La ripresa rallenta, i consumi vanno più veloci del Pil (rispettivamente +1,1% a fronte di un +0,6% attesi nel 2016) non perché è tornata la voglia (e la possibilità) di spendere, ma perché l’inflazione a zero grazie al petrolio basso ha tenuto a bada anche i prezzi degli alimentari. La spesa alimentare, infatti, è ferma. In questo quadro economico, gli italiani mangiano meno, ma mangiano meglio. Emerge (assieme a tanto altro) dal “Rapporto Coop 2016”, un volume di 360 pagine, fatto di dati e numeri elaborati dall’Ufficio Studi Ancc-Coop, con i contributi di Ref, Nielsen, Iri, Gfk, Demos, Nomisma e Ufficio Studi Mediobanca, presentato oggi all’ExpoGate di Milano.
“Gli italiani - ha spiegato il presidente Coop Italia, Marco Pedroni - sono sempre più attenti alla qualità dei prodotti: se il prezzo è troppo caro, non ripiegano su un prodotto di qualità inferiore con prezzo più basso, ma semplicemente non lo comprano”. Insomma, per il cibo sta accadendo quello che è successo per il vino con qualche anno di anticipo.
Ma chi sono questi italiani? Più vecchi e più soli, più poveri e disuguali, ma anche più tecnologici, attenti all’ambiente, alla salute a uno stile alimentare “pulito”. È la fotografia degli italiani di oggi. In primo luogo sono più attenti alla salute, ma anche e più vogliosi di sperimentare rispetto a tutti gli altri popoli europei. Amano i cibi global (il carrello etnico nel primo semestre dell’anno sale dell’8%), preferiscono sempre di più il bio (ormai diventato di massa) e cercano cibi “light” e si fanno letteralmente conquistare dai cosiddetti “superfood”, cibi che si dice (ma non è confermato) abbiano proprietà pazzesche: lo zenzero e la curcuma segnano numeri da record (+141 il giro d’affari dello zenzero anno su anno, +93% la curcuma). “È un trend inatteso - ha commentato il dg Coop Italia, Albino Russo - ed è incredibile vedere ci sia una correlazione diretta tra le ricerche fatte su Google e gli acquisti che seguono”. A tavola, il menu sta cambiando: se un tempo c’era il tradizionale piatto di spaghetti e la bistecca, la carne è in crisi di vendite e anche la pasta dà segno di cedimento. Il vino a tavola si beve sempre, soprattutto al Nord e meno al Sud e nelle Isole. Ma al supermercato è la birra chiara che registra un boom di vendite. Gli italiani sono anche tra i più entusiasti della sharing economy (il 5% usa le piattaforme), considerano l’ambiente un bene primario e ricercano la sostenibilità anche nel carrello della spesa. Internet e l’economia gratuita fanno risparmiare alle famiglie italiane 1.400 euro l’anno grazie ai consumi gratuiti offerti dalla Rete, dai quotidiani online ai film in streaming. Il ricorso ai servizi del web ha dissolto un totale di 20 miliardi di euro di spesa (il 2% del totale).
Il potere d’acquisto? È rimasto in tasca soltanto alle “pantere grigie”. La ricchezza è tutta nel portafoglio degli anziani, con divari generazionali sempre più ampi: gli over 65 anni dispongono di una ricchezza media di 154.000 euro, gli under 35 di poco più di 18.000. “C’è anche una polarizzazione dei redditi - ha detto il presidente Pedroni - e questo pone un tema di riequilibrio, altrimenti sarà difficile risollevare la domanda interna”.
In questo contesto, Coop Italia che cosa farà? Il prossimo futuro sarà sempre più caratterizzato dai private label, cioè i prodotti fatti da Coop. “Il vero investimento sarà cambiare i prodotti, ma ci aspettiamo un bel ritorno: puntiamo a salire dal 26% a oltre il 30% del mercato private label nell’arco di tre anni - ha detto Pedroni - innoviamo sia in termini di prodotto (il nuovo prodotto a marchio interesserà 4.000 referenze), sia come format. Dopo il successo di Expo, il Supermercato del Futuro diventa realtà a Milano in zona Bicocca, con un’apertura prevista a fine anno”. Coop, inoltre, intende mantenere la leadership nella gdo in Italia, confermando l’impegno “oneroso” nel Sud nel Paese “ma abbiamo già mosso i primi passi anche sulle rotte internazionali: oltre 700 prodotti a marchio hanno già raggiunto gli scaffali reali e virtuali del mercato asiatico e degli Emirati Arabi coinvolgendo oltre 200 aziende fornitrici”, mentre “una gamma di prodotti Fior Fiore è già reperibile sugli scaffali francesi” ha aggiunto Pedroni.
In questo scenario non di crisi ma nemmeno di crescita, il settore vede come il fumo negli occhi un altro aumento dell’Iva. Di fronte a dati economici “non entusiasmanti” e in previsione della legge di stabilità, “chiediamo uno svolta politica economica evitando azioni repressive sui consumi già in difficoltà. Un intervento di aumento dell’Iva sarebbe una catastrofe”, ha sottolineato il presidente di Ancc-Coop, Stefano Bassi. Bassi ha confermato l’apertura di nuovi punti vendita Coop a Milano, Torino, Firenze e Modena “ma per investire e mantenere l’occupazione - ha precisato - dobbiamo liberare nuove risorse riducendo in generale i costi e tra questi, in occasione del rinnovo contrattuale, il differenziale troppo pensante che la distribuzione cooperativa sopporta rispetto all’impresa privata senza voler omologarci a questa”.
Fausta Chiesa
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