La grande distribuzione organizzata italiana è sempre più sostenibile e può diventare un motore di sviluppo responsabile per la filiera agroalimentare: secondo lo studio “Il ruolo della Gdo nello sviluppo sostenibile della filiera agroalimentare: analisi e prospettive” di Altis, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il 33% delle aziende considera il valore della sostenibilità un driver di crescita, adottando così buone pratiche sostenibili, tra cui riduzione degli impatti ambientali (77%), solidarietà e presenza sul territorio (63%), innovazione e sostenibilità (52%), qualità dei prodotti e sicurezza dei clienti (48%), e attenzione alle persone (48%). Il 67% delle imprese comunica la sostenibilità innanzitutto tramite il sito internet, ed è in crescita il numero di azienda che pubblica Bilanci di sostenibilità (+23% del 2018-2019 sul 2017). Tuttavia, spesso la comunicazione privilegia alcune aree della sostenibilità, come i prodotti ecosostenibili o le iniziative rivolte alla comunità, a discapito di altre per le quali non sono presenti informazioni. Quindi c’è ancora spazio di miglioramento.
In un contesto già di per sé sfidante, le aziende della distribuzione devono rispondere a scelte d’acquisto non più dettate semplicemente dal prezzo e dalla percezione della qualità, ma anche dalla valutazione della sostenibilità del prodotto. Secondo l’indagine di Altis, infatti, un fattore di competitività sta nelle relazioni commerciali: grazie al rilevante potere contrattuale delle sue imprese e alla posizione intermedia tra produttori e consumatori, la Gdo può diventare un vero e proprio sustainability trigger. “L’attenzione alla sostenibilità nella Gdo - spiega Stella Gubelli, responsabile dell’area Consulenza di Altis Università Cattolica - produce ricadute positive su tutta la catena del valore. Ad esempio, influenza positivamente i processi di produzione, trasformazione e distribuzione e porta le filiere a considerare gli impatti generati verso tutti gli stakeholder (tra cui dipendenti, fornitori, consumatori, comunità). Anche i prodotti diventano più sostenibili in termini di packaging, qualità, sicurezza e territorialità, tanto nei partner per i prodotti a Marca del Distributore come in tutto il sistema produttivo. Inoltre, relazionandosi direttamente con i consumatori, le aziende del retail rendono più accessibile e diffuso l’acquisto e il consumo responsabile”.
Le aziende della Gdo hanno reagito in modi diversi a questo movimento di sistema, in alcuni casi raggiungendo uno stadio avanzato di adozione dei principi della sostenibilità. Anche se con approcci diversi, le aziende del settore hanno colto l’importanza di intraprendere un percorso di sostenibilità. In questo quadro positivo, emerge però una discrepanza fra le azioni intraprese e la loro valorizzazione attraverso iniziative di comunicazione ad hoc. Il 56% delle aziende del campione non comunica nulla o pubblica poche informazioni sul proprio approccio alla sostenibilità, trascurando così i potenziali benefici a livello di miglioramento di immagine e aumento di competitività.
L’indagine evidenzia un rassicurante trend di crescita nel ricorso a strumenti di rendicontazione non finanziaria, che misura e racconta le performance socio-ambientali. Il 48% delle aziende ha pubblicato un Bilancio di Sostenibilità nel biennio 2018-2019, con una crescita del 23% rispetto all’anno precedente (2017). Il 33% ha formalizzato un piano strategico di sostenibilità, dichiarato esplicitamente nelle pagine del bilancio o del sito. Inoltre, il 46% delle aziende che pubblica il bilancio, e che ha formalizzato una strategia di sostenibilità, associa ai propri obiettivi i target degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Gli obiettivi maggiormente richiamati dalle aziende nelle proprie strategie sono “Porre fine alla fame”, “Salute e benessere”, “Sviluppo sostenibile”, “Produzione e consumo responsabili”e “Lotta contro il cambiamento climatico”.
Focus - La Gdo alimentare e i consumatori
In considerazione delle sue dimensioni, in Italia la Grande Distribuzione Organizzata comporta rilevanti impatti economici, sociali e ambientali. Tra Food e Non Food sono circa 57.000 i punti vendita, diretti o in franchising, che danno occupazione a circa 460.000 addetti. Alimentari, tessili, elettronica di consumo, bricolage, arredamento e mobili, articoli sportivi: ogni settimana milioni di persone acquistano in questo canale prodotti per il 61% di tutti i loro acquisti abituali. Grazie alle sue economie di scala, nel solo alimentare confezionato la Gdo consente ai consumatori un risparmio di oltre 6 miliardi l’anno.
Un settore che, in particolare in ambito alimentare, è però anche altamente competitivo: costi elevati e margini operativi mediamente bassi, costante competizione sui prezzi, continua attenzione alla qualità dell’offerta. In questo contesto già di per sé sfidante, le aziende devono rispondere a scelte d’acquisto non più dettate semplicemente dal prezzo e dalla percezione della qualità, ma anche dalla sostenibilità del prodotto.
Oggi i consumatori si aspettano che le aziende di distribuzione adottino comportamenti etici e coerenti con i valori di produzione e consumo responsabile, che con sempre maggior forza si stanno affermando all’interno della società. Una tendenza confermata dai dati: l’82,5% degli italiani ritiene molto o abbastanza importante che i prodotti alimentari acquistati riflettano le proprie convinzioni etiche, sociali e ambientali.
Grazie al rilevante potere contrattuale delle sue imprese, l’attenzione alla sostenibilità nella Gdo produce ricadute positive su tutta la catena del valore, stimolando le filiere ad adottare comportamenti etici e responsabili con potenziali impatti significativi sulla crescita sostenibile. L’impatto della Gdo agisce non solo sui processi di produzione, trasformazione e distribuzione ma anche sui prodotti stessi, che diventano sempre più sostenibili in termini di packaging, qualità, sicurezza e territorialità, tanto nei partner per i prodotti a marca del distributore come in tutto il sistema produttivo.
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