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LA SICILIA DEL VINO PENSA AL FUTURO: ECOSOSTENIBILITÀ E SINERGIE TRA PRODUTTORI LE VIE DA SEGUIRE. AD INDICARLE I GRANDI NOMI DEL’ENOLOGIA SICILIANA: IL “PROGETTO SOSTAIN” TRA PLANETA, TASCA D’ALMERITA E LE UNIVERSITÀ DI PIACENZA E MILANO

Italia
Le vigne di Regaleali

La Sicilia del vino punta sull’ecosostenibilità della produzione, con progetti concreti e legati alla ricerca, per creare un modus operandi dinamico, con il fermo obiettivo di rispettare sempre di più l’ambiente. Ecco uno dei messaggi che arriva dalla Sicilia. L’Istituto Vite Vino della Regione Siciliana, per esempio, ha coinvolto tante cantine per valutare la viticoltura di precisione come via per l’ecosostenibilità. Ma anche due grandi firme dell’enologia dell’isola, Tasca d’Almerita e Planeta, collaborano nel “Progetto Sostain”, un programma di autovalutazione e miglioramento delle filiera aziendale, coordinato dal professor Capri dell’Università di Piacenza, in collaborazione con quella di Milano dal professor Attilio Scienza.
Un progetto in cui Tasca d’Almerita è stata la prima a credere “non per darsi un’etichetta “green”, ma per intraprendere un percorso attento a tutte le novità che la scienza propone, per continuare a fare qualità e rispettare sempre di più l’ambiente”, spiega a WineNews Alberto Tasca. Un intento che va al di là delle pure logiche aziendali, perché i risultati “dovranno essere a disposizione di tutti, perché di tutti è l’ambiente, ed è anche per questo che siamo contenti della collaborazione di Planeta”.
“Il bello del “Progetto Sostain” è il collegamento con il mondo scientifico - ribatte Alessio Planeta - e il suo non essere dogmatico, alla ricerca di un passato che non esiste più. Si punta a creare degli indici per una viticoltura sostenibile attraverso la ricerca. Il nostro sogno è creare protocolli di lavoro, diffonderli sempre più tra i produttori siciliani, e far nascere una certificazione condivisa e forte. Anche per questo siamo contenti di fare da “cavie”, insieme a Tasca d’Almerita”. E, intanto, a sintetizzare l’anima comune delle tante espressioni del vino siciliano è Josè Rallo, alla guida di un’altra grandiosa griffe, Donnafugata: “il vino siciliano sa di terra, di frutta, di sole e di Mediterraneo, ed è questo lo stile di vita che vogliamo oggi, mangiare e bere cose che sanno di “materia prima””.

Focus - Il pensiero di Diego Planeta, presidente Assovini Sicilia: “basta con il provincialismo dei vitigni
Dai Fenici ai Greci, dai Romani agli Arabi: la Sicilia è stata storico crocevia del Mediterraneo per secoli, accogliendo una diversità di popoli che ha dato vita a un popolo dai mille caratteri. E tanta diversità, unita da un saldo legame con la terra, ha dato vita, anche nel vino, a tante espressioni diverse, con risultati eccellenti, tanto da grandi vitigni internazionali che da meravigliose e meno diffuse varietà autoctone.
Diversità che, per Diego Planeta, tra i signori del rinascimento dell’enologia siciliana, è un punto di forza da valorizzare, con la tanto agognata Doc Sicilia che può diventare il cappello comune per presentarsi all’estero, e dove l’unione nel rispetto delle proprie identità è la via per aggredire i mercati con “Sicilia”, che è un brand fatto di territorio, ma anche di cantine e di alleanze vere tra produttori.
E sulla diatriba tra vitigni autoctoni e internazionale, Planeta la pensa così: “non capisco perché si debba parlare di vitigni. Io penso che non tutti i territori siciliani, ma molti, esprimono una grande diversità. Lasciate ai produttori fare il proprio mestiere, capire quale vitigno esprime al meglio questo o quel territorio. Non leghiamo tutto questo continente a due o tre vitigni, basta con il provincialismo. E poi chi ha detto che il Syrah è nato in Francia? Non potrebbe essere nato a Siracusa?”

Focus - “La Sicilia del vino, varietà dei territori e naturalità delle produzioni”
La Sicilia del vino presenta una straordinaria varietà di produzioni, tanto che si parla ormai da tempo dell’isola come di un vero e proprio continente vitivinicolo. Una straordinaria varietà dovuta alla grande diversità di terreni che si trovano nella regione, alle altitudini che variano dal livello del mare ai 1.100 metri di alcune vigne di montagna, nonché al grande patrimonio di vitigni autoctoni e ai numerosi vitigni alloctoni che ben si sono adattati sull’isola, tra terreni di origine vulcanica, da lave disgregate a sabbie vulcaniche; terreni bianchi sabbiosi-calcarei oppure gessosi oppure sabbie rosse sub appenniniche alluvionali con elevata componente ferrica e/o misti a terra scura; terreni pianeggianti argillosi-sabbiosi oppure collinari argillosi-calcarei; terreni sciolti, medi impasti oppure compatti, più o meno ricchi di scheletro, più o meno profondi.
Una varietà di anime enoiche che a Sicilia en Primeur, la kermesse dell’enologia siciliana, promossa da Assovini, è stata fotografata dal professor Attilio Scienza dell’Università di Milano, che ha mostrato la grande varietà dei territori viticoli siciliani e com’è cambiato nei decenni il paesaggio rurale in Sicilia, con il vigneto che in molte zone dell’isola ha sostituito cereali e pascoli. Ma Scienza ha spiegato anche come il consumatore, dopo essersi indirizzato, verso etichette dal gusto internazionale e con spiccata tipicità territoriale, adesso cerca sempre più invece la naturalità, l’originalità, la leggerezza e bevibilità del prodotto, caratteristiche che ben si sposano con la produzione siciliana. Una tendenza alla naturalità e alla produzione sostenibile della vitivinicoltura di qualità siciliana rappresentata da Assovini, con un occhio di riguardo anche verso il turismo e la valorizzazione del grande patrimonio culturale e naturalistico dell’isola. In media ogni azienda ha al suo interno due tipi di terreni completamente differenti, con punte anche di cinque.
Per la varietà delle produzioni in media, le aziende hanno in produzione 8 diversi vitigni, con punte anche di 20 differenti vitigni in produzione. Inoltre il 42% delle aziende ne sta sperimentando altri, con punte di 40 vitigni in sperimentazione, e per il 75% riguarda vitigni autoctoni. La sperimentazione ha lo scopo innanzitutto di migliorare sempre più la qualità dei vini proposti, e in particolare inoltre di studiare e valorizzare i vitigni autoctoni, recuperando vecchie varietà e provando nuovamente a vinificarle; per valutare i portainnesti, l’adattabilità ai diversi terroir, per studiare i diversi biotipi; per decidere cosa conviene porre a dimora nei prossimi anni; per introdurre varietà innovative, per diversificare l’offerta commerciale, a volte specificamente per completare l’offerta con un vino dolce; per nuove vinificazioni in purezza, per valorizzare maggiormente il territorio. Il 32% delle aziende Assovini conserva tra le sue vigne varietà che si possono definire reliquie. Per l’attenzione delle aziende Assovini alla salute dell’ambiente e del consumatore, il 92% ha dichiarato di usare concimi a basso impatto ambientale (nel 2010, era il 79%). Alcune aziende praticano il sovescio con azione fertilizzante e contro l’erosione invernale sui versanti in pendio. L’84% usa anche fitofarmaci a basso impatto ambientale e tra le aziende socie ci sono in atto studi volti a ridurre al minimo i trattamenti sanitari con prodotti di qualsiasi natura e l’impatto ambientale dei loro residui. Il 76%, inoltre, preferisce utilizzare tecniche di lotta guidata e integrata alle malattie: ad esempio, alcune adottano siepi “polifite” come aree rifugio e per svernamento di insetti predatori utili per il contenimento dei parassiti. Il 68% ha dichiarato di preferire materiali naturali e tradizionali nel vigneto, ripristinando i vecchi muretti a secco oppure utilizzando solo materiali naturali per i pali di sostegno. Il 50% utilizza sistemi d’irrigazione a basso impatto ambientale e il 79% ha adottato sistemi di depurazione delle acque di scarico. In conclusione il 47% delle aziende Assovini è già dotata di una certificazione ambientale, lo scorso anno era il 33%.

Focus - L’accoglienza in cantina tra architettura “eco-friendly” e risparmio energetico
Anche in cantina le aziende Assovini si dimostrano molto attente alla qualità del loro prodotto e alla salvaguardia dell’ambiente. Lo dimostra, ad esempio, l’ampio utilizzo dei lieviti autoctoni, in uso nel 61% delle cantine socie (lo scorso anno era il 51%). Altro dato significativo: più del 50% delle aziende è già dotata di una certificazione di qualità dei processi in cantina. Particolarmente interessante l’attenzione al risparmio energetico: il 61% ha, oppure sta realizzando, impianti con queste caratteristiche. Si segnala anche l’uso di energie alternative nel 21% delle strutture. Le dimensioni degli impianti fotovoltaici sono in media da 20 a 50 kwh e la copertura energetica che si ottiene oscilla dal 10% all’80% del fabbisogno della cantina. L’utilizzo di questi impianti comporta anche una minore immissione di Co2 nell’ambiente e Assovini annovera tra le sue socie anche aziende ammesse al Kyoto Club, l’associazione italiana impegnata per la riduzione delle emissioni di gas serra. Il 50% delle cantina Assovini ha inoltre anche realizzato sistemi per la riduzione dell’impatto ambientale dei residui di produzione, quali tralci e fecce.
Oltre il 20% delle aziende dichiara di aver già ristrutturato la cantina secondo i criteri della bioarchitettura. Tra le tecniche per risparmiare energia anche la vendemmia notturna che, sfruttando la grande escursione termica giorno-notte di molte aree della Sicilia, consente di abbattere sino al 70% l’energia necessaria per la refrigerazione delle uve prima della pressatura. Un altro esempio di risparmio energetico è quello che si ottiene con la costruzione di locali sotterranei scavati nel tufo nelle quali le dispersioni termiche sono ridotte al minimo con conseguente anche minimo dispendio energetico per la climatizzazione dell’ambiente.
Le aziende siciliane si confermano protagoniste nella valorizzazione del territorio e nel recupero del grande patrimonio di costruzioni che si trova nelle campagne siciliane, spesso in zone di grande pregio naturalistico e storico. Già nell’indagine condotta lo scorso anno era emerso che il 62,7% delle aziende ha riqualificato immobili destinando i locali per la maggior parte per attività aziendali e ad abitazione per il personale o per foresteria, ma anche per attività di accoglienza e degustazioni in cantina. E quest’anno una parte della indagine è stata finalizzata proprio a verificare quanto le aziende stanno investendo, in particolare, nell’accoglienza turistica: è emerso che il 65% delle aziende associate è già dotata di una struttura ricettiva oppure ne ha una in realizzazione, con una ventina di posti letto in media. L’offerta va dall’agriturismo al relais di lusso. Il 55% delle cantine è pure già attrezzato per offrire attività di ristorazione. Nel corso del 2010 le aziende sono state visitate in media ciascuna da poco meno di 2.000 turisti per il 51% stranieri. Su quest’ultimo dato c’è comunque una grande variabilità: alcune aziende dichiarano di essere visitate per il 90% da stranieri, altre al 95% solo da italiani.
Il 68% delle aziende socie ha aderito ad una Strada del vino e il 58% ha stretto un accordo, oppure collabora a vario titolo, con altri operatori turistici (lo scorso anno era il 35%) per favorire l’arrivo di visitatori con l’inserimento in pacchetti turistici, organizzando visite guidate in cantina e degustazioni dei vini, spesso in abbinamento con prodotti tipici locali oppure di piatti cucinati secondo antiche ricette. Alcune aziende aderisco poi ad iniziative nazionali quali Cantine aperte a maggio e Calici di Stelle ad agosto che portano migliaia di visitatori in cantina. C’è poi anche già chi sta attrezzando con sale conferenze, organizza presentazioni delle più varie, passeggiate tra i filari oppure nei boschi vicini, wine tasting nei casolari dei dintorni, corsi di cucina, mostre d’arte e concerti di musica popolare, jazz e classica.

Focus - La vendemmia 2010 in Sicilia
Negli ultimi due anni il vigneto siciliano, in conseguenza delle estirpazioni, si è depauperato di oltre 5.000 ettari, che tradotto in volumi vuole dire una perdita di 400.000 ettolitri. Quest’anno al contenimento della produzione ha contribuito anche la vendemmia verde; sono stati 11.000 gli ettari, per i quali è stata accolta la domanda. In termini percentuali, sul 2009, i decrementi più sostenuti hanno interessato le province di Trapani, Palermo e Ragusa; più contenute, sono risultate quelle di Caltanisetta ed Agrigento; la produzione della provincia di Catania non ha subito sostanziali decrementi. Nel complesso si stima una produzione regionale di 6,3 milioni di quintali di uva e 5 milioni di ettolitri di vino. Secondo i dati della Cantina Sperimentale dell’Istituto Vite Vino della Regione Siciliana “G. Dalmasso”, i vini dell’annata 2010 risultano particolarmente gradevoli sul piano della freschezza e dell’aromaticità, soprattutto i bianchi; i rossi sono fruttati, con buon colore ma poco forti dal punto di vista della struttura. I vini dolci da uve aromatiche sono freschi e fruttati e il ph, insolitamente basso di questi vini, ne fa presagire una buona longevità.

Focus - La viticoltura siciliana in cifre
Superficie vitata : 115.686 ettari (più 19.000 ettari in portafoglio)
Superficie ad uve bianche: 73.824 ettari (63,8%)
Superficie ad uve nere: 41.569 ettari (35,9%)

Superficie vitata per provincia: (ettari, quota %)
Trapani - 66.557,79 - 57,53%
Agrigento - 19.943,24 - 17,24%
Palermo - 15.821,91 - 13,68%
Caltanissetta - 5.539,54 - 4,79%
Catania - 3.176,77 - 2,75%
Siracusa - 1.876,85 - 1,62%
Ragusa - 1.513,80 - 1,31%
Messina - 879,58 - 0,76%
Enna - 376,22 - 0,33%
Totale - 115.685,70 - 100%

Principali cultivar ad uva da vino in Sicilia
Catarratto Bianco comune - 32.903 - 28,44%
Nero d’Avola - 18.830 -16,28%
Inzolia - 7.084 - 6,12%
Trebbiano toscano - 6.239 - 5,39%
Catarratto Bianco lucido - 6.121 - 5,29%
Grillo - 5.629 - 4,87%
Syrah - 5.461 - 4,72%
Chardonnay - 5.035 - 4,35%
Grecanico - 4.817 - 4,16%
Merlot - 4.736 - 4,09%
Nerello Mascalese - 3.767 - 3,26%
Cabernet Sauvignon - 3.688 - 3,19%
Zibibbo - 1.762 - 1,52%
Sangiovese - 1.639 - 1,42%
Viogner - 1.079 - 0,93%
Pinot Grigio - 1.004 - 0,87%
Frappato - 833 - 0,72%
Nerello Cappuccio - 723 - 0,62%
Perricone - 328 - 0,28%
Damaschino - 324 - 0,28%
Sauvignon - 309 - 0,27%
Alicante Bouschet - 289 - 0,25%
Fiano - 253 - 0,22%
Malvasia Bianca - 235 - 0,20%
Petit Verdot - 229 - 0,20%
Cabernet Franc - 219 - 0,19%
Moscato Bianco - 212 - 0,18%
Vermentino - 180 - 0,16%
Muller-Thurgau - 176 - 0,15%
Pinot nero - 169 - 0,15%
Carricante - 136 - 0,12%
Ciliegiolo - 134 - 0,12%
Malvasia di Lipari - 113 - 0,10%
Barbera - 110 - 0,10%
Altre - 922 - 0,79%
Totale Sicilia - 115.686 - 100%

Le 22 Doc e la Docg di Sicilia
1 - Alcamo
2 - Cerasuolo di Vittoria (Docg)
3 - Contea di Sclafani
4 - Contessa Entellina
5 - Delia Nivolelli
6 - Eloro
7 - Etna
8 - Erice
9 - Faro
10 - Malvasia delle Lipari
11 - Mamertino o Mamertino di Milazzo 12 - Marsala
13 - Menfi
14 - Monreale
15 - Noto
16 - Moscato di Pantelleria, Passito di Pantelleria, Pantelleria
17 - Moscato di Siracusa
18 - Riesi
19 - Salaparuta
20 - Sambuca di Sicilia
21 - Santa Margherita Belice
22 - Sciacca
23 - Vittoria
Fonte: Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste - Agea

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