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La ristorazione cambia e TheFork diventa una vetrina per i locali che fanno delivery e take-away

Intanto sfumano le intenzioni di rimettersi tra i fornelli a differenza del lockdown primaverile: solo il 22% preparerà pizza, pane e altri lievitati
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La ristorazione cambia e TheFork diventa una vetrina per i locali che fanno delivery e take-away

Con la chiusura serale obbligatoria non c’è dubbio che il settore della ristorazione sia costretto a puntare (quasi) tutto sul delivery per cercare di rimanere a galla in questo momento di grande difficoltà. L’asporto è un servizio particolarmente gettonato nelle grandi città ma ormai capillare in tutta Italia e che sovente viene arricchito da idee e fantasie culinarie degli chef che non ci pensano proprio ad appendere il grembiule al chiodo. Una mano ai ristoratori arriva da TheFork, app leader nella prenotazione online dei ristoranti, che ha attivato sulla propria app e sul proprio sito la possibilità per i clienti di chiamare direttamente il ristorante per ordinare cibo a domicilio o da asporto. Il servizio sarà offerto gratuitamente ai ristoranti partner della piattaforma mentre ad occuparsi della logistica (ordine e consegna) saranno direttamente i ristoratori. Attraverso TheFork i clienti potranno rapidamente scoprire e contattare telefonicamente chi offre questa possibilità grazie ad apposite campagne di marketing e selezioni; i recapiti dei ristoranti saranno inseriti nelle pagine di coloro che ne faranno richiesta. Questi servizi saranno disponibili in tutta Italia, resta, inoltre, disponibile la prenotazione per i servizi consentiti nella zona gialla.
Ma come cambieranno i consumi in questo periodo? Una ricerca di TheFork condotta su quasi 6.000 utenti distribuiti su tutto il territorio nazionale evidenzia che il delivery sarà una valida alternativa durante questo periodo di chiusura del servizio al tavolo: il 40% stima che utilizzerà più di quanto fatto finora la consegna a domicilio. Quando si tratta di ordinare a casa la preferenza va sulla pizza (53%), seguita da cucina giapponese (13,2%), hamburger (9%), cucina cinese (3,7%) e poké (1,8%). L’assenza e la limitazione di servizi al tavolo, può tuttavia diventare un’occasione per scoprire anche a casa piatti tipici della tradizione locale, che vengono solitamente preferiti al ristorante.
Sfumano le buone intenzioni di rimettersi tra i fornelli a differenza di quanto avvenne nel lockdown primaverile: il 47% degli intervistati approfitterà della situazione per mangiare sano ma solo il 22% si lancerà nella preparazione di pizza, pane e altri lievitati. Il 13% ha dichiarato che si cimenterà nei dolci fatti in casa ma nonostante il Natale sia sempre più vicino soltanto l’0,32% azzarderà a sfornare panettoni e pandori, territorio di pasticceri e artigiani delle golosità. Saremo costretti a passare sempre più tempo in casa ma cosa faremo? L’80% del campione interpellato ha detto che conta di trascorrere le serate rilassandosi di fronte a un bel libro oppure guardando film e serie tv. Il 10% circa si prenderà del tempo per se stesso e per sentire i suoi cari. Solo il 5% ne approfitterà per fare dei lavori domestici e meno del 3% per dormire un po’ di più. Per i sogni spensierati non è il momento ideale.

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