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LA RISTORAZIONE NON ESCE DALLA CRISI: NEL 2012 HANNO CHIUSO 10.000 LOCALI, ED IL TREND 2013 NON MIGLIORA. CRESCE, INVECE, IL NUMERO DI BAR E RISTORANTI GESTITI DA IMPRENDITORI STRANIERI, A QUOTA 40.000 COME RACCONTANO I NUMERI FIPE - CONFCOMMERCIO

Non Solo Vino
Gli imprenditori stranieri si fanno largo nel settore della ristorazione

Gli imprenditori stranieri si fanno largo nel settore della ristorazione e continuano ad aumentare le aperture di ristoranti, bar, pizzerie. Ad oggi, sono 40.000 i locali gestiti da stranieri in Italia, principalmente nelle tradizionali attività di ristorazione. Lo rileva Fipe - Confcommercio, che fotografa il ricco e articolato panorama imprenditoriale del Belpaese, con più di 100.000 ristoranti e 157.000 bar. E l’offerta comprende anche 10.000 ristoranti in agriturismo, 27.000 esercizi take away, migliaia di ristoranti in luoghi non convenzionali, come circoli sportivi e circoli culturali, e altrettanti presenti come attività secondaria in alberghi e stabilimenti balneari.
Ma il trend, per il mondo della ristorazione, è decisamente negativo: nel 2012 sono 10.000 i ristoranti italiani chiusi, un dato che si conferma anche per l’anno in corso. Nel primo semestre del 2013, infatti, il saldo tra aperture e chiusure è negativo per 5.000 esercizi. “Nel solo 2012 - spiega il presidente della Fipe, Lino Enrico Stoppani - le imprese che hanno avviato un’attività sono state oltre 16.000 con un numero di cessazioni di 25.678, facendo registrare un saldo negativo di 9.345 imprese”. Pesante anche l’impatto sul sentiment delle imprese: nel 2012 il clima di fiducia dei ristoranti è tornato sui livelli più bassi del 2008, mentre il lieve recupero registrato nella prima parte dell’anno in corso non appare in grado di invertire il ciclo negativo iniziato nel secondo semestre del 2011.
“Nel primo semestre 2013 - aggiunge Stoppani - hanno avviato l’attività 9.985 imprese mentre 14.871 l’hanno cessata. Lo stato di sofferenza della domanda interna, non impatta negativamente solo sulla rete della distribuzione commerciale”.

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