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“LA SICUREZZA, LA TRASPARENZA E LA SALUTE DEI NOSTRI CITTADINI RAPPRESENTANO UNA PRIORITA’”. COSI’ IL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI SUL SEQUESTRO DI OLTRE 3.000 TONNELLATE DI FALSO OLIO EXTRAVERGINE ITALIANO

Non Solo Vino
3000 tonnellate di falso olio italiano sequestrate

Cambiano i Ministri dell’Agricoltura, ma non cambiano i problemi che si trovano ad affrontare. Primo fra tutti la piaga della contraffazione, che ancora una volta colpisce l’olio extra vergine d’oliva: sono 3.000 le tonnellate di olio sequestrate, tra non italiano, non extravergine, e addirittura non commestibile, tra Agrigento, La Spezia e Bari. Inizia da dove l’aveva lasciata il suo predecessore Giancarlo Galan, la crociata di Saverio Romano per “la sicurezza, la trasparenza e la salute dei nostri cittadini, che rappresentano una priorità del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. L’importante operazione appena conclusa del Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Parma, a difesa di un prodotto simbolo del nostro Made in Italy, l’olio extravergine di oliva, ne è una dimostrazione”

L’operazione è seguita alle indagini del Nucleo Antifrodi dei Carabinieri di Parma dei Carabinieri di Sciacca (Agrigento), con l’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Dogane di La Spezia. 2.450 tonnellate sono state individuate in una grossa impresa del settore oleario di Agrigento, che commercializzava olio straniero come nazionale e falso olio extravergine di oliva, chiusa su provvedimento della Procura della Repubblica del Tribunale di Sciacca. Il titolare, accusato di frode aggravata nell’esercizio del commercio e sottoposto a misura cautelare del divieto di esercizio delle attività imprenditoriali, avrebbe commesso frodi su ingenti quantitativi di olio, oltre che all’estero (Usa e Cina), anche in altre province. Altri sequestri sono avvenuti, infatti, presso stabilimenti produttivi produzione e di stoccaggio di olio di oliva, in provincia di Bari (500 tonnellate), Genova e La Spezia (50 tonnellate). L’olio dichiarato di “extravergine di oliva”, in seguito ad analisi, è risultato in alcuni casi “lampante” (quindi non commestibile) e in altri solo “olio di oliva vergine”, pertanto di qualità molto inferiore rispetto a quella dichiarata in etichetta.

Le indagini hanno preso avvio dal sequestro, lo scorso dicembre, di un carico di olio, di provenienza tunisina e non italiana, come invece dichiarato in etichetta, destinato ai mercati della Cina e degli Stati Uniti, pari a 47.000 kg. “Va evidenziato il prezioso lavoro svolto dai Nuclei Antifrodi del Comando dei Carabinieri del Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali e delle loro unità temporali - conclude Romano - a difesa della sicurezza agroalimentare e della qualità dei nostri prodotti”.

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