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La Russia minaccia restrizioni sulle importazioni per i Paesi che hanno preso sanzioni contro Mosca per il conflitto con l’Ucraina. 700 milioni di euro a rischio per l’Italia, dice Coldiretti. E sul fronte vino c’è anche il caso “Crimea”

“Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Russia nonostante le tensioni sono aumentate ancora dell’1% nel primo quadrimestre del 2014, dopo che lo scorso anno avevano raggiunto la cifra record di 706 milioni di euro. E ora il tutto è messo ora a rischio dall’annuncio di sanzioni”. A dirlo la Coldiretti, sugli effetti della decisione della Russia di limitare o bloccare con decreto anche per un anno le importazioni agricole dai paesi che hanno adottato sanzioni contro Mosca in risposta al conflitto in Ucraina. “Il governo russo in un prossimo futuro stilerà una lista con i prodotti ed i Paesi oggetto delle sanzioni. Oltre il 16% del valore delle esportazioni agroalimentari italiane è rappresentato da vini e spumanti che - sottolinea la Coldiretti - dovrebbero però essere al riparo dalla scure di Vladimir Putin, dopo che nel 2011 Gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà dell’oligarca Rustam Tariko”. Una delle tante operazioni di acquisto di realtà italiane da capitali stranieri che portarono l’organizzazione agricola alla levata di scudi per il rischio di “perdere il made in Italy”.

Sul fronte vino, però, le cose sono più complicate: secondo il sito “Decanter”, il 20 agosto è fissata una riunione per decidere se restringere l’import di nettare di Bacco dall’Unione Europea, in seguito a una richiesta da parte di produttori della Crimea, annessa di recente dalla Russia, e guidati da Ioannina Pavlenco, alla guida del Crimea Office of Vineyards ad Wine. Una richiesta dovuta anche al fatto che l’Ue, in giugno, ha vietato l’import di qualsiasi genere di merce dalla Crimea come sanzione contro il Cremlino. Un provvedimento, quello Russo contro il vino Ue, che colpirebbe soprattutto i primi tre Paesi produttori d’Europa e del Mondo, visto che la Francia pesa per quasi il 20% di tutte le importazioni russe, e l’Italia e la Spagna per il 15% a testa.

“A rischio però - continua la Coldiretti - ci sono anche spedizioni di ortofrutta per un importo di 72 milioni di euro nel 2013, di pasta per 50 milioni di euro, ma in aumento del 20% nel primo quadrimestre del 2014, e carni per 61 milioni di euro. La decisione russa è destinata ad alzare il livello dello scontro commerciale tra Russia ed Unione Europea che aveva avuto una anticipazione nella cosiddetta “guerra dei prosciutti” con la Russia che - ricorda la Coldiretti - ha già chiuso le frontiere a tutto l’export europeo di maiali, carni di maiale e trasformati in violazione delle regole sugli scambi alla Wto di cui e’ membro dal 2012 prendendo a pretesto la scoperta a fine gennaio, di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia. Una decisione che ha portato lo scorso aprile 2014 alla positiva decisione dell’Unione Europea di rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), dopo che le discussioni bilaterali Bruxelles-Mosca non hanno dato risultati. Per l’Italia oltre al danno diretto dovuto alle mancate esportazioni si sta verificando un danno indiretto perché i maiali tedeschi, che normalmente vengono spediti in Russia, ora arrivano in Italia con danni per gli allevatori, ma anche per i consumatori perché carne e derivati del maiale vengono spesso spacciati come made in Italy perché - conclude la Coldiretti - non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta”.

Intanto, ricorda l’Ansa, Mosca recentemente ha congelato o limitato le importazioni di diversi prodotti dai Paesi che la contrastano in Ucraina, e oggi é stata la volta dei capi di bestiame italiani giustificata da un’epidemia di "lingua blu" che sta colpendo ovini e caprini nel Lazio e in Campania. Intanto il Governo russo sta già preparando una lista dei beni di cui limitare le importazioni secondo gli ordini di Putin, e a essere danneggiate potrebbero essere diverse aziende europee ed anche italiane. Ma maggiori dettagli si avranno solo “tra due o tre giorni” secondo l’ente russo che si occupa dei controlli veterinari e fitosanitari, Rosselkhoznadzor. Mosca rischia del resto di farsi del male da sola, perché il valore delle sue importazioni di prodotti agroalimentari ammonta a ben 43 miliardi di dollari (2013) e riguarda soprattutto carne, pesce, frutta, verdura e formaggi (la metà di quelli che si trovano nei negozi russi é d’importazione). Ma le autorità assicurano che i prodotti di base (carne, patate, ortaggi, zucchero) non mancheranno, e si apprestano ad aumentare le importazioni dall’America Latina (soprattutto carne). Putin ha poi auspicato l’aumento della produzione interna e ha promesso che il governo vigilerà per evitare aumenti spropositati dei prezzi di alcuni beni. La mossa del Cremlino potrebbe arrecare un grave danno economico anche agli Usa che esportano prodotti agroalimentari in Russia per 1,4 miliardi di dollari. Ma soprattutto il braccio di ferro economico e politico tra Mosca e l’Occidente rischia di danneggiare l’intera economia mondiale.

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