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STORIE DI IMPRESA

La sostenibilità messa in pratica: le “pillole” di sei cantine leader certificate Equalitas

Le case history di Torrevento, Ricci Curbastro, Ornellaia, Feudi di San Gregorio, Salcheto e Duca di Salaparuta

Se come sostenuto da chi guida gli enti che certificano il vino, molti dei consumatori di vino e dei non addetti ai lavori non comprendono il vero valore delle certificazioni Dop e Igp, non solo in termini di origine, ma anche di sicurezza di quello che finisce nel calice, allo stesso modo le certificazioni volontarie di sostenibilità dei vini sono poco comprese dai consumatori. Nonostante la loro crescente visibilità in etichetta, che cresce in parallelo alla sensibilità del mercato sul tema della sostenibilità, infatti, non aiuta, però, la presenza di più standard tra loro non sovrapponibili, perché non tutti contemplano tutti i pilastri della sostenibilità. Cosa che, invece, è alla base della celeberrima e ormai “dominante” certificazione Equalitas che non si ferma alle buone pratiche di rispetto dell’ambiente, ma che comprende anche gli aspetti etici, sociali ed economici del termine. Ecco che anche in questo caso, dopo anni di importante e necessaria divulgazione verso le aziende circa il protocollo e i pilastri che lo sorreggono, in particolare quello ambientale, anche Equalitas ha “cambiato verso” nella comunicazione puntando al racconto della sostenibilità etico-sociale. Un aspetto che non solo arriva in modo più semplice e diretto al consumatore, ma mette anche in risalto l’importante ruolo che gli imprenditori e le loro aziende possono avere nel trainare su percorsi virtuosi i territori su cui insistono. A raccontare le loro esperienze in questo ambito sono state - in “Pillole di Sostenibilità” a Milano - sei delle più di duecento aziende certificate Equalitas: Ornellaia, Ricci Curbastro, Torrevento, Feudi di San Gregorio, Salcheto e Duca di Salaparuta.

“Le belle storie nel mondo del vino sono tante - ha sottolineato in apertura Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Equalitas - e le aziende ormai, a cinque anni dalle prime certificazioni Equalitas, si interrogano su come personalizzare il loro approccio alla sostenibilità e su come lasciare un segno distintivo per migliorare l’intero comparto vitivinicolo lungo tutto il processo di produzione. Credo che lo storytelling, divenuto strumento di marketing, debba essere superato per raccontare storie credibili e autentiche non solo sul prodotto, ma anche sui rapporti tra le persone e l’ambiente e tra le stesse persone, perché la sostenibilità ha un significato molto ampio. Moltissime delle cantine nostre associate, tra cui quelle presenti oggi, hanno dato spazio alla creatività e dato vita a iniziative inedite che aiutano l’ambiente, ma anche persone meno fortunate o in cerca di riscatto sociale, rendendole parte di un percorso inclusivo e educativo.

La sensibilità di Torrevento verso una sostenibilità, in senso lato, data molti anni fa. L’azienda di Corato (Bari) è stata promotrice del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, primo parco “rurale” in Italia, sfidando 30 anni fa una burocrazia non ancora avvezza a sentir parlare di energie alternative. Oggi con il progetto “A mano libera senza sbarre” - raccontato con passione e un certo pudore dal presidente Francesco Liantonio - l’azienda dà la possibilità ad un centinaio di detenuti del carcere di Trani di lavorare fuori dal carcere e di produrre tarallini, secondo una ricetta tradizionale, in una antica masseria messa a disposizione dalla diocesi di Andria, dando ad alcuni la possibilità di reintegrarsi nella società e ad altri, che in carcere dovranno rimanere, di vivere con maggior dignità, oltre che di guadagnare qualche euro. “La sostenibilità è anche altruismo senza fare proclami - ha concluso Liantonio. La sostenibilità ambientale ed economica possono esistere se c’è quella etica e sociale. Le aziende possono essere dei modelli per trainare tutto il territorio”.

Anche il progetto dell’azienda Ricci Curbastro “Le Tre Vite dell’Albero” - la prima per la produzione da foreste sostenibili di contenitori per il vino, la seconda vita nell’elevazione del vino e la terza nel riutilizzo per produrre nidi artificiali da posizionarsi nei vigneti per uccelli insettivori - si rivolge ai detenuti, che, nel Carcere di Alessandria, trasformano le doghe di barili e barrique in nidi. In futuro il progetto sviluppato in collaborazione con la Cooperativa Sociale Idee in fuga, proseguirà studiando altri recuperi delle doghe. “Si tratta di un progetto di sostenibilità circolare - ha spiegato Gualberto Ricci Curbastro, giovane leva dell’azienda di Capriolo (Brescia) - per il recupero del legno e delle persone”.

A sostegno di un ente museale è orientata, invece, la celebrerrima “Vendemmia d’Artista” di Ornellaia, che si aggiunge a quelli ambientali della cantina di Castagneto Carducci (Livorno) del gruppo Frescobaldi. “Il progetto nasce nel 2009 - ha raccontato Fabrizio Vernetti, supply chain e sustainability manager - con un’etichetta in edizione limitata di un artista contemporaneo ispirata all’annata e con le bottiglie vendute all’asta da Sotheby’s. Ad oggi abbiamo raccolto più di 2 milioni di euro devoluti a istituzioni culturali e fondazioni museali di tutto i mondo, tra le quali il Guggenheim di NewYork, per sostenere il progetto Mind’s Eye che favorisce lo sviluppo dell’arte multisensoriale per i non vedenti e che sarà esteso a tutta la rete dei musei della Fondazione nel mondo”.

Feudi di San Gregorio, ancora, è da tempo impegnata nell’aumento del benessere aziendale e di tutta la comunità dell’Irpinia, concretizzato in una serie di iniziative che invitano produttori e consumatori alla conservazione e valorizzazione del territorio irpino e per questo già Società Benefit. “In Italia quasi ovunque c’è una viticoltura integrata con altre colture e piccoli centri persistono delle comunità - ha detto Antonio Capaldo, presidente dell’azienda di Sorbo Serpico (Avellino), prima di rappresentare la sua realtà come una sfera composta da più strati. “Il nucleo della sfera - ha spiegato - è la famiglia, la proprietà che ha il compito di far crescere, stimolare e far star bene le persone, anche economicamente, per creare una comunità solida che crede negli stessi valori. Poi ci sono gli altri, i conferenti e le altre aziende. In Irpinia non c’era il latifondo e i nostri 300 ettari sono disseminati in 800 particelle. Gli altri 200 sono quelli dei nostri conferenti che lavorano da generazioni negli stessi appezzamenti. A loro applichiamo i nostri valori, stipulando contratti di filiera e facendo formazione, per esempio con la scuola di potatura. Lo strato più esterno della sfera è quello del territorio su cui operiamo insieme alla Fondazione di Comunità San Gennaro per il coinvolgimento di giovani emarginati attraverso l’arte, il recupero monumentale, la musica”. La Fondazione (ndr di cui Feudi è socio fondatore) è impegnata nel superamento del disagio sociale giovanile grazie alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico e del capitale umano del Rione Sanità di Napoli. Come parte di questo impegno, Feudi San Gregorio, dal 2014, ha coinvolto noti artisti contemporanei nella realizzazione di opere site specific, riprese in etichette in edizione limitata, il cui ricavato viene integralmente devoluto a finanziare i progetti della stessa Fondazione.

Salcheto Winery, invece, di Michele Manelli, è stata tra le prime aziende agricole in Italia a implementare una politica di oculata gestione dei rapporti tra impresa e lavoratori. “Gli investimenti in ricerca e sviluppo della sostenibilità ambientale sono partiti già dal 2000 - ha premesso Carlotta Villa dell’azienda agrciola di Montepulciano (Siena), già Società Benefit - nel 2014 abbiamo cominciato a ragionare sul piano di welfare e nel 2017 siamo partiti includendo anche i dipendenti a tempo determinato. L’obiettivo del piano è triplice - tutelare il benessere dei lavoratori, aumentare la produttività e integrare gli sforzi per la salvaguardia dell’ambiente - e abbisogna di impegno per le continue valutazioni necessarie”.
Ultima “pillola di sostenibilità”, in ordine di “apparizione”, è quella di Duca di Salaparuta, la prima azienda siciliana a ottenere la certificazione Equalitas nel 2020. “Abbiamo creato una sinergia con l’Associazione Le Vie dei Tesori - ha raccontato Claudia Piccinini del Gruppo siciliano - con lo scopo di sostenere e diffondere il patrimonio culturale e artistico che la Sicilia può vantare. Per il Festival dei Tesori, organizzato dell’Associazione, vengono resi fruibili al pubblico per tutto il mese di ottobre monumenti, ville storiche e noi contribuiamo con il ricavato delle visite alle nostre cantine storiche: Florio a Marsala (Trapani), Duca di Salaparuta e Corvo a Casteldaccia (Palermo)”.

Ma l’orizzonte della sostenibilità etico-sociale si amplia con un nuovo strumento per implementare la stakeholder governance e affrontare le nuove sfide: il riconoscimento di “Società Benefit” che, in base alla legge del 2015 che, prima in Europa, l’Italia ha introdotto, è stato ottenuto da oltre 1000 aziende italiane. “Se l’imprenditore è consapevole del ruolo che può assumere sul suo territorio - ha sottolineato Laura Bettinelli (Assobenefit) - può fare miracoli. Fare impresa in questo caso coincide con l’essere sostenibili a 360 gradi”. E, partendo da questo pensiero, Assobenefit ed Equalitas hanno firmato un protocollo di intesa per promuovere la formazione e lo sviluppo di società benefit e sostenibili in Italia.

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