belle zone del mondo per coltivare il Sauvignon Blanc. Ma seguendo la sua passione per Tokaji, produce anche il Baron de Bornemisza Tokaji Aszu, un progetto in un unico vigneto chiamato “Nyulászo-Király” nel Tokaji-Hegyalja, zona Mád dell’Ungheria. Ora altri riprenderanno la pista delle acquisizioni di cui fu pioniere fu Philip Mazzei, che dal Chianti Classico sbarcò in Virginia e piantò le prime viti europee in Usa - ricorda WineNews - Dopo di lui, da Zonin1821, tra i più grandi gruppi vitivinicoli molto presente in Toscana, che “conquistò” proprio in Virginia Barboursville Vineyards dando impulso ad una nuova zona di produzione, alla Bodega Noemia de Patagonia: è l’azienda oltreoceano di Noemi Marone Cinzano, già proprietaria della Tenuta di Argiano tra i vigneti di Brunello a Montalcino, da dove il fratello, il conte Francesco Marone Cinzano, accanto alla Tenuta Col d’Orcia, ha esteso la sua produzione fino in Cile con Viña La Reserva de Caliboro. Ma la Toscana del vino esporta anche professionalità, enologi, tecnici, ricercatori. Un caso per tutti: quello del consulente enoico di stanza in Toscana Mario Calzolari, ora impegnato a produrre un vino da uve toscane in Svezia. Maurizio Bologni

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